Il regista romano ci dimostra che un horror ambientato in uno spazio piuttosto ristretto può intrattenere ben oltre le apparentemente semplici premesse
Tutti sappiamo bene quanto sia in affanno l’horror in Italia, da molti anni ormai. Immaginate allora quanto possa essere complesso non solo riuscire a portare un nuovo film appartenente a questo genere nelle sale, ma presentarne addirittura uno ambientato quasi esclusivamente all’interno di un ascensore bloccato dentro l’edificio di una grossa azienda, con sostanzialmente un solo personaggio in scena intrappolato e assediato da infetti che hanno perso completamente la ragione e che sono in cerca di sangue e carne umana. Eppure è quello che è riuscito a fare – con la supervisione dei Manetti Bros. – il romano Daniele Misischia (Il Giorno dell’Odio) con il suo THE END? L’Inferno Fuori (già In Un Giorno la Fine), passato dal BIFFF di Bruxelles nel 2018 dopo la presentazione al FrightFest di Londra e alla Festa del Cinema di Roma l’anno prima.
Poco dopo infatti, l’ascensore si blocca improvvisamente tra due piani, deciso a non muoversi ulteriormente. Stando alle parche notizie raccolte sui Social Media e al telefono, all’esterno dell’edificio, nelle strade di Roma, si sta intanto diffondendo il panico, quando quello che inizialmente sembrava un attacco terroristico si rivela invece una possibile epidemia causata da un virus che inizia a trasformare le persone in esseri violenti che attaccano freneticamente tutti gli altri intorno. Non ci vuole molto prima che anche i colleghi di Claudio comincino a perire uno dopo l’altro e presto l’uomo si ritrova intrappolato in una gabbia d’acciaio che potrebbe rivelarsi la sua unica salvezza, ma forse anche la sua tomba.
Con un concept del genere, la mente dell’appassionato corre subito a precedenti titoli come L’ascensore di Dick Maas, The Elevator di Arthur Boorman e Nigel Dick, Event 15 di Matthew Thompson e Devil di John Erick Dowdle, pellicole ambientate proprio dentro un ascensore, oppure a In linea con l’assassino e Buried – Sepolto, che mettono in scena situazioni altrettanto claustrofobiche, ma in altro contesto. Come però noterete, nessuno di questi è stato declinato allo zombie movie, un sottogenere ancora floridissimo oltre che fiore all’occhiello della produzione italiana fino a metà degli anni ’90 (qui al make-up non c’è Giannetto De Rossi, ma il comunque esperto di non morti Carlo Diamantini).
Concentrandosi su un uomo soltanto, il non certo esemplare Claudio Verona, il film prova nei suoi 100′ a spostare in qualche modo il tifo del pubblico verso il suo improbabile protagonista, nel primo atto gretto ed egoista, poi pian piano sempre più umano nelle sue reazioni disperate e quasi commovente nel collaborare per uscirne vivo, dopo aver capito i suoi sbagli. Un ruolo non facile per Alessandro Roja (Magnifica Presenza), che se la cava tutto sommato bene, considerato che il rischio di overacting poteva essere altissimo in una pellicola che gli chiedeva di passare nell’arco di pochi minuti da una situazione di vita ‘usuale’ ad una ai limiti dell’incredibile. Interessante è quindi la dicotomia tra l’essere intrappolato all’interno dell’ascensore bloccato, contemporaneamente in pericolo e al sicuro perchè nessuno può entrare, e il volersene ritornare a casa per riabbracciare la moglie (Carolina Crescentini), con la consapevolezza di trovarsi tuttavia nel posto più sicuro della città.
In definitiva, THE END? L’Inferno Fuori dimostra che scommettere ogni tanto sull’horror all’italiana scontrandosi con inspiegabili pregiudizi potrebbe non essere una decisione tanto bislacca (in questo caso a monte ci sono Rai Cinema e 01 Distribution). In un panorama nazionale come quello attuale, accogliere ogni nuova proposta con almeno un po’ di fiducia dovrebbe essere la regola. E poi, il finale nella Roma desolata che strizza l’occhio al preambolo di un noto film di Danny Boyle basterebbe da solo a chiedere fin da ora a gran voce un sequel a stretto giro.
Di seguito il trailer ufficiale del film: