William Brent Bell torna in regia per un sequel incredibilmente poco inventivo, che, oltretutto, sceglie inspiegabilmente di cestinare in toto quanto raccontato nel 2016
Possiamo dire che, per quel poco che ci è stato concesso di vedere in sala in questo inizio di 2020, solamente The Lodge (la recensione), che naturalmente quasi nessuno ha visto, si è sollevato dalla mediocrità dell’offerta horror giunta nei cinema italiani. Così, dopo Fantasy Island (la recensione) e The Grudge (la recensione), sperare che sarebbe toccato a The Boy – La maledizione di Brahms (Brahms: The Boy II) rialzare la media era di per se una scommessa persa in partenza. Detto senza grandi giri di parole, questo sequel non ha il minimo motivo di esistere.
A differenza di due dei film sopra elencati, non si è trattato qui di un tentativo di rilanciare una saga un tempo popolare. Piuttosto, il regista William Brent Bell e lo sceneggiatore Stacey Menear scelgono inspiegabilmente di mettere insieme un prodotto che arriva almeno quattro anni in ritardo rispetto alla data di scadenza. Anzi, a dirla proprio tutta, sembra che i due abbiano completamente dimenticato gli eventi del capostipite, da entrambi peraltro sempre curato, con questo seguito che ne ignora apertamente i colpi di scena e gli sviluppi della trama.
Guardando la filmografia di William Brent Bell e Stacey Menear, si nota facilmente come nessuno dei due abbia partecipato a nessun’altra produzione da The Boy (un probabile testamento delle sue qualità …). Tuttavia, quando per grazia ricevuta ti viene data la possibilità dalla STX Entertainment di partecipare al sequel di un loro rispettabile successo [il capostipite ha incassato 64 milioni in tutto il mondo a fronte di 10 di budget], tu cosa fai? Te ne esci con un pigro esercizio di 80 minuti che annulla totalmente la costruzione del boogeyman dell’originale. Quale può essere il punto? Regista e sceneggiatore erano così disperati e bisognosi di lavorare da scegliere consapevolmente di infrangere le regole che loro stessi avevano posto? Va da sé che Brahms non ne sarebbe impressionato.
Dopo l’incontro di Greta con Brahms nel 2016, la bambola del titolo trova un nuovo proprietario in The Boy – La maledizione di Brahms: Jude (Christopher Convery), il figlio di Liza (Katie Holmes) e Sean (Owain Yeoman). La famiglia organizza una vacanza rilassante nella campagna britannica dopo una traumatica home invasion e, mentre i suoi genitori passeggiano per i terreni dell’Heelshire Mansion, il ragazzino dissotterra il nuovo amico. Non sorprende che Liza e Sean permettano inconsapevolmente al loro pargolo di giocare e familiarizzare con l’antico e inquietante pupazzo … piantando un altro chiodo nella bara dell’originalità. Man mano che l’attaccamento di Jude a Brahms diventa progressivamente più intenso, il suo comportamento inizia a cambiare. Diventa maleducato, disobbediente e … sinistro.
The Boy – La maledizione di Brahms segue fedelmente la stessa formula stantia della maggior parte dei film horror moderni, tuttavia la sceneggiatura di Stacey Menear è tutto furoché ispirata e soffre di problemi di ritmo. L’intero film sembra affrettato. Tuttavia, a differenza del suo predecessore, che era contemporaneamente spaventoso e cresceva lentamente, il passo del sequel aumenta esponenzialmente. Dalla veloce home invasion del prologo alla ridicola rivelazione del finale, non c’è abbastanza tempo perché il pubblico riesca a digerire e comprendere adeguatamente questi momenti essenziali della storia. La maledizione di Brahms ha la stessa profondità narrativa di un cortometraggio (mal realizzato); ed è preoccupante che Stacey Menear sia anche accreditato come script editor.
In The Boy c’era un momento clou particolarmente intenso, forse l’unico davvero capace di far saltare dalla sedia: quando il vero Brahms esce da uno specchio. L’ingegnoso William Brent Bell cerca di replicare anche questo, con un Jude mascherato, in ‘modalità Brahms’, che spunta da una porta. Difficile credere che il regista – o chiunque abbia assistito agli screen test – abbia capito perché potesse funzionare nel predecessore, ma non qui. Nel primo film era il momento di una bislacca ma assolutamente imprevedibile rivelazione, mentre in La maledizione di Brahms non è altro che un bambino che entra in modo incredibilmente melodrammatico in una stanza. Il resto del minutaggio è semplicemente disseminato di tipici jumpscare acustici e visioni ‘ingannatrici’.
Insomma, la cosa più spaventosa di The Boy – La maledizione di Brahms è che qualcuno, da qualche parte, abbia pensato che sarebbe stata una buona idea produrre e distribuire un sequel che ignorasse in toto il capitolo che ha originato questa potenziale serie … e quei ‘qualcuno’ sono esattamente il medesimo team creativo. Comunque, negli Stati Uniti ha incassato solo 12 milioni di dollari, quindi – coronavirus a parte – è assai probabile che, se mai dovessero esserci ulteriori sequel, questi arriveranno direttamente in VOD o home video.
Di seguito il trailer italiano di The Boy – La maledizione di Brahms , la cui uscita italiana – inizialmente fissata al 19 marzo – è stata spostata a data indefinita: