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Voto: 6/10 Titolo originale: Year of the Dragon , uscita: 16-08-1985. Budget: $24,000,000. Regista: Michael Cimino.

Dossier: L’anno del dragone di Michael Cimino; nell’inferno della Chinatown delle triadi

11/12/2023 recensione film di Marco Tedesco

Nel 1985 il regista tornava sulle scene con un crime thriller elegantemente violento e cupo, ma non privo di problemi di scrittura

L'anno del dragone (1985) film rourke

Una decina d’ anni dopo il film diretto da Roman Polanski, rieccoci nel 1985 a Chinatown, luogo ‘dove tutto può accadere’. Anche che un capitano della polizia, Stanley White (Mickey Rourke), s’illuda di far trionfare la legge e ripulire quel quartiere (stavolta siamo a New York) dai boss che smerciano droga e taglieggiano i negozianti.

Per onorare il proprio cognome, benché sia di origine polacca, White ce l’ha proprio coi ‘musi gialli’? Si e no. Reduce del Vietnam, vuole riscattare l’America dalla batosta subita in Estremo Oriente, e quindi continua a suo modo la guerra contro i ‘nemici’, ma al contempo, memore del contributo dato dai laboriosi cinesi alla modernizzazione degli Stati Uniti e di quanto essi siano stati vergognosamente sfruttati, alza il tiro: dice di combattere per l’integrità dei costumi e la giustizia sociale.

Poiché intanto i suoi primi bersagli sono i capi delle cosche cinesi, arrota i denti e unge il grilletto. Indaga su certi assassini!, irrompe nelle bische clandestine, e infischiandosi dei vecchi accordi tra polizia e mafiosi vuole ‘far bollire il riso a Chinatown’.

Il suo capo gli dà corda, e contro il parere di un vecchio collega gli consente d’infiltrare un giovane sbirro cinese fra la mala, ma è da Tracy Szu (Ariane Koizumi), una reporter televisiva anch’essa di origini orientali, che White spera d’avere il maggior aiuto. L’avversario più temibile si rivela Joey Tai (John Lone), un esponente della nuova mafia che con modi spicci ha impugnato le redini dei traffici, ed è in diretto contatto con la Thailandia, coordinando le spedizioni punitive.

Quando White e Tai vengono ai ferri corti, la sfida è allora fra astuzia e crudeltà. Il primo arruola persino due suore perché intercettino i negoziati tra i boss, promette cazzotti ai propri agenti che si lascino corrompere, e s’installa nella casa di Tracy, per avere le mani più libere. L’altro gli manda a uccidere la moglie e stuprare Tracy, fa decapitare il concorrente ‘Mamma Cocaina’, gli ammazza pure il giovane aiutante.

L'anno del dragone (1985) film posterE’ il bianco ad avere la meglio, ma per i sistemi illegali ai quali ha fatto ricorso perde il posto e la speranza della promozione. Sicché mentre White si pente del suo oltranzismo, le cose tornano come prima, e a conforto del nostro eroe restano soltanto i baci di Tracy. «Sei proprio tutto matto», gli dice l’amica nel finale al ralenti … Ma non si era dalle parti del dramma?

L’anno del dragone (Year of the Dragon), che deriva da un bestseller di Robert Daley (e che fu investito dalle proteste della comunità cinese d’America al momento dell’uscita), sulla carta poteva essere un’opera in grado di trascinare al cinema una platea in cerca di emozioni violente (operazione fallita, visti i non esaltanti 18 milioni di dollari rastrellati all’epoca), ma non può dirsi pienamente riuscita.

Uscito dalle esperienze de Il Cacciatore e I Cancelli del cielo, il regista Michael Cimino – che si avvale della penna di Oliver Stone alla sceneggiatura – confermava di possedere in eguale misura pregi e difetti. Nei primi rientra senz’altro l’eleganza dell’ambientazione (i ristoranti cinesi, le fabbriche di soia, la casa di Tracy col panorama notturno di Manhattan), il taglio secco delle inquadrature, la direzione degli attori.

Nei secondi mettiamo l’approssimativa struttura di un racconto, sottolineata dal montaggio troppo rigido, che tenta di aprire parentesi d’analisi psicologica e persino d’ordine comico in un poliziesco, con contorno di massacri, nel quale dopo decine di film sui giustizieri e sui padrini finisce con l’esservi ben poco di innovativo.

La musa di Michael Cimino rimane comunque l’isterismo visivo. Finché si tratta di rappresentare l’orrore criminale e il delirio delle sparatorie, il regista è un maestro del film d’azione. Fa invece cilecca quando cerca di dare spessore ai personaggi e di metterli in crisi.

Allora White gira su se stesso, per il rimorso di aver mandato al macello anche la moglie, Tracy si agita molto ma con poco sugo, e il nucleo ideologico di L’anno del dragone (se ci si arrende alla malavita, crolla tutto il sistema americano) si disperde nella resa al buon senso, in un pasticcetto in lacrime, incursioni nella giungla, duelli nei cessi al molo, con White che resta in brache e Tracy che esce nuda dalla vasca da bagno mentre i padrini cinesi tramano nell’ombra.

Mickey Rourke, sperando di aggiungere il proprio ritratto a una galleria di moralisti fanatici, infonde grinta, rabbia e corruccio a Stanley White. La modella nippoolandese Ariane Koizuml sopperisce con la freschezza alla scarsa espressività, ma i più bravi sono gli attori di origine cinese, molti dei quali non professionisti, fra i quali spicca John Lone.

Di seguito trovate il trailer internazionale di L’anno del dragone: