Voto: 5/10 Titolo originale: Flight 7500 , uscita: 16-05-2014. Regista: Takashi Shimizu.
Volo 7500: la recensione del film horror ad alta quota di Takashi Shimizu
24/11/2024 recensione film Volo 7500 di Marco Tedesco
Leslie Bibb, Jamie Chung e Ryan Kwanten sono al centro di un prodotto modesto, che si perde in cliché narrativi e un finale prevedibile
Takashi Shimizu, celebre per il successo internazionale Ju-on: The Grudge (2003), è uno dei registi più rappresentativi del J-horror moderno. Nel corso della sua carriera, ha creato un universo cinematografico iconico, arricchito da sequel e adattamenti come Ju-on (2000), The Grudge (2004) e The Grudge 2 (2006).
Con Volo 7500 (Flight 7500), Shimizu firmava nel 2014 il suo terzo film in lingua inglese, il primo progetto originale al di fuori dell’universo di The Grudge. Prodotto da Roy Lee e dalla Vertigo Entertainment, esplora il sottogenere poco battuto dell’horror ad alta quota (pensiamo a Red Eye o Snakes on a plane). Nonostante le premesse intriganti, però, il risultato finale è assai deludente.
La storia segue il volo Vista Pacific 7500, partito da Los Angeles e diretto a Tokyo. Poco dopo il decollo, uno dei passeggeri muore improvvisamente a causa di una crisi epilettica violenta, nonostante i tentativi del paramedico Brad Martin (Ryan Kwanten) di salvarlo.
Successivamente, l’aereo subisce una depressurizzazione della cabina, ma il capitano riesce a riportare tutto sotto controllo. Tuttavia, eventi sempre più inquietanti iniziano a manifestarsi: il corpo del passeggero morto scompare misteriosamente, si sentono strani rumori nella cabina, e altri passeggeri iniziano a sparire senza lasciare traccia.
Il cast è ricco di volti noti all’epoca popolari come Leslie Bibb (Trick ‘r Treat), Amy Smart (The Butterfly Effect), Scout Taylor-Compton (Halloween), Jamie Chung (Sucker Punch) e Christian Serratos (The Walking Dead), ma nonostante le interpretazioni generalmente piuttosto solide, la sceneggiatura di Volo 7500 non valorizza appieno i loro personaggi, che rimangono poco sviluppati e impediscono una connessione emotiva con lo spettatore.
Noto per la sua maestria nel costruire atmosfere opprimenti, Takashi Shimizu inizialmente riesce a creare una tensione palpabile sfruttando l’ambientazione claustrofobica dell’aereo. L’omaggio esplicito al celebre episodio di Ai confini della realtà, Incubo a 20,000 piedi del 1963, aggiunge un tocco nostalgico per gli appassionati del genere. Tuttavia, il film fatica a mantenere l’intensità e si perde in una narrazione che non riesce a distinguersi. La regia appare convenzionale, lontana dall’angoscia soprannaturale che ha definito i suoi lavori migliori.
Il finale di Volo 7500 si basa poi su un colpo di scena già visto: SPOILER gli eventi inspiegabili si rivelano essere le allucinazioni dei passeggeri durante i loro ultimi momenti di vita, dopo un disastro aereo. Questo “deathdream twist”, utilizzato in numerosi altri film come Carnival of Souls (1962) o Il Sesto Senso (1999), appare quindi alla fine prevedibile e poco originale. FINE SPOILER
Le false piste narrative introdotte nel corso del film, come la bambola giapponese della morte (Shinigami) o l’idea di una creatura soprannaturale a bordo, vengono abbandonate senza una vera risoluzione, lasciando un senso di insoddisfazione.
Nonostante alcune buone idee e momenti di suspense, 7500 manca quindi di originalità e profondità. L’aereo, che avrebbe potuto essere un ambiente ideale per un horror claustrofobico, non viene sfruttato appieno. Il film si perde in cliché narrativi e non riesce a capitalizzare il talento del suo regista e del cast. Per gli appassionati del genere o i fan di Shimizu, potrebbe comunque valere la pena guardarlo, ma con aspettative moderate. Soprattutto, dura appena 85 minuti.
Di seguito trovate il trailer di Volo 7500:
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