Raffey Cassidy e Michiel Huisman sono i protagonisti di un'opera infarcita di simbolismo e profondamente femminista, una favola dark solo apparentemente fuori dal tempo che parla del presente
Se il recente Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma riusciva a dipingere al meglio l’immagine di una comunità al femminile e del relativo cameratismo, mostrando la vita di queste donne mentre si creano un loro spazio al di fuori della società tradizionalmente patriarcale, The Other Lamb di Malgorzata Szumowska (Un’altra vita – Mug) illustra esattamente l’estremo opposto dello spettro. Con una fervente setta religiosa come veicolo per la sua storia da incubo, la regista polacca racconta una storia ossessiva sui limiti dell’amicizia femminile e dell’identità sotto l’influsso di un patriarcato. Questo “racconto” è, ovviamente, ancora una realtà quotidiana per molte donne e gli orrori della vicenda narrata risuoneranno senza dubbio su un vasto pubblico. È catartico e arrabbiato, ma prima di rilasciare la sua rabbia, esplora temi sensibili come il desiderio, la sindrome di Stoccolma e la confusa rete di significati che lotta per il controllo sul corpo femminile.
The Other Lamb si sviluppa come una tormentosa favola della buonanotte che cerca di mettere in guardia e ispirare, un racconto popolare tramandato per illustrare gli orrori del patriarcato e immortalare le donne che gli hanno tenuto testa. I rami spogli e contorti, le nebbie striscianti e i sussurri nella foresta avvolgono il tutto di una qualità mitica e magica. Malgorzata Szumowska crea con successo immagini viscerali che lo spettatore non dimenticherà tanto presto, invocando paura e disgusto mentre accoppia immagini di morte, sangue e decadenza con la visione del mondo fatiscente di Selah. Scorci del mondo moderno (un’auto della polizia, un personaggio immaginario con una casacca da liceale e le roulotte di metallo in cui dormono le donne) collocano la storia un po’ troppo vicina alla realtà per arrecare reale conforto, ricordando al pubblico che questi eventi orribili non sono solo tipici delle fiabe.
Tuttavia, The Other Lamb non è affatto un crime drama vero e il suo scopo non è quello di ricordarci delle sette che fanno il lavaggio del cervello che ogni tanto vediamo ai telegiornali. Il film è il ricettacolo di alcuni importanti simboli letterari e supplica lo spettatore di essere compreso al di là dello spazio immaginario in cui vive. Sfortunatamente, però, proprio mentre Selah si sforza di trovare se stessa sotto i vincoli della scelta di Shepherd, The Other Lamb lotta per creare una narrazione significativa sotto il peso dei suoi numerosi rimandi. Sebbene il film sia pieno di temi femministi popolari (l’immaginario di Ofelia, la maternità e la nascita, i cicli mestruali che seguono la natura, purezza vs. impurità, ecc.), manca a ben vedere una struttura forte e ben sviluppata che possa supportare queste tematiche e dotarle di nuovi significati.
Certo, è difficile sviluppare al meglio un personaggio femminile che vive in una comunità in cui è definita solamente dalla sua relazione con un uomo, dove le è proibito raccontare storie (una delle regole di Shepherd) e dove è cresciuta per credere che i processi naturali del suo corpo la rendano “impura”. Per le donne, sia nella storia che oggi, queste limitazioni non sono certo favole. Ciò può spiegare la mancanza di caratterizzazione in The Other Lamb: Selah non è un personaggio pienamente realizzato e dinamico perché il patriarcato impedisce alle donne di diventare esseri umani dinamici pienamente realizzati.
Tuttavia, il personaggio di Selah chiede qualcosa in più. Il suo desiderio e la sua curiosità sono costantemente gorgoglianti appena sotto la superficie e il film avrebbe fatto bene a mostrare qualcosa di più in tal senso. Invece di creare connessioni sciolte e inspiegabili tra il ciclo mestruale della protagonista e la nascita di nuovi agnelli, perché non esplorare il suo interesse represso o mostrare di più delle sue conversazioni con le altre donne? Se Selah fosse stata un personaggio più forte, il suo conflitto interiore e la sua trasformazione avrebbero avuto un impatto più emotivo.
Con il suo ammasso di simboli abusati, il significato di The Other Lamb è sicuramente soggetto a interpretazione. Fa una chiara dichiarazione sull’indottrinamento e gli abusi del patriarcato, ma apre anche le porte ad ampie discussioni su altri argomenti, come il sessismo all’interno della religione. Mentre la narrazione e la caratterizzazione potrebbero perdersi prima della fine, The Other Lamb resta in ogni caso un potente interruttore di conversazioni. Proprio come vogliamo solitamente discutere con qualcuno degli incubi surreali fatti non appena ci risvegliamo al mattino, l’opera di Małgorzata Szumowska richiede approfondimenti ulteriori non appena finiscono i titoli, indugiando nelle nostre menti con i suoi inquietanti effetti visivi.
In attesa di capire quando – e se – lo vedremo in Italia, di seguito trovate il trailer internazionale di The Other Lamb: