Dossier: il lato oscuro di Agatha Christie, la vera storia dietro Assassinio sull’Orient Express
17/06/2025 news di William Maga
La scrittrice rielaborò il caso Lindbergh, trasformando il giallo classico in un racconto di giustizia collettiva e dilemma etico

Assassinio sull’Orient Express rappresenta uno degli snodi più audaci dell’intera produzione di Agatha Christie, un’opera in cui la scrittrice infrange le convenzioni rassicuranti del giallo tradizionale per esplorare le pieghe più oscure della giustizia umana.
Apparentemente costruito secondo lo schema consueto del “mystery da salotto”, con un omicidio in ambiente chiuso, una rosa di sospettati ben delineata e un detective dalla mente infallibile, il romanzo si distingue per la profondità della posta in gioco morale e per il suo legame diretto con un fatto di cronaca che aveva scosso l’opinione pubblica mondiale: il rapimento e l’assassinio del figlio di Charles Lindbergh nel 1932.
Quella notte del 1° marzo, il piccolo Charles Augustus Lindbergh Jr., di appena 20 mesi, fu rapito dalla sua cameretta nella tenuta di famiglia nel New Jersey. I rapitori lasciarono un biglietto in cui chiedevano 50.000 dollari di riscatto, cifra poi aumentata a 70.000 nel corso di ulteriori messaggi criptici.
Nonostante le rassicurazioni contenute nelle lettere, il corpo del bambino fu ritrovato sei settimane dopo, ormai in stato avanzato di decomposizione, a pochi chilometri da casa. Le indagini furono caotiche, costellate di false piste, confessioni mendaci, interferenze della criminalità organizzata (Al Capone offrì la sua collaborazione in cambio della libertà), errori investigativi e sospetti infondati che portarono, tra le altre conseguenze tragiche, al suicidio di Violet Sharpe, domestica nella casa dei nonni materni del bambino.
Dopo due anni, l’arresto del carpentiere tedesco Bruno Richard Hauptmann – identificato grazie alle banconote segnate del riscatto – portò a un processo mediatico e alla sua esecuzione sulla sedia elettrica nel 1936, nonostante non siano mai stati completamente chiariti tutti i dettagli della sua colpevolezza. Il caso fu ribattezzato “il crimine del secolo” e provocò un’ondata di sgomento globale, tanto da ispirare leggi federali negli Stati Uniti e da ossessionare l’opinione pubblica europea.
La Christie muta il contesto, trasportando la vicenda nel lusso claustrofobico dell’Orient Express bloccato dalla neve nei Balcani, ma conserva elementi centrali del caso: una bambina rapita da una casa sorvegliata, un riscatto pagato invano, un delitto efferato, un’indagine nazionale che si chiude con un capro espiatorio condannato alla pena capitale e un’ondata di dolore collettivo che attraversa tutte le classi sociali.
In Assassinio sull’Orient Express, la piccola Daisy Armstrong diventa l’innesco di un piano criminale quanto mai atipico: non un omicidio passionale o utilitaristico, ma un’esecuzione rituale, concertata da dodici persone – proprio come una giuria – per punire l’uomo che aveva spezzato un’intera famiglia e, con essa, una comunità affettiva. Il presunto uomo d’affari americano Samuel Ratchett, in realtà l’ex gangster Cassetti, diventa il bersaglio di questa vendetta perfettamente orchestrata.
Il suo omicidio, compiuto con un simbolico accanimento da parte di tutti i partecipanti, sovverte l’ordine tipico della detective fiction: qui il colpevole è noto, il mistero non è “chi ha ucciso” ma “perché tutti lo hanno fatto”.
Hercule Poirot, chiamato a indagare tra aristocratici, governanti, insegnanti e militari, svela gradualmente una verità che non può essere trattata come semplice soluzione logica, ma come punto di rottura tra legalità e umanità.
Il detective, emblema del razionalismo, è costretto ad affrontare una dimensione morale che sfugge alle sue famose cellule grigie: ciò che scopre non è un crimine da punire, ma un gesto collettivo che reclama comprensione. Il dilemma etico è profondo: è possibile considerare giusto un omicidio se motivato da un senso di giustizia negata?
La risposta di Poirot – scegliere il silenzio e offrire due versioni del delitto, lasciando ai superiori il compito di scegliere – rappresenta un gesto rivoluzionario per il genere, un rovesciamento della sua stessa funzione: non più restituire ordine, ma riconoscere la complessità dell’ingiustizia.
L’ambientazione, elegante e soffocante, amplifica l’effetto di sospensione: il treno diventa un tribunale mobile, un luogo fuori dal tempo dove il dolore si traduce in azione e la vendetta prende il posto della legge. La scrittura di Agatha Christie, asciutta e precisa, accentua l’aspetto teatrale del racconto, mentre l’uso corale dei personaggi rompe la linearità narrativa classica, sostituendola con una costruzione a mosaico.
Ognuno dei dodici passeggeri rappresenta un frammento del trauma condiviso: la bambina perduta ha lasciato dietro di sé non solo dolore ma un’esigenza di senso che solo l’atto estremo dell’omicidio sembra poter colmare. Il romanzo, pur mantenendo i tratti formali del cozy mystery – ambientazione ristretta, logica deduttiva, assenza di violenza esplicita – si carica di un’energia tragica che lo avvicina più alla tragedia greca che al giallo da intrattenimento.
Non a caso, Assassinio sull’Orient Express è tra i romanzi più spesso adattati per il cinema: la versione del 1974 diretta da Sidney Lumet, con Albert Finney nei panni di Poirot, cattura perfettamente questa duplicità, alternando l’eleganza visiva alla tensione morale del finale.
La forza di quest’opera sta anche nella sua capacità di parlare al lettore moderno: la domanda che pone – può la giustizia diventare vendetta senza perdere legittimità? – resta attuale, e sfida ogni forma di pensiero binario. L’uso del fatto di cronaca non è mero sensazionalismo, ma diventa punto di partenza per un’indagine sull’animo umano, sulle ferite della società e sulla fallibilità delle istituzioni.
Con Assassinio sull’Orient Express, Agatha Christie mostra come il giallo, quando si spinge oltre i suoi confini, possa farsi letteratura profonda e inquietante, capace di mettere in crisi le certezze e restituire la complessità dell’esperienza umana.
Di seguito il trailer italiano di Assassinio sull’Orient Express del 1974:
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