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Voto: 6/10 Titolo originale: Blood of Zeus , uscita: 27-10-2020. Stagioni: 3.

Blood of Zeus, stagione 3: la recensione degli 8 episodi che chiudono la serie Netflix

10/05/2025 recensione serie tv di Gioia Majuna

Tra immagini sublimi e caos narrativo, salutiamo l’ennesimo prodotto sacrificato sull’altare dello streaming

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C’era un tempo in cui le serie televisive avevano il lusso dell’evoluzione. Un tempo in cui si concedevano almeno quattro o cinque stagioni da tredici o venti episodi, lasciando a sceneggiatori e registi il margine per fallire, crescere, reinventarsi.

Oggi, nel panorama seriale dominato dalla volatilità dello streaming e dalla fretta di monetizzare l’hype, si è fortunati se una storia riceve otto episodi. Dieci, se benedetti. Ma spesso, ancor prima che si raffreddi la tazza del binge-watching, il destino della serie è già deciso: cancellazione, rinnovino d’addio o, in rarissimi casi, estensione finché l’interesse tiene.

Non è difficile intuire a quale categoria appartenga la terza stagione di Blood of Zeus, eppure resta il dubbio: è un addio improvviso o un commiato forzato?

Con la regia distribuita tra Jae H. Kim, Joshua Covey e Jae Woo Kim, il racconto riprende con Heron in fin di vita, ferito da Hades ma determinato a sopravvivere. La minaccia, però, ha un nome antico: Typhon, evocato da Gaia stessa, porta la distruzione con una furia titanica che travolge dèi e mortali. Nel frattempo, Seraphim intraprende un viaggio per salvare l’anima di Gorgo, tentando di condurla nei Campi Elisi. Heron, consapevole della difficoltà della missione, decide di affiancarlo. Sullo sfondo, si prepara il risveglio di Cronus, evocato da Typhon per vendicarsi di Zeus e annientare ogni ordine divino.

blood of zeus stagione 3 2025 serieLa tensione tra la distruzione e la redenzione anima questa stagione, impostando un dualismo morale affascinante: da una parte, Cronus annienta anime; dall’altra, Seraphim tenta di salvarne almeno una. Eppure, a metà percorso, la narrazione sembra perdere la bussola. Le due trame principali, costruite con gli strumenti classici del fantasy epico — oggetti magici, viaggi iniziatici, incontri pericolosi — faticano a convergere.

L’epilogo, invece di incatenare i fili, li allenta. Gli ultimi episodi sono afflitti da svolte arbitrarie, sacrifici poco motivati e linee narrative lasciate in sospeso, con l’impressione che qualcosa si sia spezzato dietro le quinte: tagli, ritardi, riscritture? La coerenza stilistica della seconda stagione, tanto celebrata, appare ormai un ricordo lontano.

Eppure, Blood of Zeus rimane, visivamente, un’opera straordinaria. La qualità dell’animazione è innegabile: dalle anatomie muscolari dei protagonisti alle ambientazioni divine, ogni frame è cesellato con cura. Le scene d’azione possiedono una dinamica operistica, e la colonna sonora amplifica la solennità del racconto.

Chi ama il sottogenere sword-and-sandal, declinato in chiave mitologica, troverà pane per i suoi denti. La serie si inserisce in una tradizione che va dal Ramayana animato agli Argonauti, passando per Conan il Barbaro, Clash of the Titans (quello del 1981), Willow e le varianti anime e fantasy europee. Nonostante gli scivoloni hollywoodiani recenti (da Wrath of the Titans a Gods of Egypt), la popolarità dei racconti mitici ha trovato nuova linfa con il successo de Il Trono di Spade, e forse continuerà con l’ipotetica Odissea firmata Nolan.

Sul piano interpretativo, la serie può contare su un cast vocale eccezionale: Derek Phillips, Elias Toufexis, Jessica Henwick, Claudia Christian, Fred Tatasciore, Jason O’Mara, Chris Diamantopoulos, Adetokumboh M’Cormack, Cissy Jones, Lara Pulver. Ma è Alfred Molina a dominare la scena. L’attore britannico, icona intergenerazionale dal I predatori dell’Arca perduta a Spider-Man 2, conferma di essere uno dei più versatili e carismatici interpreti vocali in circolazione. In un contesto che richiede toni epici e pathos enfatico, Molina riesce a inserire sfumature che arricchiscono il personaggio, offrendo un equilibrio perfetto tra grandeur e introspezione.

blood of zeus stagione 3 2025Tuttavia, l’eccellenza formale e recitativa non riesce a mascherare il senso di incompiutezza che pervade l’intera stagione. Le scelte narrative appaiono affrettate, la costruzione della tensione si spegne anzitempo e gli snodi drammatici sembrano più dettati da urgenze produttive che da coerenza interna.

Non è chiaro se la chiusura sia stata imposta o pianificata, ma l’impressione è quella di un progetto mutilato: un’epopea che avrebbe meritato il tempo di respirare e concludersi con dignità.

E allora, viene da porsi la domanda che aleggia da tempo sulle produzioni odierne: è meglio essere cancellati prima di deludere o tornare per una stagione finale raffazzonata, utile solo a chiudere i conti?

Da un lato, la cancellazione precoce lascia intatta l’aura dell’opera, come nel caso di Mindhunter; dall’altro, un epilogo sbrigativo può irritare il pubblico fedele, ma assicura continuità lavorativa a tanti artisti coinvolti. E forse è proprio questo il senso più profondo di Blood of Zeus 3: un ultimo gesto, imperfetto ma necessario, per chiudere un ciclo e aprire spazi futuri.

In attesa di scoprire quale sarà il destino dei Parlapanides dopo questa impresa, non resta che ringraziare cast e maestranze per l’immaginario che ci hanno regalato. E sperare che, sotto nuove forme e con nuovi dei, il fantasy epico televisivo possa ancora sorprenderci.

Di seguito trovate il trailer internazionale della terza stagione di Blood of Zeus, a catalogo dall’ 8 maggio: