Nel 1994, Kathleen Turner era la brillante protagonista di una dark comedy efferata, capace di ribadire il punto di vista del regista sulla società americana
Nel 1994, John Waters non era propriamente popolarissimo dalle nostre parti. Solo quattro dei suoi film erano stati distribuiti in Italia: la punk story Polyester (1981), Grasso è bello (1988), estrema apparizione del mitico Divine prima della sua prematura scomparsa, e La signora ammazzatutti, la sua ultima fatica appunto.
Divine era un travestito di gran razza, compagno di follie cinematografiche di John Waters, la punta di diamante della banda di sbarellati che ha generato opere esplicitamente ‘atroci’, divenute quasi subito dei classici tra i midnight-movie in patria. Sullo schermo si trasformava in una donna obesa e strabordante dalla voce roca, capace di tutte le nefandezze possibili, come ad esempio ingoiare in diretta gli escrementi di un cane (in Pink Flamingos).
Già quasi 30 anni fa però, il 75enne John Waters – il cui ultimo lavoro, se escludiamo Kiddie Flamingos (2015) resta ad oggi A Dirty Shame del lontano 2004 – sembrava non aver più voglia di sferrare i suoi famigerati e terribili calci nei denti dei benpensanti. Il suo cinema non azzannava più con la stessa caustica efficacia, le sue sulfuree provocazioni lasciavano il posto alle punzecchiature, fastidiose e urticanti, ma pur sempre sopportabili.
In compenso, con La signora ammazzatutti tornava sulle scene affinato nella forma e sintatticamente perfetto, il che era un altro segno dei tempi cambiati (e degli anni che passano anche per lui …). Il film del 1994 appare infatti quasi troppo scopertamente patinato, tanto da insinuare il sospetto che si trattasse dell’estremo dileggio di un impenitente enfant terrible, che ha perso le unghie ma non la sua linguaccia acida e tagliente.
Tuttavia, anche se non contiene un grammo dell’antica potenza dirompente, di quell’estetica del disgusto che rendeva esplosivi i vecchi film, La signora ammazzatutti rappresenta comunque uno sberleffo da discolaccio impunito. John Waters non cancella del tutto i suoi tocchi di ferocia esilarante, né qualcuna delle sue feroci ossessioni. Una delle vittime della ‘mamma seriale’ (Serial Mom è il titolo originale), mentre viene colpita con un devastante colpo di forbice allo stomaco, viene contemporaneamente azzannata a un piede da un topo, uno dei soliti topacci disseminati nei suoi titoli. Invece, durante un concerto rock, i vestiti di un ragazzotto prendono fuoco, e la cantante del complesso, assatanata, non trova di meglio che sputargli addosso un fiotto di whisky, con effetti pirotecnici immaginabili.
Il tocco di John Waters si coglie abbastanza facilmente se lo si conosce: nell’iperrealismo supercolorato e molto kitsch con cui è descritta casa Sutphin, nel grottesco ributtante dei menu di Beverly (Kathleen Turner), nella presa in giro di tante piccole manie americane (l’ossessione per la ‘selezione’ della spazzatura, ad esempio) e naturalmente nella dinamica dei delitti, tutti giocati su una violenza burlona e sguaiata.
figliola che esce con Carlo e se lo spupazza al supermarket è Traci Lords, la più grande diva del cinema hard americano che purtroppo solo John Waters sembrava prendere in considerazione come attrice non porno.
Il regista e sceneggiatore ha definito La signora ammazzatutti una social comedy, il che è naturalmente vero, ma nel senso che dal film emerge una società americana in cui i valori familiari e generazionali sono, al tempo stesso, imprescindibili e disgregati. Troviamo genitori diventati assai più pazzi dei figli, il che non meraviglia, considerando che molti genitori del 1994 avevano la stessa età – e lo stesso background – di gente come John Waters.
Poi, nella struttura familiare di casa Sutphin, può succedere che papà Eugene (Sam Waterston) sia un inetto, i figli Chip (Matthew Lillard) e Misty due deficienti, e che mamma Beverly debba difendere la sua casetta come il generale Custer difendeva Fort Apache. C’è un mondo di assassini, la fuori: un mondo che ha visto troppi film horror (proprio come Chip, che si nutre di videocassette sanguinolente) e che è pronto al massacro. Meglio, allora, colpire per primi.
L’insospettabile signora comincia con telefonate oscene a una vicina di casa, rea di avergli soffiato un posteggio, e poi va ben oltre. Il professore di matematica si lamenta del suo rampollo, che esibisce una passione eccessiva per i film dell’orrore? Schiacciato sotto le mote dell’automobile. L’anziana dirimpettaia non si cura dei rifiuti da riciclare? Finisce morta ammazzata.
Come il ganimede che ha preso in giro la figlia, e la donna che ha maltrattato il figlio, e come l’amico di quest’ultimo, che ha avuto la sfortuna di assistere all’impresa dell’energica casalinga. Il successo è enorme in tutti gli USA. La ‘mamma seriale’ si trasforma in diva mediatica, e al processo finale … Ma meglio non svelare cosa succede, sebbene facilmente intuibile.
Già, i media. Sadicamente sbeffeggiati, demoliti, insieme con i riti, i conformismi, le ipocrisie codine della middle class di Baltimora. John Waters sa bene di cosa sta parlando: è lui stesso figlio della media borghesia di quella città, cioè dell’America stessa. E non ha perso la memoria.
Di seguito trovate il trailer internazionale di La signora ammazzatutti: