Azione & Avventura

Fubar, stagione 2: la recensione dei nuovi episodi con Schwarzenegger e Moss

Un disastro creativo che affonda tra nostalgia forzata, scrittura debole e azione stanca, segnando un punto basso nella carriera della star 77enne

FUBAR 2, la seconda stagione della serie Netflix con Arnold Schwarzenegger, rappresenta forse il punto più basso della sua carriera televisiva e un caso emblematico di come il culto della nostalgia possa trasformarsi in un boomerang creativo.

Lontana dalla brillantezza delle sue iconiche performance action e dalla comicità intelligente dei suoi cult come True Lies o Last Action Hero, questa serie è un caos tonale che mescola goffamente slapstick, dramma familiare e retorica patriottica, fallendo miseramente in ciascun ambito.

Schwarzenegger, ormai visibilmente provato dall’età, è costretto a barcamenarsi tra stunt affidati a controfigure, battute autoreferenziali e scene d’azione ridotte a cliché riciclati. Il suo personaggio, Luke Brunner, non è altro che una maschera logora dell’action hero anni ’80, incapace di generare empatia o tensione narrativa.

La scrittura della serie è un disastro: alterna sequenze farsesche con maiali armati e mafie improbabili a momenti che pretenderebbero introspezione emotiva, ma risultano solo imbarazzanti per mancanza di tono e profondità. L’ambientazione, dominata da interni spogli e set claustrofobici, amplifica la sensazione di povertà produttiva, mentre un product placement martellante – tra Volvo, Corn Flakes e Cheetos – frantuma ogni residuo di immersione.

Carrie-Anne Moss, introdotta come ex spia ed ex amante del protagonista, è sprecata in un ruolo scritto male e diretto peggio, ridotta a una parodia di seduzione grottesca. Monica Barbaro perde il carisma mostrato nella stagione precedente, mentre Guy Burnet è l’unico a divertire davvero, grazie a un’interpretazione volutamente sopra le righe.

La serie, che vorrebbe omaggiare e insieme parodiare classici dello spionaggio e dell’action, finisce per sembrare una copia sbiadita e confusa di Austin Powers e Spy, priva della consapevolezza che rendeva questi prodotti riusciti.

Persino nei momenti che dovrebbero brillare per ritmo o humour, come la scena iniziale dell’episodio 6 con un muppet di Arnie in un sottomarino, l’effetto è quello di un’operazione disperata più che di un guizzo creativo.

Il grande assente di FUBAR 2 è la coerenza: la trama non ha una direzione chiara, i personaggi si muovono in modo incoerente, le battute non fanno ridere e i momenti drammatici non commuovono. Persino il montaggio sembra approssimativo, con un susseguirsi confuso di eventi che non generano mai vera suspense.

L’intero progetto appare come un tentativo forzato di sfruttare il nome di Arnold Schwarzenegger senza dargli un contesto narrativo degno. Il risultato è un prodotto televisivo che confonde quantità con qualità, nostalgia con revival, esagerazione con satira.

Insomma, FUBAR 2 non solo fallisce come action comedy, ma mina anche il già fragile prestigio costruito dalla prima stagione. È una serie che, nel tentativo di essere tutto, finisce per non essere nulla: né divertente, né avvincente, né memorabile. Una visione stancante e frustrante che rappresenta un esempio perfetto di come la serialità contemporanea possa perdersi nel tentativo di rincorrere glorie passate senza la minima capacità di rinnovamento.

Di seguito trovate il trailer doppiato in italiano della stagione 2 di Fubar, su Netflix dal 12 giugno:

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