Titolo originale: District 9 , uscita: 05-08-2009. Budget: $30,000,000. Regista: Neill Blomkamp.
Dossier | District 9 di Neill Blomkamp: Wikus, lo specchio oscuro dell’umanità
08/03/2021 recensione film District 9 di William Maga
Nel 2009, Sharlto Copley esordiva interpretando un anti-eroe atipico e gretto, col quale non vorremmo mai identificarci, ma che forse non è così lontano da come tutti siamo realmente
Si dice spesso che la fantascienza offra uno specchio per la società, riflettendo sullo schermo le nostre paure latenti e permettendoci di affrontare gli aspetti più oscuri della nostra natura. La maggior parte delle volte, tuttavia, la riflessione del cinema di fantascienza tende ad essere però un po’ morbida: in Avatar di James Cameron, ad esempio, sono i militari al soldo di una mega-corporazione a essere inquadrati come i cattivi, mentre l’ ‘eroe medio’ è quello che fa amicizia con gli alieni e li aiuta a difendere il loro pianeta.
Nel modo in cui viene interpretato da Sam Worthington, il personaggio principale di Avatar offre così un qualche tipo di conforto al resto di noi – certo, alcuni di noi sono crudeli, violenti e materialisti, ma ci sono anche molti bravi esseri umani là fuori come Jake Sully.
District 9 del sudafricano Neill Blomkamp – uscito per pura coincidenza nel 2009, lo stesso anno proprio di Avatar – fa qualcosa di relativamente raro. Il suo protagonista, un certo Wikus van der Merwe, inizia il film come un personaggio egoista, tutt’altro che eroico e, anche se alla fine è cambiato, non è ancora quello che chiameremmo comunemente un altruista.
In altre parole, District 9 garantisce la tipica situazione di ‘specchio’ offerta della fantascienza, ma si rifiuta fermamente di darci quel tipo di eroe rassicurante e con una bussola morale integerrima che generalmente ci si aspetta da un’opera di genere mainstream.
I parallelismi tra la premessa di District 9 e le crisi dei rifugiati nel mondo reale sono facili da vedere. È ambientato in un universo alternativo in cui una gigantesca astronave ha portato con se un carico di alieni macilenti ed emaciati nella Johannesburg degli anni ’80; la storia poi salta ai giorni nostri, dove gli extraterrestri sono rinchiusi in squallidi ghetti, o ‘Distretti’ appunto.
Girato in uno stile pseudo-documentaristico, District 9 ci presenta quindi Wikus, un subdolo passacarte aziendale il cui compito è quello di liquidare uno di questi quartieri – prigione e incanalare tutti gli alieni presenti verso un altro.
Sharlto Copley, al suo primo ruolo cinematografico, è perfetto come Wikus: come il David Brent di The Office, ama chiaramente l’attenzione riservatagli dalla troupe del documentario mentre li guida all’interno del nono Distretto. Con i suoi capelli leccati e i baffetti, è ignaro degli orrori che sta così infliggendo a quelle creature (o “Gamberoni“, come li chiamano gli umani): abortire in modo violento feti alieni non nati per mantenere inalterato il loro numero complessivo; terrorizzarli nelle loro case improvvisate; attirarli in una nuova baraccopoli con la promessa di cibo per gatti con cui nutrirsi.
I 15 minuti di fama di Wikus passano attraverso un loop quando l’uomo viene esposto a quella che può essere descritta solamente come una bomboletta spray piena di una sostanza appiccicosa da un altro mondo. Tale sostanza agisce sul DNA di Wikus, trasformandolo gradualmente in un ibrido mutante ‘gamberone-umano’ – in altre parole, Wikus diventa proprio la cosa che più detesta. Un film più convenzionale avrebbe potuto usare questo incidente come una sorta di momento in stile ‘strada di Damasco’ per il suo protagonista – il primo passo nel cammino del ‘peccatore’ Wikus verso la salvezza.
Wikus rimane invece assolutamente calate nel ruolo di idiota egoista. Braccato dai suoi ex colleghi, Wikus si rifugia così nel District 9, dove unisce le forze con Christopher (un Jason Cope in motion-caption), un alieno che afferma di poter curare Wikus dalla sua mutazione. Christopher vuole usare una piccola navicella spaziale per raggiungere la nave madre aliena (che ancora incombe sopra la città) e usarla per entrare in contatto con il suo pianeta natale; Wikus lo aiuta, semplicemente perché pensa di poter ottenere la cura che lo riporterà alla sua vita umana e privilegiata.
La maggior parte di noi vorrebbe credere di avere dentro gentilezza ed empatia innati, ma la verità è che probabilmente siamo molto più simili a Wikus van der Merwe di quanto vorremmo ammettere. Wikus è l’incarnazione fantascientifica di molte aspetti negativi della specie umana. Non è un vero e proprio ‘mostro’, come un dittatore o un genocida, ma piuttosto rappresenta il tipo di becera crudeltà che porta i proprietari delle baraccopoli (aka centri di accoglienza), gli strozzini o i governi a creare “ambienti ostili” per i migranti.
District 9 è stato adattato dal cortometraggio di Neill Blomkamp, Alive In Joberg, in cui il regista aveva abilmente montato insieme riprese reali dei bassifondi e personaggi intervistati con i suoi personali effetti speciali visivi di creature aliene. Entrambe le opere parlano della storia del XX secolo del Sud Africa – in particolare, del District Six, un’area di Cape Town dove circa 60.000 residenti vennero trasferiti con la forza nel corso degli anni ’70. In un senso più generale e universale, tuttavia, il District 9 fornisce un’ampia descrizione del crollo psicologico che porta a una tale incredibile barbarie.
Come apertamente confermato in un’intervista del 2018 da Sharlto Copley, Wikus rappresenta un lato della natura umana che spesso rimane nascosto in bella vista:
La maggior parte delle persone cerca di nascondere questa parte di sé di cui si vergogna. ‘Sono un meraviglioso essere umano. Tu no? Non lo siamo tutti?‘ […] È un cosa del tipo: ‘Le persone a volte sono egoiste? Sì. Alla fine, ti metteresti al primo posto nella maggior parte delle situazioni nella tua vita? Sì. Ti piacerebbe passare per uno che invece non farebbe così? Sì. Ci sono occasioni in cui potresti fare la cosa giusta per il tuo prossimo? Sì.’
Alla fine, Wikus fa la cosa giusta: difende Christopher e suo figlio dalle forze militari e, peraltro, quasi muore nel tentativo. A questo punto, però, Wikus è a malapena umano: sulla ‘scala mobile’ della mutazione, è molto più alieno che uomo. È solo quando Wikus ha perso tutto – il suo status, sua moglie la sua possibilità di partecipare alla società umana – che inizia a sentire un qualche tipo di connessione con Christopher e le specie che ha trattato così crudelmente.
Tutto è in netto contrasto col già citato Jake Sully di Avatar, il cui simile salto all’interno di un corpo alieno ha un effetto più inebriante. Sully è stregato dallo stile di vita semplice e armonioso dei Na’vi e si innamora della figlia del capo.
In District 9, Wikus detesta quello che sta diventando praticamente tutto il tempo e prende attivamente a calci ogni opportunità per riscattarsi, fino all’ultimissimo minuto. Questo è in parte ciò che rende District 9 un film così cupo e violentemente spassoso – e anche decisamente onesto.
Di seguito una scena di District 9:
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Fonte: DofG