Spiegazione e analisi dell'ultima fatica del regista, dalla comprensione non esattamente immediata
Quello che leggerete è – naturalmente – un enorme spoiler di Tenet, il film di Christopher Nolan nei cinema dal 26 agosto (la nostra recensione), di cui proviamo a fornire una spiegazione dei punti più ostici.
“Quel che è stato, è stato”
Partiamo dal cattivo principale di questa spy story, ovvero Andrei Sator (Kenneth Branagh). L’uomo sta effettivamente lavorando da anni per conto di non ben precisati individui del futuro, un tempo in cui il pianeta è ormai così compromesso che “non hanno altra scelta che tornare indietro”. Una scienziata del futuro ha creato un algoritmo per invertire il flusso del tempo, ma per impedirne l’uso sconsiderato, lo ha diviso in nove pezzi distinti e lo ha fisicamente nascosto nel passato.
Tuttavia, non è in grado di fermare subito Sator, poiché l’auto che vede capovolta durante la rapina in autostrada era in realtà la sua auto incidentata nell’inseguimento invertito. Per dare a Kat il tempo di guarire, si dirigono così verso Oslo, poiché sanno che lì si trova un’altra delle ‘macchine del tempo’, sapendo che possono ‘entrare’ nel tempo nel momento esatto in cui hanno originariamente creato il diversivo.
Qui, scopriamo che la persona con cui Il Protagonista ha lottato nei corridoi dell’hangar era in realtà il suo sé del futuro. Dopo aver attraversato la ‘macchina del tempo’ al porto franco, ora sono quindi nel passato, ma avanzano normalmente nel tempo. Il problema è che Sator pianifica di attivare l’algoritmo nel passato. L’ha sepolto nella sua vecchia città natale, sotto diverse bombe. Sembra che quando esploderanno, attiveranno l’algoritmo sepolto sotto di loro, cambiando per sempre l’entropia del mondo. Kat rivela allora che Sator sta morendo per un cancro terminale, e che ha intenzione di usare il suo fitness tracker come interruttore, intenzionato a uccidersi a bordo del suo lussuoso yacht quando saprà che il suo sé del passato non è lì e attivando l’algoritmo per distruggere il mondo.
Il protagonista, Neil e Ives si mettono così in missione per ripescare l’algoritmo prima che la bomba esploda, mentre Kat si dirige verso lo yacht per impedire che Sator si uccida prima che ci riescano.
“L’intera operazione è una manovra a tenaglia temporale.”
A circa due ore dall’inizio di Tenet, riceviamo un briefing dal comandante Ives, che confonde ulteriormente le cose, almeno quanto le illumina. Una cosa è certa, però: il nuovo intricato rompicapo architettato da Christopher Nolan sta volgendo al termine. Oppure, aspettate – è solamente all’inizio?
Mal di testa per questa prima parte di spiegazione?
Questo film palindromico è anche esso stesso una manovra a tenaglia temporale. Prende infatti l’idea di una battaglia combattuta su due fronti e pone lo spettatore nel mezzo di una guerra tra passato e futuro.
Tenet (un titolo palindromo che si riferisce ingegnosamente non tanto al quadrato del Sator latino, ma ai 10 minuti finali in avanti e ai 10 minuti all’indietro – ‘ten’ in lingua inglese, appunto -, come accade nella battaglia cruciale al suo culmine) termina con una scena che chiude il loop del film, poiché Neil rivela che è stato Il Protagonista stesso ad averlo reclutato nel futuro. Il che chiarisce perché Neil fosse sempre un passo avanti e sapeva cosa sarebbe successo (o perché sapesse che Il Protagonista non bevesse mai alcolici sul lavoro).
Questo viene chiarito mentre Neil si allontana, quando vediamo una cordicina arancione pendere dal suo zaino. La stessa che era apparsa sulla borsa dell’uomo che salva Il Protagonista da un proiettile rovesciato durante l’assalto terroristico all’Opera di Kiev nella scena di apertura, e successivamente, durante la manovra a tenaglia temporale, addosso all’uomo che apre il cancello per arrivare alla bomba. Come spiega Neil, questa è la fine della storia per lui: deve tornare indietro nel lato ‘invertito’ della battaglia, in modo da poter aprire il cancello e passare davanti al proiettile destinato al Protagonista. Il loop di Neil è così chiuso, ma per Il Protagonista, questo è solo l’inizio della loro amicizia.
Ma come funziona esattamente questo procedimento fantascientifico?
Si tratta di un modo pulito per concludere la vicenda. Ma le implicazioni della fisica e le linee temporali interconnesse in Tenet sono così complesse che il film ha bisogno di un epilogo capace di chiudere il loop per legare insieme tutti quei fili sciolti della trama. Dopo tutte le esplosioni dei 150 minuti precedenti, è probabilmente una conclusione meno esplosiva e più rassicurante, che ci permette di riprendere il fiato (e massaggiarci le tempie).
Come finale in sé, Tenet è meno ambiguo della trottola che chiude Inception, e meno emotivamente potente di Tom Hardy che dà fuoco al suo aereo negli ultimi momenti di Dunkirk. Invece, sembra che sia stato posizionato un pezzo di puzzle che ci consenta di vedere il quadro completo. In questo modo, assomiglia più al finale di Memento, che è davvero il centro della storia.
Per Christopher Nolan, a cui decisamente non piace raccontare storie in modo lineare, un finale non è mai un punto fermo, ma più un’ellissi. È il concetto centrale di Tenet. Non si tratta di cambiare il passato o il futuro, tutto è stato parte dello stesso ciclo. Sator non avrebbe mai potuto avere successo nella sua missione di distruzione, perché non ce l’ha mai fatta
Di seguito la featurette esclusiva sul dietro le quinte di Tenet, nei cinema dal 26 agosto: