I registi di Goodnight Mommy tornano sulle scene con un altro film scomodo e personalissimo, che se ne frega di piacere al grande pubblico
Severin Fiala e Veronika Franz tornano a lavorare insieme a cinque anni dal sorprendente Goodnight Mommy per un altro agghiacciante horror psicologico, il loro primo in lingua inglese, The Lodge. Diretto dal duo di registi austriaci (che scrivono anche la sceneggiatura insieme a Sergio Casci), nel film la suspense, l’angoscia e un costante senso di surreale sospensione tengono lo spettatore immobile, ancorato alla sedia, fino allo scioccante finale.
Alcuni degli elementi fondamentali del genere, ispirati fortemente dal Shining di Stanley Kubrick, come l’isolamento in un ambiente molto ostile dal quale è impossibile fuggire, lato senso di minaccia, inesorabile sprofondamento nella paranoia, una narrazione mai scontata e soprattutto un truce e freddo degenerare degli eventi, lo rendono uno dei titoli da non perdere per gli estimatori del cinema del terrore nel 2019, e indubbiamente una dei migliori visti al NIFFF 2019.
Sin da principio non mancano naturalmente piccoli attriti. Poco vale che la donna cerchi in ogni modo di conquistare la fiducia dei figliastri, questi sono oltremodo ostili, ritenendola colpevole della distruzione della loro famiglia.
La situazione peggiora sensibilmente quando Richard torna in città per lavoro, ‘abbandonandoli’ con la matrigna. Il labile equilibrio si spezza del tutto e i due fratelli rivelano lentamente tutta la loro ostilità repressa verso Grace. Aiden si chiude nella sua stanza per gran parte del tempo, quando è costretto le risponde a monosillabi e con astio, mentre Mia, in gesto di sfida, le mostra un vecchio filmino di famiglia in cui erano felici, dichiarando caparbia che si tratta del suo regalo di Natale per il padre.
Insomma, nessuno dei due pare propenso ad accettare lontanamente Grace, ma lei stoica cerca di affrontare al meglio ogni problema di incomunicabilità. Tuttavia, non è facile, soprattutto per qualcuno che ha una salute mentale precaria come lei, che è figlia del leader di una setta di esaltati e ha assistito in tenera età al suicidio di massa degli accoliti, rimanendo l’unica superstite.
Ovviamente, non ha mai superato l’evento e il ricordo la ossessiona. E, sfortunatamente per lei, i due adolescenti sono ben a conoscenza del suo tragico passato semi segreto e hanno intenzione di usare questa conoscenza contro di lei.
Aggiungete in ultimo che Richard, per qualche motivo incomprensibile, affida a Grace una pistola carica, giusto per autodifesa (siamo pur sempre in America in fondo …). Miscelate tali ingredienti, scuotete per bene, e sarà presto chiaro che un lieto fine sarà altamente improbabile.
Il numero continuo di svolte improvvise nella narrazione (alcune piuttosto prevedibili, ma il valore complessivo non ne risente) ci impedisce di rivelare buona parte degli elementi fondamentali della trama. Sin dall’apertura di The Lodge, dopo solo una manciata di minuti, un primo evento sconvolgente lascia lo spettatore a bocca aperta. Il ritmo della diegesi d’altra parte è discontinuo, i massimi picchi di tensione, i cambi di rotta repentini si alternano a momenti caratterizzati da uno sviluppo estremamente lento. Quasi gli apici dell’azione venissero sferzati come un pugno nello stomaco, senza preoccuparsi di preparare il momento clou o lasciarlo decantare, mentre il resto del minutaggio fosse destinato a un lento e ansiogeno logorio, che perfettamente traduce la graduale perdita di connessione con la realtà di Grace (e dello spettatore stranito con lei).
Poi, c’è la casa delle bambole (fedele riproduzione dello chalet), al cui interno, un po’ come avveniva nel recente Hereditary – Le radici del male di Ari Aster (la nostra recensione), vengono ‘messe in scena’ macabre rappresentazioni (sarà fantasia? sarà una visione del futuro?). La sfera domestica e la figura materna diventano estremamente minacciosi e non c’è un’univoca interpretazione di ciò che appare sullo schermo, proprio come avveniva in Goodnight Mommy; qui, però, i due registi giocano col soprannaturale e, in maniera affine a come accadeva in The Others, lasciano lo spettatore a lungo sospeso tra il paranormale e il concreto. Qui, infine, non si ha la medesima linearità nello sviluppo fino al ribaltamento delle nostre aspettative sul finale, ma a un continuo gioco di creazione delle attese in chi guarda e il loro pronto stravolgimento.
In fondo, però, non è nemmeno questo, probabilmente lo scopo ultimo di The Lodge. Il modus narranti labirintico, ingannevole, è solo strumento per calarci nella mente dei personaggi, di Grace in particolare, la cui educazione fortemente cattolica, la cui fissazione con il pentimento, a lungo represse dopo l’allontanamento dal padre, riemergono con forza man mano che le circostanze divengono più disperate. Si viene quindi a configurare un’allucinazione religiosa, in cui i simboli del sacro, i crocifissi appesi in giro per la casa e ancor più un quadro (una Madonna di Antonello da Messina) assumono contorni minacciosi o di premonizioni che preludono il Giudizio Finale.
Il pentimento per i propri peccati, il Purgatorio, perfino una via estrema per raggiungere Dio divengono pensieri fissi nella mente di lei.
Noi che assistiamo ci domandiamo se sia tutto un miraggio, uno scherzo crudele o davvero sia l’Aldilà. L’angosciosa ambientazione quasi innaturale, gli stranianti paesaggi sterminati e deserti e tinti di bianco, la minaccia costante degli elementi ci trasmette quasi l’idea di un estremamente lontano – quasi ultraterreno. L’uso degli esterni, comunque sia, è profondamente carpenteriano e, d’altronde, La Cosa è addirittura citato apertamente in una sequenza (Mia lo guarda in TV).
Severin Fiala e Veronika Franz si confermano assolutamente una coppia da tenere d’occhio, cineasti che non si curano di piacere al pubblico di massa eche proseguono lungo un solco ben preciso. Non possiamo che augurar loro di non farsi tentare mai da percorsi più commerciali.
Di seguito il full trailer italiano di The Lodge: