Voto: 6/10 Titolo originale: 악녀 , uscita: 08-06-2017. Budget: $125,000. Regista: Jung Byung-gil.
The Villainess – Professione assassina | La recensione del film di Jung Byung-gil
18/10/2017 recensione film L'assassina - The Villainess di Alessandro Gamma
Il regista coreano torna sulle scene con un action tecnicamente incredibile e con una Kim Ok-bin scatenata, che tuttavia vuole strafare imbastendoci sopra una trama da melò ben poco ispirata
Il secondo lungometraggio del coreano Jung Byung-gil, The Villainess – Professione assassina (Ak-Nyeo), inizia fortissimo. Utilizzando una telecamera in POV scaraventa lo spettatore nel corridoio sudicio di un edificio poco illuminato. Una silhouette si avvicina e ci chiede: “Chi sei?, Che cosa vuoi?”. La risposta è una pioggia di proiettili. Da tutte le parti si precipitano allora tizi armati di coltelli, asce e pistole e il misterioso personaggio (che saremmo noi, in prima persona, emulando più o meno un videogioco) se ne sbarazza uno alla volta a colpi di proiettile, rasoiate o calci, utilizzando in pratica tutto ciò che le capita sotto mano per uccidere tutti quelli che ci si scagliano contro. La carneficina continua poi sulle scale e in altri corridoi, fino ad arrivare a una palestra in cui una manciata di teppisti va incontro al proprio amaro destino. Uno di questi ci lancia contro uno specchio, facendo finalmente cambiare la prospettiva e facendoci rendere conto che per tutto questo tempo (oltre dieci minuti di finto piano-sequenza) non siamo stati altro che dietro agli occhi di una letale ragazza sui trent’anni.
La nostra eroina è Sook-hee (Kim Ok-bin, che probabilmente in molti ricordano per Thirst di Park Chan-Wook) che, dopo questa sagra della violenza viene catturata e messo a disposizione del governo, che decide di costringerla a frequentare un programma segreto per agenti speciali sotto copertura. Così, Sook-hee subisce una chirurgia plastica e viene inviata a un corso professionale per imparare un mestiere che la aiuterà a passare inosservata, oltre a continuare l’addestramento nell’arte dell’omicidio.
Le cose però da qui si complicano per Sook-hee, visto che il regista – e sceneggiatore – ha deciso di spendere gran parte del potenziale a sua disposizione in quei fulminanti primi quindici minuti di riprese, restando senza altra scelta se non quella di imbastire una storia molto complicata per il suo personaggio principale per provare a mantenere alto l’interesse per le successive due ore. Si scopre così che quando la ragazza prova a fuggire dalla fabbrica di assassini, le viene rivelato che lei è incinta e che le converrebbe far crescere il bambino in quella sede, visto che il padre naturale è morto.
In questo modo, Sook-hee finisce per diventare un fantoccio nella mani del governo, il quale, pur consentendole di condurre una vita “normale” e perseguire la sua seconda passione dopo l’ammazzare le persone (ovvero l’attrice), deve essere sempre pronta per le missioni che le vengano assegnate in ogni momento. La buona notizia è che il suo nuovo vicino di casa inizia a farle gli occhi dolci, aiutandola così nella gestione della figlioletta quando lei deve assentarsi per qualche ora …
Jung Byung-gil ha affermato di aver scritto e diretto questo film senza aver in testa riferimenti precisi ad altri film, un’affermazione improbabile quanto le scene d’azione che ci passano davanti agli occhi. Anche lo spettatore meno attento, non potrà infatti non notare rimandi – anche tecnici – a Oldboy, Hardcore!, Kingsman, Nikita, John Wick o Atomica Bionda, con la stessa Kim Ok-bin che da oggi avrà un posto d’onore al tavolo delle donne action al fianco di Uma Thurman, Charlize Theron, Scarlett Johansson, Gina Carano e Cynthia Rothrock.
Anche se lo script sembra sforzarsi nel volerci far perdere interesse per la protagonista – è inutile dire che tutti si aspettano scene d’azione ogni pochi minuti, invece che oltre un’ora di tranquillità assoluta, infarcita di romance abbastanza banale -, riesce a rialzare la testa quando la donna, di slancio, ritorna in partita grazie a una sequela di altre sequenze impossibili, raggiungendo uno status prossimo al leggendario attraverso la grande forza della sua performance, le sue capacità fisiche e il suo volto angelica imbrattato di sangue durante la battaglia.
Infine, una nota di plauso va al direttore della fotografia debuttante Park Jung-hun che, certamente aiutato dalla CGI, sembra in grado di catturare con il suo obiettivo qualsiasi cosa nel campo visivo, dal piano sequenza all’inizio, all’incredibile scontro a colpi di katana tra moto che corrono a tutta velocità, alla lotta finale su un autobus in movimento. In mezzo a tutto questo caos apparente, la mdp riesce persino a zoomare, cambiare prospettiva, ruotare a 360° e gestire spazi ristretti come poche altre nel campo del cinema d’azione, orientale e occidentale.
Più vicino all’estetica di un videogioco o del fumetto che al cinema, The Villainess – Professione assassina avrebbe potuto essere un film davvero memorabile, se soltanto la sceneggiatura fosse stata all’altezza delle ambizioni. Se l’immaginario violento e ipercinetico è messo in scena alla perfezione, i dialoghi e la trama – tenuti in ben più alta considerazione dal regista di Confession of Murder – sono ben lontani invece dall’essere ‘potabili’.
Quel che resta è però uno show – a tratti esaltante – tenuto in piedi solamente dalla tenacia della protagonista e dalle insospettabili capacità tecniche dell’operatore della mdp. Non che sia poco.
Di seguito il full trailer (sottotitolato) di The Villainess – Professione assassina:
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