Olivia Cooke: “Un buon intimacy coordinator diventa la tua voce”
10/09/2025 news di Stella Delmattino
L'attrice ha difeso la figura che da qualche tempo è presente sui set

L’attrice di House of the Dragon Olivia Cooke ha denunciato in un’intervista a The i Paper come le donne nell’industria del cinema e della TV vengano ancora etichettate come “difficili” o addirittura “stronze” quando cercano di stabilire confini durante la ripresa di scene di sesso.
Girare sequenze così intime, ha spiegato, mette gli attori in situazioni “davvero precarie e vulnerabili”:
“L’imbarazzo è amplificato per chi è agli inizi e non ha ancora il linguaggio per dire cosa non gli sta bene. E per le donne, che spesso vengono etichettate come ‘difficili’ o ‘bitch’ solo per aver parlato. Un buon intimacy coordinator percepisce l’esitazione e diventa la tua voce.”
Cooke ha sottolineato che, sebbene le scene di sesso possano avere un valore narrativo — “mostrare intimità e passione è parte integrante del riflettere l’esperienza umana” — se non gestite con cura possono lasciare la sensazione che “ti sia stato portato via un pezzo di te”.
“È incredibile pensare che, prima che queste figure esistessero, gli attori dovessero solo improvvisare per superare quelle scene,” ha aggiunto.
Negli ultimi anni, queste figure sono diventate uno standard, ma non tutti sono favorevoli. Gwyneth Paltrow, parlando a Vanity Fair del film Marty Supreme con Timothée Chalamet, ha raccontato di aver chiesto all’intimacy coordinator di “fare un passo indietro”, dichiarando:
“Io vengo da un’epoca in cui ti spogliavi, ti mettevi a letto e la telecamera girava.”
Anche Michael Douglas aveva dichiarato al Telegraph che gli intimacy coordinator “sembrano strumenti con cui i dirigenti tolgono il controllo ai registi”, sostenendo che sia compito dell’attore assicurarsi che la partner sia a suo agio, parlando e concordando i movimenti per renderli organici.
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