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Dossier: Alan Moore e il disprezzo verso il termine graphic novel

27/12/2024 news di Redazione Il Cineocchio

L'autore inglese è stato molto chiaro

alan moore fright fest 2014

Il 2024 ha visto il ritorno sugli schermi di Watchmen, questa volta come film animato in due parti. Uscito per la prima volta nel 1986, Watchmen è il celebre fumetto di supereroi creato da Alan Moore (che, come è noto, non ha alcun interesse per i suoi adattamenti in altri media) e dall’artista Dave Gibbons.

È anche l’unico fumetto supereroistico che è ampiamente accettato come lettura dai critici letterari, tanto che ha dato vita a un nuovo termine per il medium del fumetto: “graphic novel”.

Il termine risale a qualche tempo prima, con la serie Marvel Graphic Novel (iniziata nel 1982). Questi numeri, più lunghi (e più costosi) rispetto ai fumetti usuali, raccontavano storie autoconclusive e tendevano ad essere più cupi rispetto ai comics Marvel contemporanei.

Prendiamo ad esempio “X-Men: Dio ama, l’uomo uccide” (di Chris Claremont e Brent Anderson), in cui gli X-Men combattono un televangelista e il bigottismo religioso, o “La morte di Captain Marvel” (di Jim Starlin), in cui l’eroe cosmico soccombe al cancro.

watchmen fumetto doc manhattanUna volta che tutti i 12 numeri di Watchmen furono ristampati in edizioni rilegate con copertina rigida e brossura, il termine “graphic novel” si consolidò come il termine rispettabile o prestigioso per indicare il “fumetto”. Non sentirete mai parlare di “Maus” di Art Spiegelman o “Persepolis” di Marjane Satrapi come di semplici fumetti.

Ma chi non è d’accordo con questa etichettatura?

Alan Moore stesso, che ha una particolare avversione nel vedere le edizioni raccolte di fumetti Marvel/DC etichettate come “graphic novel”. In un’intervista dal red carpet per il debutto del suo film “Show Pieces” al Fright Fest nel 2014, ha spiegato:

“Quello che il boom del fumetto degli anni ’80 ha fatto è stato dare a molte persone la licenza di non dover crescere davvero. Chiamandoli graphic novel — un termine che odiavo, perché non sono particolarmente grafici e di certo non sono romanzi.

Di solito sono 12 numeri di She-Hulk graffettati insieme. Quello non è un romanzo. Quello che penso sia successo è che molte persone che erano semplicemente interessate alle avventure di Lanterna Verde, pur avendo 35 o 40 anni, hanno visto in Watchmen qualcosa che gli ha permesso di dirsi: ‘Oh, non sono mentalmente ritardato. Questo è un graphic novel, è per adulti!’ Ma no, non è così …

Mi sentirei più felice se ‘graphic novel’ significasse qualcosa di più di quello che significa ora, ossia ‘fumetto costoso’, e questo è praticamente tutto quello che invece indica.”

Ad ogni modo, il termine “graphic novel” è un’inesattezza per Watchmen, e non solo per le obiezioni di Moore.

Watchmen fu pubblicato in 12 albetti e ogni numero era progettato per raccontare una storia quasi completa a se stante. Prendiamo Watchmen #5, “Fearful Symmetry / Paurosa Simmetria”, intitolato così perché a metà dell’episodio, le pagine iniziano a rispecchiare quelle precedenti.

Molti altri celebri “graphic novel” di Moore, come il thriller distopico “V for Vendetta” (disegnato da David Lloyd) e il dramma su Jack lo Squartatore “From Hell” (disegnato da Eddie Campbell), furono anch’essi inizialmente serializzati. Sebbene si possa apprezzare la preservazione delle edizioni raccolte (molti fumetti erano storie per bambini, stampati su carta economica e non pensati per durare nel tempo), ciò non li rende certo ‘romanzi’.

Il disprezzo di Alan Moore per i supereroi a volte viene equiparato all’odio per i fumetti in generale, ma non è affatto così. Ha dato un brillante commento per il fumetto bellico di Garth Ennis e Steve Epting, “Sara” (2018), definendolo “un colpo ben mirato al cuore”. Ha anche elogiato l’epopea fantascientifica di Brian K. Vaughan e Fiona Staples, “Saga”, e le opere di Kieron Gillen e Si Spurrier.

Come ha detto lui stesso (via Guardian): “Amerò sempre e adorerò il medium fumetto, ma l’industria dei comics e tutto ciò che vi è legato è diventato insopportabile.”

Di seguito trovate l’intervista dal red carpet del 2014:

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