Il regista dell'interessante Outpost ritorna sulle scene con uno zombie movie con qualche spunto intelligente e dal buon ritmo
Il tema dell’epidemia zombie può contare ormai su una lista nutritissima di titoli. Dalla saga di Resident Evil a The Walking Dead, fino al più recente The Girl with All the Gifts (qui la nostra recensione) o allo spettacolare Train to Busan (qui la nostra recensione), moltissimi sono stati gli aspetti di tale prolifico sottogenere ad essere stati esplorati; non stupisce quindi che difficilmente si assista a qualcosa di nuovo o degno di stupore, nella grande maggioranza dei casi si tratta di pellicole piuttosto mediocri che ripropongono cliché e sequenze già viste mille altre volte.
Tuttavia nella coscienza collettiva ne ha risentito, molti portano ancora le cicatrici dei tragici eventi vissuti e tra questi una dei protagonisti, Melanie (Jessica De Gouw), che per superare una ferita ancora non rimarginata decide di recarsi con il fidanzato Lewis (Martin McCann) in un luogo chiamato evocativamente The Rezort (che evidentemente unisce resort e zombie). Si tratta di una sorta di struttura vacanziera di lusso dove si trova, a mo’ di riserva di caccia, l’ultimo gruppo di non morti che non sono stati in precedenza eliminati; qui, oltre a poterli vedere da vicino, come una sorta di attrazione macabro spettacolare, è possibile sparargli e al contempo mantenersi in un luogo sicuro, così da poter dar sfogo a rabbia e a vendetta, o semplicemente divertirsi con un’avventurosa e inedita battuta di caccia. Oltre alla coppia, incontriamo un variegato gruppo di avventori che vuole godere dell’inusuale intrattenimento offerto dalla struttura: ci sono presentati in sequenza un gruppetto di affaristi yuppie, due giovani gamer incalliti, un silenzioso individuo dalla barba incolta, infine una losca bionda un po’ hippy che sostiene di essere stata abbandonata sull’altare.
Per ciò che concerne i rimanenti ingredienti del film, sia nel concept centrale, che in alcuni, molti, passaggi diegetici, spaventosa è la somiglianza che subito è percepibile con Jurassic Park di Steven Spielberg. Come nel classico del 1993 la vicenda, ammantata di una buona dose di interrogativi morali, è ambientata in uno spettacolare parco a tema, dove il richiamo principe è rappresentato da qualcosa di potenzialmente pericoloso, incontrollabile, il cui utilizzo a fini di intrattenimento lascia ampi dubbi su più livelli: nell’uno vengono ricreati, giocando con la genetica, i dinosauri, compresi quelli carnivori, nell’altro gli zombie sono utilizzati come bersagli più o meno mobili, in ambedue si riveleranno una seria minaccia, sottovalutata. Non solo, a scatenare il putiferio è l’intervento umano, i sistemi di controllo computerizzati in ambedue non sono abbastanza sorvegliati e un virus esterno porta al collasso e alla successiva liberazione, dai loro rispettivi vincoli e gabbie, delle aggressive creature prigioniere, lasciando i visitatori, tutti a bordo di jeep in balia di un incipiente pericolo. Infine entrambi i “predatori” al centro dei due film inseguono e mordono…
Non assistiamo a qualcosa di oltremodo galvanizzante come Train to Busan, su ciò non v’è dubbio, ma The Rezort rimane comunque sia uno zombie movie più che discreto che intrattiene con una certa qualità, senza mai cadere nel dilettantesco o nel noioso.