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Voto: 7/10 Titolo originale: Broken Rage , uscita: 06-09-2024. Regista: Takeshi Kitano.

Broken Rage: la recensione del film molto breve di Takeshi Kitano (su Prime Video)

14/02/2025 recensione film di Stella Delmattino

Il regista 78enne torna sulle scene con un'opera irriverente e sovversiva, che fonde il suo cinema violento con l'innata comicità slapstick

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Rispondendo alle domande su Kubi, film in costume che raccontava alcuni anni di guerre feudali intestine nel Giappone del XVI secolo, Takeshi Kitano ha smentito alcune voci che lui stesso aveva alimentato.

Quello non sarebbe stato il suo ultimo lavoro, come aveva suggerito in precedenza. In realtà, stava già lavorando al successivo progetto, una parodia che avrebbe esplorato il tema della commedia nei film violenti. Non possiamo sapere quando il regista deciderà di porre fine a una carriera che dura ormai da quattro decenni—Kitano è così prolifico e insofferente alla stasi che ci si aspetterebbe di vederlo lavorare fino all’ultimo respiro.

Eppure c’è qualcosa nella sua ultima opera, Broken Rage, che lo rende una sorta di summa del suo cinema e, in un certo senso, un congedo. Dietro la sua facciata farsesca si cela lo spettro di un autore che rilegge il proprio intero canone, i suoi leitmotiv e il suo stile.

Broken Rage (2024) film posterNei mesi tra la première di Kubi a Cannes e quella di Broken Rage a Venezia, il filmmaker 78enne è tornato al programma televisivo che lo ha reso una megastar, Takeshi’s Castle, apparendo in alcuni episodi del reboot dello show. Lanciato a metà degli anni ‘80, Takeshi’s Castle consolidò la sua immagine di “Beat” Takeshi, un comico irriverente, e al tempo stesso contribuì a creare una sorta di sdoppiamento di personalità con cui Kitano ha dovuto fare i conti per tutta la sua carriera.

Come poteva il pubblico conciliare l’icona della TV comica e volgarotta con il cineasta che dirigeva e interpretava film come Violent Cop, Hana-bi e Sonatine?

La verità è che questa antinomia è sempre stata mal posta. Il cinema di Kitano non ha mai visto le sue due anime—quella dell’autore e quella del comico—come mutuamente esclusive, ma ha sempre cercato di fonderle. Anche nei suoi film più austeri e violenti, l’umorismo è sempre stato un’arma tanto efficace quanto le pistole, i coltelli e le katane impugnate dai suoi personaggi.

Cionondimeno, ci è voluto del tempo prima che il suo cinema fosse accettato con serietà. Solo dopo la vittoria del Leone d’Oro a Venezia nel 1997 con Hana-bi, la critica giapponese ha smesso di liquidare i suoi progetti come le velleità di un “dilettante cinematografico” intento a sovvertire le regole. Ma è proprio in quella sua natura sovversiva che i film di Kitano raggiungono la loro massima potenza: la sua regia, essenziale e pulita, funziona non nonostante, ma proprio grazie alle sue contraddizioni.

Ed eccoci allora Broken Rage. Diviso in due capitoli, inizia come un crime-thriller prima di cambiare radicalmente tono e rielaborare ogni scena della prima parte in una chiave delirante. Kitano interpreta in entrambi i segmenti un sicario. Infallibile nel primo, goffo e disastroso nel secondo, è “Mouse”, un killer la cui routine omicida viene sconvolta quando la polizia lo recluta per infiltrarsi in un cartello della droga.

Per quanto i due segmenti siano stilisticamente distinti, l’umorismo li permea entrambi. Già nella prima parte, apparentemente più seria, la sceneggiatura segue una logica infantile: bastano un paio di pugni in una rissa simulata con un altro infiltrato per guadagnarsi la fiducia dei criminali. Il suo killer solitario è una parodia dei sicari infallibili che ha interpretato in passato (pensiamo a Otomo della saga di Outrage).

Ma l’impegno nel prendere in giro le sue stesse icone cinematografiche è qualcosa che Kitano non faceva con questa intensità dai tempi di Takeshis’ (2005), un esperimento comico che però finiva spesso in voli pindarici autoreferenziali. Nulla di più lontano dallo spirito di Broken Rage. Non solo è un film spassoso—il tipo di commedia che ha mandato il pubblico della prima stampa in convulsioni di risate dopo poche scene—ma è anche una netta smentita della visione che ha sempre separato la sua vena popolare da quella autoriale.

Broken Rage (2024) film kitanoBroken Rage è anche un’ennesima dimostrazione della maestria di Kitano nella commedia slapstick. Le gag della seconda parte non saranno nuove ai suoi fan più fedeli, ma è impressionante vedere un vecchietto ancora disposto a mettersi alla prova con cadute, scivolate e incidenti ai limiti della sopravvivenza. Il suo cinema ha sempre trasudato una gioia infantile, ma qui la porta all’estremo.

Già prima che una lite tra gangster venga risolta con un assurdo gioco musicale con le sedie—una scena che sembra uscita direttamente da un episodio di Takeshi’s Castle—il film si presenta come l’opera di un cineasta che vuole solo divertirsi con il proprio materiale, senza preoccuparsi delle regole.

Cos’altro potrebbe spiegare la comparsa improvvisa di una sequenza per “riempire il minutaggio”, che interrompe la narrazione per dare spazio a una chat live in cui gli spettatori commentano tutto ciò che è appena accaduto? “Questo è proprio Takeshi!”, esclama uno dei commentatori. Ed è così.

Ad ogni modo, si fa fatica a considerare Broken Rage un Kitano minore. Con una durata di 62 minuti, non è solo un divertissement, ma un autoritratto esplosivo: un artista che ripensa il proprio rapporto con il cinema e si diverte un mondo nel farlo.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Broken Rage, a catalogo dal 13 febbraio: