Titolo originale: The River , uscita: 07-02-2012. Stagioni: 2.
Dossier: The River, la serie found footage chiusa subito (per una buona ragione)
06/04/2025 trailer news di William Maga
Nemmeno Steven Spielberg dietro le quinte ha potuto nulla

È impossibile sottovalutare l’impatto che “Paranormal Activity” ha avuto sull’ondata di film found footage successiva, un sottogenere horror che, pur avendo già visto esempi pionieristici come “The Blair Witch Project” e “Cloverfield”, ha trovato un successo esplosivo grazie al film di Oren Peli, un horror domestico girato con un micro-budget che ha generato profitti clamorosi per Paramount.
Da lì in poi, tutti hanno cercato di replicarne la magia con esiti variabili. Peli ha proseguito come produttore delle saghe “Paranormal Activity” e “Insidious”, ma nel frattempo ha concepito un’idea originale per la televisione insieme allo sceneggiatore di “Paranormal Activity 2”, Michael R. Perry.
Il risultato è stato The River, una serie horror-avventurosa in stile found footage andata in onda su ABC nel 2012 (su SKY Uno in Italia), ma durata appena una stagione. Se la televisione aveva già sperimentato il formato con show come “Lost Tapes” su Animal Planet, in cui falsi nastri mostrano persone attaccate da creature mitologiche analizzate poi da esperti, The River tentava di portare il found footage verso una nuova dimensione narrativa.
La trama segue una spedizione volta a ritrovare il celebre esploratore televisivo Dott. Emmet Cole (Bruce Greenwood), scomparso in Amazzonia alla ricerca di una presunta “magia reale”. La moglie Tess (Leslie Hope) e il figlio Lincoln (Joe Anderson) riescono a finanziare il viaggio solo accettando di essere ripresi da una troupe televisiva: una scelta che segna l’inizio del disastro.
Nonostante il supporto produttivo di Steven Spielberg e un pilot diretto da Jaume Collet-Serra (“Orphan”), il progetto non ha retto nel tempo. Il primo episodio venne seguito da 7,59 milioni di spettatori, ma già alla seconda puntata se ne erano persi quasi 3 milioni, e il declino è poi continuato. Netflix ha anche valutato un possibile salvataggio, ma nemmeno i numeri da DVR giustificavano la sopravvivenza di uno show che non riusciva a battere nemmeno la già cancellata “Terra Nova” della Fox.
Le recensioni furono tiepide: una buona idea intrappolata in una realizzazione mediocre, con un 65 su Metacritic e critiche come quella del New York Times, secondo cui la serie non risultava “né intrigante né particolarmente spaventosa”, priva di umorismo e fascino.
Originariamente concepita come film, The River sembrava una brutta copia di “Lost” senza la chimica tra personaggi o il mistero ben calibrato. Nonostante l’intenzione di emulare lo stile visivo del found footage, la serie risultava troppo levigata e prodotta per sembrare davvero pericolosa o autentica. L’unico esempio televisivo ad avvicinarsi all’efficacia del formato è stato “The Creep Tapes”, ma anche quello ha mostrato i limiti strutturali del concetto.
Eppure, The River ha ancora oggi alcuni fan, soprattutto per il finale aperto in cui i protagonisti venivano inghiottiti dall’Amazzonia. Alcuni hanno visto in quell’epilogo un elemento coerente con la natura fatalista del found footage, dove l’assenza di un lieto fine è implicita nel fatto stesso che le riprese siano state “ritrovate”.
Il vero fallimento di The River è stato nel non riuscire a conciliare un’idea brillante con una narrazione coinvolgente, confermando che il found footage raramente funziona in televisione, e che neppure Spielberg o i numeri DVR possono salvare un format se la tensione viene meno.
Di seguito trovate il full trailer internazionale di The River:
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