C'è l'italiano Stefano Cassetti tra i protagonisti dello show originale che adatta il romanzo The Old Axolotl di Jacek Dukaj, un'idea intrigante dal fiato piuttosto corto e con pochissime idee originali
E se il sole, d’una tratto, diventasse un mortale nemico della razza umana? E se il più grande ‘cattivo’ del mondo fosse la forza stessa da cui scaturisce la vita stessa? Questa è la bizzarra e angosciante idea al centro della serie originale di fantascienza belga di Netflix intitolata Into the Night, in cui l’obiettivo di un aereo di linea pieno di sconosciuti confusi e impauriti è quello di evitare a tutti i costi i letali raggi UV, che stanno implacabilmente – e inspiegabilmente – decimando la popolazione mondiale (letteralmente ogni organismo vivente che viene in contatto con la calda luce della nostra stella) un fuso orario dopo l’altro.
In A Quiet Place – Un Posto Tranquillo (la recensione), ad esempio, le persone non possono fare rumore per non essere sgranocchiate da feroci alieni che viaggiano veloci. In Bird Box (la recensione), la gente non può gettare lo sguardo su ‘cose’ soprannaturali orribilmente belle per non impazzire all’istante e suicidarsi. E ora, in Into the Night, gli esseri umani devono nascondersi nell’ombra (anzi, nemmeno in quella …) per non morire malamente.
Il creatore e sceneggiatore Jason George, coi registi Inti Calfat e Dirk Verheye, scelgono di esplorare un nuovo aspetto del concept “che diavolo è appena successo alla realtà come la conosciamo?”, utilizzando ampiamente un aereo come ambientazione principale (ok, ‘calmierare’ il budget è importante). Per farla breve, siamo di fronte a una sorta di Lost incontra I Langolieri di Stephen King. Ci sono anche afflati di Mad Max o Waterworld, in cui personaggi fortemente stressati navigano attraverso una società civile in rovina, facendo vari pit-stop e praticando quel genere di comportamenti in cui gli esseri umani eccellono: litigare tra loro e fare e rompere le alleanze.
Il primo dei 6 episodi da 40 minuti totali, Sylvie, inizia con un gruppo di persone che salgono su un volo diretto da Bruxelles a Mosca. I momenti del check-in in aeroporto forniscono brevi e vaghe informazioni sui futuri protagonisti: Sylvie (Pauline Etienne), ad esempio, è irritabile e scortese, e non vede l’ora di salire a bordo. Ines (Alba Gaia Bellugi) è un’influencer dei social media, l’uomo dietro il bancone menziona che la segue su Instagram dopo aver ispezionato il suo passaporto.
Non siamo sicuri cosa pensare del misterioso Terenzio Matteo Gallo (Stefano Cassetti), che sorseggia un bicchiere di whisky e guarda la televisione in un bar dell’aeroporto quando un bollettino trasmette immagini ancora più preoccupanti di quelli che mostra gli elettori di Donald Trump durante una pandemia. Un presentatore TV viene mostrato accasciarsi sul bancone, a faccia in giù, prima che il programma passi al filmato di quello che sembra essere un insieme di giocatori di golf crollati morti stecchiti su un green. Terenzio reagisce in modo strano: inizia a corre, afferrando il fucile da una guardia di sicurezza e facendo irruzione sull’aereo che dovrebbe partire per Mosca.
Questa situazione dà il via a una serie di scambi da cabina di pilotaggio che coinvolgono persone per lo più sudate che fissano quadranti e schermi lampeggianti mentre minacciosi beat elettronici suonano nella colonna sonora. Seguendo lo stampo narrativo di La notte dei morti viventi di George A. Romero, una terribile situazione esterna fornisce le impalcature necessarie per una storia più immediata che ruota attorno a un gruppo di individui alle prese con la difficile domanda su cosa si debba fare secondo diverse angolazioni, con varie preferenze personali e istinti naturali in accesa competizione.
Proprio come accade in La casa di carta, Into the Night lancia al pubblico una premessa intrigante, con energia pulsante e una forte enfasi sulla questione di cosa succederà a stretto giro. Ciò si traduce spesso in un brusco rallentamento sul finale, teso a un irrimediabile cliffhanger, con gli ultimi momenti di ogni episodio che innescano un intenso rumore stridente nelle musiche che diventa sempre più forte prima che i titoli di coda compaiano sullo schermo (una scelta curiosa, considerato che l’episodio seguente inizia una manciata di secondi dopo …). Entrambi gli show distribuiscono anche scene in flashback per dare consistenza ai personaggi, che a volte sono interessanti ma, più che altro, sembrano solo meri tentativi di aggiungere minutaggio.
Entro la fine del terzo episodio, Mathieu, lo slancio di Into the Night è infatti decisamente diminuito. Data la premessa fanta-apocalittica, ci si augura che la situazione diventi prima o poi piacevolmente – e forse consapevolmente – forzata e/o sopra le righe, immaginando ad esempio riprese che mostrano l’aereo che si libra sul cielo con la luce del sole che lo insegue. Forse la luce lo raggiunge e colpisce la coda, sbriciolando i posti in economy, mentre quelli più davanti si aggrappano ai seggiolini e fanno battute sui vantaggi di volare in business.
Ahinoi, ciò non accade. Le atmosfere mutuate dal romanzo di fantascienza The Old Axolotl dello scrittore polacco Jacek Dukaj (pubblicato nel 2015) sono terribilmente serie, il che non sarebbe un problema se Into The Night riuscisse a mantenere costante nelle sue 4 ore di durata il senso di estrema urgenza e gli intrighi, o , se non altro, presentare qualcosa di diverso dal solito o interessante almeno quanto i titoli a cui palesemente si ispira (tralasciando la fedeltà dell’adattamento in sé). Non c’è nulla di nuovo sotto il sole, come si suol dire; ma non c’è nemmeno nulla di nuovo lontano dal sole. Un progettino usa e getta utile – come spesso accade – a rimpinguare il catalogo, senza infamia e senza lode. Avanti col prossimo.
Di seguito il trailer internazionale (con sottotitoli in italiano, NON c’è doppiaggio) di Into the Night, disponibile dall’1 maggio: