Il regista abbandona le atmosfere cupe dei suoi horror precedenti per raccontare con (troppa) leggerezza la storia delle origini dell'eroe alter ego di un adolescente, con risultati alterni
Siamo ormai arrivati, con questo, a sette film riconducibili al DC Extended Universe, eppure, nell’affannosa rincorsa al successo della rivale Marvel / Disney, la DC / Warner ancora non è riuscita a trovare il giusto mix d’ingredienti per la perfetta ricetta dei suoi cinecomic. Shazam! dell’esperto di horror David F. Sandberg (Annabelle 2, Lights Out) presenta innegabilmente qualche buono spunto, qualche gag divertente, ma il tono incostante e poco chiaro, le imprecisioni in sceneggiatura, la lunghezza esagerata per quello che alla fine racconta (133 minuti) e l’assenza d’appeal dei protagonisti lasciano lo spettatore più perplesso che entusiasta.
Approdato quindi dai Vasquez, ovvero Rosa (Marta Milans) e Victor (Cooper Andrews), più il loro multietnico gruppetto di figli adottivi, Freddy (Jack Dylan Grazer), Eugene (Ian Chen), Darla (Faithe Herman), Pedro (Jovan Armand) e Mary (Grace Fulton), capisce che anche questa volta la storia tornerà presto a ripetersi.
Lo stimolo è infatti sempre quello di fuggire, considerato anche l’essere entrato subito nel mirino dei due bulli della scuola, che vogliono fargli rimpiangere amaramente di aver preso le difeso di uno dei suoi fratellastri, invalido. Nel corso di un viaggio in metropolitano per, succede l’incredibile, col 14enne protagonista che si ritrova catapultato dentro una strana caverna di pietra in cui c’è un antico tempio e dove un singolare vecchio barbuto, sedicente potente stregone (Djimon Hounsou), lo elegge suo malgrado al gravoso ruolo di ‘campione’ con il ridicolo nome di Shazam, trasferendogli attraverso un mistico bastone una serie di incredibili superpoteri, necessari a combattere un temibile avversario traviato dai demoni dei Sette Peccati Capitali. Tornato a casa, Billy si ritrova così insignito di un ruolo ben al di sopra delle sue possibilità, oltretutto che il supereroe in calzamaglia in cui può trasformarsi a piacimento semplicemente urlandone il nome è un adulto (Zachary Levi)!
A questo punto (siamo al minuto 40 circa …), David F. Sandberg decide – saggiamente – di abbandonare finalmente il registro più serioso e che si prende sul serio usato per il lunghissimo preambolo alla vicenda, interamente dedicato alle disgrazie infantili di Billy e pure del suo futuro antagonista, il Dottor Thaddeus Sivana (Mark Strong), una sorta di Lex Luthor che ha affrontato per anni impotente le vessazioni del fratello maggiore e del padre (coincidenza ‘strana’, questi è incarnato da John Glover, che nella serie TV Smallville interpretava proprio Lionel Luthor …) ed è cresciuto naturalmente disturbato e bramoso di rivalsa.
Il tono scanzonato in cui si decostruisce la classica figura dell’eroe vista così tante volte al cinema in decine di storie delle origini, prima la pratica – in compagnia dell’amico ultranerd che sa tutto di fumetti e che ne ha scoperto l’identità segreta, che filma col cellulare ogni test e lo pubblica su YouTube – e poi l’uso ‘improprio’ di superpoteri a mero scopo autopromozionale o spassoso, le impressioni dettate dal ritrovarsi improvvisamente dentro un corpo nerboruto (con tutto quello che ne comporta), conduce agilmente a momenti da pura slapstick comedy che fanno indubbiamente sorridere.
Come intuibile, non siamo comunque di fronte a quel pirotecnico humor irriverente di Deadpool; l’intento parodistico c’è anche in Shazam! certo, ma rispetto ai film di Tim Miller la portata dissacratoria – pur presente in abbondanza, visti gli Easter Egg dedicati a Batman, Superman, Aquaman ecc. – è ben differente e soprattutto inferiore. Qui siamo infatti davanti solo a dei primi vacillanti passi in direzione dell’apoteosi di Appropriation Art e disincanto a cui i dialoghi e le avventure del mercenario chiacchierone Wade Wilson ci ha abituato. Lo sceneggiatore Henry Gayden (Zombie Roadkill) ha ancora molto da imparare, quantomeno in termini di pieno sfruttamento del citazionismo a scopo comico.
I casi sono più d’uno in cui la cultura pop viene menzionata in Shazam!, ma i riferimenti sono troppo incerti e frenati, troppo indefiniti e lasciati all’immaginazione dello spettatore per essere davvero gustosi (fate caso all’omaggio lasciato in sospeso a Sauron e al Signore degli Anelli o all’apparizione di un collega supereroe). Altro aspetto fastidioso e ben lontano da Deadpool, manca del tutto non solo ogni di credibile traccia di violenza, ma perfino il sangue (come già avvenuto nel recente Venom). Eppure viene inscenata una vera e propria carneficina, dove i membri di un CdA vengono dilaniati brutalmente.
Vero è che Shazam! è stato esattamente pensato per un pubblico di giovanissimi (il rating è PG-13), ma almeno un tocco di realismo più maturo nelle colluttazioni sarebbe stato apprezzabile.
Non aiuta poi la messa in scena piatta e già vista altrove delle lotte, pure comprensibile visto che il regista David F. Sandberg non aveva esperienza diretta nel cinema action. E comunque – è palese – il regista non si avvantaggia nemmeno in nessun modo della sua esperienza diretta nell’horror per provare a creare atmosfere dark o anche solo per dare un suo qualche contributo al character design delle mostruose incarnazioni dei Sette Peccati Capitali, la cui caratterizzazione simil gargoyle è al contempo casuale e banale (oltre ad essere del tutto differente rispetto ai fumetti). In ultimo, ad aumentare la perplessità dello spettatore – almeno di quello un minimo attento – ci sono alcune palesi incoerenze (quanta pignoleria eh!).
Ad esempio, se pochi minuti prima uno dei Peccati utilizza il potere della ‘smaterializzazione’ per respingere un attacco, questa utile fumosità svanisce poche sequenze dopo, solamente perché altrimenti non si assisterebbe ad alcuna competizione. Inoltre, lascia assai confusi l’annosa questione della ‘suddivisione’ dei poteri che si verifica, duplice, a un passo dalla meta dei titoli di coda.
Sia il cinecomic che Zachary Levi non esplorano a fondo il potenziale comico di questa commedia di supereroi con un cuore, che punta a far sorridere e a far riflettere – a livello basico che di più non si può – sull’importanza della famiglia (anche se non ci sono legami di sangue) e della diversità, che vanno presi come punti di forza e non come zavorre, ma si dilunga in situazioni macchinose che ne affossano il ritmo. Per non parlare di come viene risolto ‘incredibilmente’ (da leggersi come ‘non ci credo che l’abbiano risolta così’) il virtualmente interessantissimo e problematicissimo rapporto tra Billy e la madre naturale, visto che tutti conosciamo bene il valore delle figure materne e il peso specifico di queste nella vita e nelle scelte di quasi tutti i supereroi (Batman e Superman per primi).
Non ci resta comunque che aspettare i possibili sviluppi futuri (anticipati da una delle 2 scene post credits) di questo paladino, le cui potenzialità rimangono ancora tutte da sfruttare.
Di seguito il secondo trailer italiano di Shazam!: