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Voto: 6/10 Titolo originale: Asteroid City , uscita: 08-06-2023. Budget: $25,000,000. Regista: Wes Anderson.

Asteroid City: recensione del film retrofuturista diretto da Wes Anderson

27/09/2023 recensione film di William Maga

Il regista torna sulle scene con un'opera che ripropone il suo cinema senza compromessi, il cui messaggio va trovato faticosamente sotto tutti i soliti orpelli stilistici

asteroid city film 2023

Guardando Asteroid City, l’ultima fatica di Wes Anderson, viene in mente una battuta di The Fabelmans, il film di Steven Spielberg uscito l’anno scorso: “Nella nostra famiglia, ci sono gli scienziati e gli artisti”.

Asteroid City è un film che racconta di un gruppo di sconosciuti che, nel settembre del 1955, finiscono tutti in una cittadina desertica resa famosa dall’impatto di un antico asteroide, ora popolata da scienziati che fanno ricerche astronomiche e test con la bomba atomica.

Dalla campagna di marketing che l’ha preceduto, era parso che Asteroid City sarebbe stato il primo film di fantascienza di Wes Anderson, e in effetti lo è, ma è anche un’opera che esplora il rapporto tra scienza e arte – gli sforzi comuni di scienziati e artisti – e come tutti siano ugualmente alla ricerca di una comprensione di ciò che significa essere vivi e parte dell’universo.

In Asteroid City, un concorso scientifico per giovani straordinari presentato dalla Divisione Ricerca e Sperimentazione del Governo degli Stati Uniti porta cinque famiglie nella piccola cittadina di Asteroid City, che non ha molto da offrire a parte la struttura scientifica militare, una tavola calda, un hotel e l’asteroide stesso. La famiglia Steenbeck è quella che conosciamo meglio: il padre Augie (un Jason Schwartzman truccato da Paolo Ruffini) e suo figlio Woodrow, o “Cervellone” (Jake Ryan), e le sue tre bambine dispettose.

Asteroid City film 2023 posterAugie, ex fotografo di guerra, non sa come dire ai suoi figli che la madre è deceduta a causa della sua lunga malattia tre settimane prima che iniziassero il loro viaggio per portare Woodrow alla cerimonia di premiazione del concorso di scienze in cui è finalista. Non sapendo come gestire la situazione, Augie chiama così il suocero, Stanley Zak (Tom Hanks), per badare alle ragazze. Woodrow, nel frattempo, ha fatto amicizia con gli altri quattro nerd finalisti, in particolare con Dinah (Grace Edwards), la figlia della star del cinema Midge Campbell (Scarlett Johansson).

Asteroid City, il luogo, è un frullato visivo di diverse epoche dell’Ovest americano: una porzione dei cowboy di John Ford con vista sui canyon, una porzione di Los Alamos (la città segreta in New Mexico dove il Progetto Manhattan costruì il primo ordigno nucleare), una parzione della Palm Springs degli anni ’50, una porzione del cartone animato di Willy il Coyote e Beep Beep.

Ed è in questo luogo, in un momento in cui geni adolescenti, ragazzini chiassosi, scienziati, cowboy, ufficiali militari, insegnanti e genitori si riuniscono per la presentazione del più grande scienziato del futuro dell’America, che la cittadina riceve la visita di un alieno che vuole indietro l’asteroide.

Visivamente, il lavoro di Wes Anderson è una delizia retrofuturistica, un film di invasione extraterrestre dal sapore creativo, con le caratteristiche di un B movie sci-fi degli anni Cinquanta. Eppure, è qualcosa di completamente diverso. Non è difficile che, specie i più giovani, all’uscita dalla sala esprimano frustrazione per il suo focus esistenziale su larga scala, probabilmente perché speravano di trovarsi davanti qualcosa di più vicino a Mars Attacks! (peraltro citato musicalmente).

In effetti, il materiale promozionale non ci prepara al grande colpo di scena di Asteroid City, che avviene letteralmente nel primo minuto del film: una narrazione a cornice che ricorda quella tipica della serie Ai Confini della Realtà e che invece non lo è affatto, che sposta drasticamente il genere di Asteroid City da tributo alla fantascienza a qualcosa di molto più metafisico e filosofico, passando non tra diversi livelli di realtà, ma tra diversi livelli di immaginazione e di indagine. Si tratta, nelle parole di uno dei personaggi, di “infinito e non so cos’altro”.

Non diremo cosa accade, basti dire che questa dimensione permette ad Asteroid City di parlare davvero di come gli esseri umani cercano un significato e di come affrontano i fenomeni che non capiscono. Il film parla del non sapere cosa fare quando ci troviamo di fronte ai limiti della nostra conoscenza e capacità analitica. Si tratta di cercare di scoprire qualcosa di più profondo sui nostri ruoli, sulla nostra parte nel mondo, su noi stessi, cercando di ottenere il controllo e di formare strutture per gestire il mistero quasi tormentoso della vita (e nulla incarna meglio questo aspetto di un personaggio che divide il deserto in lotti abitativi e vende gli immobili tramite distributori automatici).

Asteroid City film 2023 wesArrivati alla fine, si resta sbalorditi dal numero di volte in cui i personaggi pronunciano le parole “Io credo”: ci sono molte frasi come “credo di sapere ora cosa ho capito che siamo”, gesti retorici di incertezza, lotta per la scoperta e sforzo di introspezione.

La sceneggiatura, scritta da Wes Anderson a partire da una storia che ha co-creato con Roman Coppola, è forse una delle sue più acute e ambiziose.

Come sempre nei film di Wes Anderson, caratterizzati da grandi cast e da numerose scenografie spettacolari, Asteroid City si concentra in gran parte sull’essere parte di una produzione e sul suo significato. Nei film in cui il ruolo di ognuno è relativamente piccolo tutti devono lavorare insieme per rendere il film quello che è.

Qui, far parte di una produzione è proprio come far parte della civiltà umana: tutti abbiamo il nostro piccolo ruolo da svolgere nel grande schema delle cose, e nessuno è più importante di un altro. A volte aspettiamo il nostro scopo e a volte ci chiediamo quale sia il nostro scopo.

Ma non è un film cupo. Né dal punto di vista el tono né – naturalmente – da quello visivo. A parte qualche intermezzo in bianco e nero, Asteroid City è per lo più luminoso, dai colori pastello, un carnevale visivo di arancioni, gialli e turchesi. Come tutti i lavori di Wes Anderson, cerca di stabilire un legame umano e, visivamente, ci insegna a non avere paura di ciò che non capiamo di tutte le forze dell’universo: il tempo, lo spazio, la morte, l’essere, l’amore.

Il film riduce queste grandi domande a esempi tangibili; è un’opera che racchiude molteplici storie d’amore e molte, molte relazioni genitori-figli. Si tratta di tendere la mano all’altro in mezzo alla stranezza e all’inconoscibilità dell’universo, e di trovare qualcuno che ti ricambia proprio come te.

Poi, certo, sta al singolo spettatore stabilire se questo messaggio di fondo valga 105 minuti di recitazione teatrale e ‘artificiale’.

Di seguito – sulle note di Last train to San Fernando di Johnny Duncan – trovate il trailer italiano di Asteroid City, nei nostri cinema dal 28 settembre: