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Voto: 5/10 Titolo originale: The Witcher: Blood Origin , uscita: 25-12-2022. Stagioni: 1.

The Witcher: Blood Origin, la recensione della miniserie prequel (su Netflix)

26/12/2022 recensione serie tv di Gioia Majuna

Un'operazione del tutto insoddisfacente, costruita su un'idea avvincente ed epica che in qualche modo risulta generica, frammentaria e incomprensibile

blood origin serie 2022

Premessa: nonostante il grande clamore degli ultimi tempi, non tutti potrebbero davvero esperti dell’universo fantasy di The Witcher. Esistono i videogiochi, una serie live action principale di Netflix e molti libri. Eppure, per affrontare al meglio – e poter giudicare con un po’ di cognizione – un nuovo prodotto a esso collegato, è sempre meglio informarsi.

Quindi, immaginate il ‘panico’ che si può provare quando si prova a cercare su Google termini come “Scian”, “Merwyn”, “Daédwóde” e altri nomi e luoghi presenti in The Witcher: Blood Origin, senza trovare nulla. La sensazione si trasforma comunque rapidamente in mal di testa: come si può scrivere in modo ‘credibile’ di qualcosa che si capisce a malapena?

Poi, però, il conforto arriva quando ci si rende conto del più grande problema di questa miniserie prequel: chiedere al pubblico di investire qualche ora di vita in un mondo pluri tentacolare e abbozzato, con una tradizione consolidata alle spalle che è impossibile da comprendere in appena quattro episodi. Questo, e il fatto che sia comunque un po’ sottotono.

the witcher blood origin posterSi apre tra fiamme, pioggia e sangue. Jaskier (Joey Batey) si trova da solo su un campo di battaglia fangoso mentre gli altri guerrieri vengono uccisi davanti ai suoi occhi; le frecce li fanno cadere a terra, le spade tagliano gole come prosciutto. Impreca, comprensibilmente.

Presto, però, lo scontro viene ‘congelato’ magicamente e lui si ritrova al cospetto di qualcuno che gli assomiglia, prima che si trasformi nella Saenchai che conosceremo, interpretata da Minnie Driver, una narratrice che guiderà sia Jaskier che il pubblico attraverso lo show. “Ho bisogno che tu faccia rivivere una storia col tuo canto”, gli dice.

Questo racconto riguarda gli sforzi di sette sconosciuti dell’epoca d’oro elfica che combatterono insieme prima della ‘Congiunzione delle Sfere’, quando i mondi degli umani, degli elfi e dei mostri divennero uno solo e fu creato il primo Witcher – quindi non aspettatevi la comparsa a sorpresa di Henry Cavill. Non è un bluff: non c’è.

Questi individui, introdotti tramite una carrellata non propriamente riuscita, sono Fjall del Clan del Cane (Laurence O’Fuarain), Scian della Tribù Fantasma (Michelle Yeoh), Fratello Morte (Huw Novelli), i maghi Zacharé (Lizzie Annis) e Syndril (Zach Wyatt), Meldof (Francesca Mills) e il suo martello vendicatore Gwen, ed Éile l’Allodola (Sophia Brown).

Insieme dovranno vedersela contro Merwyn (Mirren Mack) e il suo saggio capo Balor (Lenny Henry, alla sua seconda apparizione in un fantasy importante dopo Gli anelli del potere), che stanno seminando caos e ribellione in tutto il Continente.

Il creatore Declan De Barra ha affermato che The Witcher: Blood Origin ha preso forma da “uno di quei rari momenti alla David Lynch in un caffè“, che sopravvaluta grossolanamente non soltanto la profondità della saga, ma anche le sue capacità artistiche. Dalla scrittura emerge qualche buon momento (“Sono uno che ama le belle storie. Penso che tu possa essere l’inizio di una storia”, dice Fratello Morte, armato di una mannaia), ma i dialoghi sono per lo più insipidi, banale o derivativi – un personaggio a un certo punto dice davvero: “Vieni con me se vuoi vivere!”.

Forse sarebbe più facile da digerire se non fosse per Gli anelli del potere, che travolge qualsiasi possibile valore scenico di The Witcher: Blood Origin con i suoi panorami epici e gli intricati VFX ad alto budget, e per House of the Dragon, che presenta conflitti reali simili che evolvono con sfumature, uno sviluppo dei personaggi convincente e buone interpretazioni. Ad esempio, una scena con la regina che cammina tra i ‘plebei’ con mantello e cappuccio è praticamente un clone di quella già vista ad Approdo del Re in GoT, per non parlare del drago.

Wolfgang Stegeman, il coreografo che ha dato vita al primo combattimento ‘spacca-ossa’ di The Witcher, manca molto in Blood Origin, che mette insieme scenografie artigianali senza molto stile e un’eccessiva sovrabbondanza di CGI, che ricorda il reboot di Hellboy del 2019.

The Witcher Blood Origin serie 2022Lo show è stato concepito a partire da “alcune righe” dei libri, ma nell’espandere il vago e nebbioso folklore a monte, riesce a privare di ogni misticismo due eventi importanti della storia di The Witcher, soprattutto quando sono imbottigliati in quattro episodi che diminuiscono di lunghezza fino al finale e ‘stabilizzati’ dalla narrazione goffa di Minnie Driver (un problema della struttura dello show nel suo complesso, non della star). È come sentirsi leggere la favola della buonanotte da qualcuno che vuole già addormentarsi.

Michelle Yeoh si è guadagnata il perdono; può sfoderare la sua spada e affinare il suo carisma d’acciaio per assicurarsi che ogni episodio rientri nella sua orbita di competenze. Sophia Brown e Laurence O’Fuarain sono protagonisti attivi e simpatici, con una chimica pungente e coinvolgente, soprattutto quando Blood Origin inizia a galoppare.

Gli altri personaggi non hanno invece lo stesso sviluppo, ma l’MVP è la Meldof di Francesca Mills, che con la sua arguzia e la sua sfacciataggine sconfigge tutti quelli che le si parano davanti – per non parlare di una delle scene migliori, un florilegio di martelli fuori campo alla You Were Never Really Here.

Ahinoi, i cattivi (che non sveliamo) sono raramente ‘in sintonia’, spesso monocordi e appena abbozzati senza la sostanza necessaria per comprendere la loro brama di potere, sia esso reale o magico.

A chi si rivolge quindi The Witcher: Blood Origin? Non ai semplici appassionati di dark fantasy, che non apprezzeranno (o non si preoccuperanno abbastanza di notare) l’approccio della serie alla saga, ma nemmeno ai fan più accaniti, che probabilmente saranno già abbastanza arrabbiati per il suo maneggiamento molto libero del ‘canone’.

È un passabile, quasi brutale miscuglio di magia e di sangue che dimenticherete nel momento stesso in cui sarà finita.

Di seguito trovate il full trailer italiano di The Witcher: Blood Origin, dal 25 dicembre nel catalogo di Netflix: