Lulu Antariksa e Colin O'Donoghue sono i protagonisti dell'ennesimo prodotto indie-survivalista tutto cliché e con gore ai minimi che lascia confusi anche i pochi spunti interessanti
Prodotto piuttosto prevedibile nell’ottica di un sottogenere trito, What Still Remains dell’esordiente Josh Mendoza – che lo ha anche sceneggiato – ripropone l’usuale repertorio proprio del filone post-apocalittico da disastro batteriologico, in cui uno o più personaggi centrali sopravvive alla catastrofe e si trova, per cause varie, ad abbandonare il tranquillo rifugio per errabondare in terre desolate e dense di pericoli. Il tutto ammantato da una buona dose di cliché e frasi fatte, nonché da una protagonista piuttosto fastidiosa e diaun finale con un solenne fermo immagine caricato di tale posticcia solennità da risultare solamente ridicolo.
A volte le precedenti opzioni sono addirittura combinate insieme. Comunque sia, alla fine ancor meno sono i reduci, sovente è uno solo, che cercano altrove maggior fortuna in un finale spesso aperto. Nei casi più pessimisti, invece, è un’ecatombe con scarse vie di fuga. In generale, semplificando, non c’è nulla in tale filmografia che i fan più fedeli di The Walking Dead, per fare un nome a caso, non abbiano già visto (al massimo bisogna sostituire i non morti con gli appestati) lungo le sue 8 interminabili stagioni. I pochi pregi possibili rimangono allora una buona dose di gore, effetti pratici e sgozzamenti, e dei dialoghi che non facciano venire il latte alle ginocchia.
Ebbene, What Still Remains, purtroppo, non possiede nessuna delle suddette virtù … L’originalità poi è un lontano miraggio. La trama, con le dovute declinazioni, è perfettamente inseribile nello schema soprastante, con due fastidiose specificazioni, una vaga aurea cattolicheggiante che però viene trattata con estrema superficialità, divenendo così solo una suggestiva caratterizzazione senza alcuna profondità e una protagonista particolarmente irritante. Anna (Lulu Antariksa) è rimasta sola al mondo dopo la morte della madre e la scomparsa del fratello, quando si imbatte in un affascinante viaggiatore, Peter (Colin O’Donoghue), che si dichiara membro di un’idillica comunità che abita sulle montagne e che la invita a unirsi a loro. Recalcitrante, la ragazza decide di abbandonare la propria casa e partire con lui, ma il percorso è disseminato d’insidie, i temibili Berserker popolano i boschi della zona e stermino coloro che incontrano e il nuovo compagno di viaggio potrebbe celare un lato oscuro.
In generale, la ragazza è particolarmente spocchiosa e sgarbata, nonostante sia la nuova arrivata e benché tutti siano gentili con lei, ha costantemente l’atteggiamento della superiore e diffidente. Dalla sua, Peter, predicatore che crede ancora nella bontà dell’umanità e che pare errare rischiando la propria vita per le lande circostanti a salvare i sopravvissuti all’epidemia, ad un certo punto si tramuta completamente e le sue velleità di bravo cristiano svaniscono di colpo col calare delle tenebre (un po’ come con i lupi mannari con la luna piena …). Oscura è invece la filosofia dei Berserker, le loro decisioni e il timing delle “strategie belliche” … Sembrano solo il necessario spauracchio / antagonista che non può mancare in un survival distopico e che, caso vuole, costituisce un escamotage per procedere con il racconto e per ricordarci che il genere umano merita l’estinzione.
La frase leitmotiv pare presa poi dai Baci Perugina: “Se non ci rimana la speranza, qual è il punto di [continuare a] vivere?”. E il resto dei dialoghi non è molto meglio. Il tutto è aggravato dalla scarsità di sangue e di violenza, con l’assalto più interessante lasciato completamente fuori campo, e dalla mancanza di veri infetti. Vediamo infatti solo dei mezzi-infetti, per il cui make-up servono poche elementari accortezze (il budget è ovviamente quel che è). In ultimo, l’azione in generale scarseggia a parte pochi momenti, dove è comunque non particolarmente esaltante.
In conclusione, se potrebbe accontentare un neofita in cerca di un intrattenimento non particolarmente denso di suspense e votato a una lata e contorta romance (a senso unico), What Still Remains difficilmente rappresenterà però una lieta entrata per quelli più avvezzi a questo tipo di cinematografia indie–survivalista che continua a basarsi su presupposti e sviluppi fin troppo convenzionali.
Di seguito trovate il trailer: