Il regista gira un sequel al suo survival del 2007, intrappolando Jessica McNamee e i suoi amici in un sistema di grotte australiano, un incubo claustrofobico e teso che gioca con le paure primitive dell'uomo
Non che, dai tempi di Lo Squalo, sia mai più stato troppo sicuro fare il bagno nelle acque dell’oceano, ma ultimamente pare che dobbiamo iniziare a preoccuparci seriamente anche delle tranquille gite nelle caverne sommerse. Black Water: Abyss di Andrew Traucki strappa infatti una pagina dello stesso manuale da cui ha recentemente attinto anche 47 Metri: Uncaged (la recensione) optando per aumentare il terrore animalesco attraverso l’idea di una claustrofobica prigionia.
È già abbastanza brutto quando squali o coccodrilli giganti decido di dare la caccia a prede umane, ma è ancora peggio quando detti ‘snack’ restano intrappolano in sistemi di grotte sotterranee allagate. Chi ha familiarità con Black Water (2007) e The Reef (2013) di Adrew Traucki sa già bene che il regista ha una certa passione per i brividi subacquei, ma stavolta sarà soprattutto la sceneggiatura di Ian John Ridley e Sarah Smith a far pendere l’ago della bilancia del giudizio dello spettatore verso la sufficienza o la bocciatura del film.
Un indizio: se avete una certa propensione a quei titoli con gente intrappolata e/o sepolta viva – magari girati in Australia settentrionale – e con una sana dose di sviluppo dei personaggi degna di una soap opera, allora Black Water: Abyss non vi deluderà. Altrimenti …
Sarebbe piuttosto difficile sperperare l’ambientazione intrinsecamente senza speranza disegnata per i protagonisti da Black Water: Abyss, dato che tutte le vie di fuga sono percorribili soltanto nuotando e che una creatura affamata può colpirli a caso in qualsiasi momento. Andrew Traucki così predilige l’oscurità degli angoli cavernosi, illuminando le scene con le torce collocate sulla fronte dei personaggi. Mentre si agitano in preda al panico e nuotano verso formazioni rocciose più alte dove il coccodrillo non potrà raggiungerli, la visibilità è minima per creare questo effetto intensificato di minacce sconosciute.
Non aspettatevi che la fotografia allora accenda le inquadrature in modo ampio e nitido. L’atmosfera data dalle lucine artificiali non fa che incrementare la sensazione di pericolo che è vagamente naturale e piuttosto spaventosa, mentre l’acqua continua a riversarsi nella camera di roccia che si riempie rapidamente.
Lo stile di Andrew Traucki è molto più orientato alla suspense che all’azione. Dove 47 Metri: Uncaged ricreava un’atmosfera da film slasher con assassini pinnati (a volte esilaranti), Black Water: Abyss parla invece di isolamento silenzioso, pedinamenti primordiali e brevi esplosioni di orrore quando il coccodrillo si lancia contro una vittima. Non è Blu Pronfondo 3 (la recensione), dove le mentalità di SYFY assicurava morti ridicolmente esagerate per il mero gusto dell’intrattenimento. Andrew Traucki mette in luce la ferocia di Madre Natura ed enfatizza la paranoia survivalista quando l’uomo si ritrova a sconfinare nel territorio di una bestia.
Viene messo in scena lentamente, con un’aggressività costante e morde forte quando sono richiesti momenti a effetto. Gli elementi horror da Natural Geographic non vanno perduti. Ian John Ridley e Sarah Smith rischiano forse un po’ troppo nel loro desiderio di scrivere un dramma che appare forzato e esagerato, data la già altissima e serissima posta in gioco. I fan del primo Black Water sanno che Andrew Traucki ha qualche ‘problema’ coi personaggi incinti, ma questa volta gli sceneggiatori – oltra alla gravida Yolanda – buttano il carico di un sopravvissuto al cancro (Viktor) e di due sospettati di tradimento (Luke e Jennifer).
A parte questo, i personaggi in sé non sono antipatici. La loro situazione potrebbe essere più incestuosamente contorta di un episodio di Beautiful, ma gli attori sono abili nel riuscire a rimanere più timorosi della loro possibile morte imminente. A volte si fa solo molta fatica a pensare che così tanti segreti nascosti possano sobbollire inosservati all’interno di un gruppetto di appena quattro amici. Non impossibile, ma incredibilmente straordinario in brevi esplosioni.
Rispetto al capostipite, il sequel di Andrew Traucki è un thriller più completo. La CGI usata sul coccodrillo è ondivaga e una sterzata nel terzo atto renderà ancora più appropriato il paragone con The Descent. Tuttavia, Black Water: Abyss rimane una lotta frenetica contro probabilità impossibili. Quello che otteniamo è un rettile alfa dominante, molti traumi e un senso di urgenza misto a disperazione che tutto sommato è avvincente. Non è il tipo di creature feature trascurabile in cui ci si imbatte a tarda notte su qualche TV privata, ma un’opera che riesce a portare facilmente a casa il risultato in un sottogenere troppo spesso ripetitivo e girato con mezzi non consoni, pronto a far rabbrividire il pubblico per i molti modi in cui Madre Natura è capace di ucciderci quando – e dove – meno ce lo aspettiamo.
Di seguito il trailer internazionale di Black Water: Abyss, da noi distribuito direttamente in VOD e home video: