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Voto: 4/10 Titolo originale: Barb Wire , uscita: 02-05-1996. Budget: $9,000,000. Regista: David Hogan.

Dossier: Barb Wire di David Hogan, come ti rimpasto – e trashizzo – Casablanca

31/01/2023 recensione film di William Maga

Nel 1996 Pamela Anderson era l'eroina fetish di un cinecomic che pescava a piene mani dal classico con Bogart, con risultati miseri

barb wire film 1996 pamela

La procace Barb Wire possiederà pure la medesima scollatura delle maggiorate dei film di Russ Meyer, ma l’effetto ‘sballonzolamento’ della mercanzia non raggiunge pari livelli di efficacia. Quando hai intenzione di realizzare una versione camp di Casablanca, dovresti infatti almeno avere la decenza di pensarla divertente per lo spettatore.

Purtroppo, a parte un paio di scene molto ovvie e assurdamente sopra le righe, l’adattamento per il cinema diretto nel 1996 da David Hogan riesce nell’intento di risultare semplicemente modestissimo. E al di là della curiosità morbosa di vedere in azione avvolta in succinti abitini in pelle la protagonista Pamela Anderson Lee, l’unico vero motivo per rimanere svegli durante la visione di Barb Wire è contare proprio cosa – e quanto – la sceneggiatura abbia rubato senza remore dal classico con Bogart e la Bergman.

I personaggi e l’ambientazione potranno esser pure basati sull’omonimo fumetto della Dark Horse, ma la trama generale è puro Casablanca in chiave cyberpunk.

È il 2017 (l’anno peggiore della vita del protagonista, come ci informa una voce fuori campo appena sussurrata) e gli USA sono immersi nella seconda guerra civile americana. È rimasta una sola città libera, Port Steel Harbor, dove Barba ‘Barb Wire’ Kopetski (cioè ‘Rick Blaine’, qui interpretato da Pamela Anderson Lee) possiede e gestisce il bar Hammerhead. Si è dichiarata neutrale in un territorio ‘non allineato’, che accetta patrocini sia dalle forze fascistoidi del Congresso che dai ribelli che cercano di ribaltarle.

BarbWire.jpgUn giorno, uno scienziato governativo disertore in possesso di informazioni critiche sulla resistenza, la dottoressa Karina Devonshire (la parte di “Victor Laszlo”, interpretato ora da Victoria Rowell), arriva all’Hammerhead in compagnia di un combattente della resistenza, Axel (la parte di “Ilsa”, aka Temuera Morrison).

Hanno bisogno di un modo per attraversare il confine con il Canada e pensano che Barb possa aiutarli. Ma c’è un problema: lei e Axel erano amanti e non gli ha mai perdonato di averla abbandonata a Seattle.

Se non fosse chiaro, la maggior parte dei personaggi originali di Casablanca sono presenti (anche se la metà ha subito un cambiamento di sesso … ) e la storia procede in linea di massima nello stesso modo (con alcune scene di combattimento inserite per consentire alla protagonista di mostrare il suo atletismo, tra le altre cose …).

È curioso allora come nessuno abbia pensato di accreditare gli sceneggiatori di Casablanca Julius J. Epstein, Philip G. Epstein e Howard Koch almeno per aver ‘ispirato’ Barb Wire. D’altra parte, per il bene della loro reputazione, forse è meglio così.

Nonostante sia vestita in pelle e con vertiginosi tacchi a spillo, questo look fetish non rende automaticamente Pamela Anderson una star dell’action: le curve prorompenti e la chioma bionda certo aiutano a garantirle una ‘presenza scenica’ importante, ma la ex star di Baywatch si dimostra tutt’altro che un’attrice degna di ruoli del genere (giustamente Hollywood ha provato a monetizzare la sua immagine, ci stava dai).

Ok, sta ‘bene’ in sella a una Harley cromata, ma questo è tutto. Tra l’altro, le battute che le mettono in bocca sono terribili, su tutte quella con cui si presenta  (“Non chiamarmi tesoro!”), che ricorda più il ritornello di Kevin Kline in Un pesce di nome Wanda (“Non chiamarmi stupido!”) che qualsiasi altra frase mai pronunciata da Humphrey Bogart.

Il regista – e tutti gli altri sopra di lui – si sono probabilmente resi fin da subito conto che stavano girando un brutto film, antesignano nemmeno troppo povero (9 milioni di dollari di budget) dei cinecomic, pensato in fretta e furia per sfruttare una Pamela Anderson all’apice della forma e della popolarità, ma altamente impreparata. Forse pensavano che Barb Wire sarebbe stato almeno divertente, una speranza che tuttavia non si è concretizzata.

Quegli elementi di demenzialità involontaria e trashitudine che rendono per insondabili ragioni certi film appassionanti non è infatti presente, al punto che Barb Wire non è riuscito nel tempo nemmeno lontanamente a generare quel piccolo seguito di culto che solitamente non manca a opere giudicate come becere dalla critica al tempo dell’uscita. Semplicemente da ignorare.

Di seguito trovate una scena di Barb Wire: