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Voto: 5/10 Titolo originale: Red Planet , uscita: 10-11-2000. Budget: $80,000,000. Regista: Antony Hoffman.

Dossier: Pianeta Rosso, un fanta-flop tanto accurato nei dettagli quanto svogliato nel cast

02/04/2025 recensione film di Marco Tedesco

Nel 2000, Val Kilmer e Carrie Ann-Moss erano al centro di un disastro commerciale ambizioso e disallineato

Con l’eccezione di Atto di Forza e Sopravvissuto – The Martian, i film ambientati sul polveroso pianeta rosso — Marte — hanno spesso deluso le aspettative del pubblico. Ma anche tra i flop, pochi sono stati tanto clamorosi quanto Red Planet del 2000, con Val Kilmer protagonista.

Con un budget produttivo di 80 milioni di dollari, questo blockbuster mai compiuto — coprodotto dall’australiana Village Roadshow Pictures e distribuito da Warner Bros. — incassò appena 33 milioni di dollari a livello globale, segnando una pesante perdita per gli studi coinvolti.

Una teoria frequente sul fallimento di Pianeta Rosso è che abbia sofferto il suo “film gemello”, Mission to Mars di Brian De Palma, uscito appena otto mesi prima, nel marzo del 2000. Tuttavia, nemmeno quello fu un successo economico: incassò 106 milioni di dollari a fronte di un budget di 90 milioni, appena sufficienti per non essere disperati. Chi andò a vedere il lavoro di De Palma, pare non avesse quindi alcuna voglia di tornare su Marte quello stesso novembre.

Tuttavia, non è corretto attribuire tutta la colpa al film di De Palma. Entrambi furono stroncati dalla critica, segno che la qualità generale aveva un peso decisivo nel loro eventuale insuccesso, tanto quanto la saturazione del pubblico per le storie ambientate su Marte. Si potrebbe facilmente puntare il dito contro il regista esordiente Antony Hoffman, che non ha più diretto alcun film dopo Pianeta Rosso, ma non si può imputare solo a lui il fallimento: anche la sceneggiatura e il cast hanno le loro responsabilità.

Una delle prove che Antony Hoffman aveva buone intenzioni alla regia di Pianeta Rosso sta nella sua attenzione verso l’accuratezza scientifica. Il regista collaborò infatti per mesi con ingegneri della NASA per garantire il massimo realismo possibile. E forse ricevette previsioni piuttosto pessimistiche, visto che ambientò la prima missione umana su Marte negli anni intorno al 2050, molto più avanti rispetto all’ottimistica spedizione del 2020 mostrata in Mission to Mars.

Pianeta rosso (2000) film posterIl suo impegno nei dettagli emerge soprattutto negli effetti visivi, che pur essendo invecchiati oggi nell’estetica, reggono ancora perfettamente sul piano concettuale. Hoffman utilizzò immagini reali provenienti dalle vere missioni su Marte. Anche la tecnologia rappresentata nel film è fedele alla realtà: gli airbag per l’atterraggio sul pianeta si basano sugli stessi principi utilizzati dalla NASA con la missione Pathfinder nel 1996 e ripetuti nei lander Spirit e Opportunity.

In Pianeta Rosso compare persino un elicottero robotico, anticipando di oltre vent’anni l’effettivo volo su Marte di Ingenuity nell’aprile 2021. E se nel 2000 un cane robot killer poteva sembrare fantascienza, oggi simili dispositivi esistono davvero grazie a società come la Boston Dynamics, che — seppur con poco conforto — hanno promesso di non armarli.

Alla fine, però, Pianeta Rosso cede allo stesso errore di Jurassic World: il Dominio: invece di essere un film su Marte (o sui dinosauri …), diventa un film sugli insetti. L’idea di fondo è intrigante: nel tentativo di terraformare Marte, l’umanità ha inconsapevolmente risvegliato una specie aliena di insetti che si nutre di alghe e produce ossigeno. Ma ogni coerenza scientifica svanisce quando questi insetti iniziano a brillare e a mangiare esseri umani dall’interno.

E se il finale non ha colpito il pubblico, il problema maggiore del film è probabilmente il cast.

Gli sceneggiatori di Pianeta Rosso, Chuck Pfarrer e Jonathan Lemkin, falliscono nel dare spessore ai personaggi principali: mancano retroscena, le personalità sono indistinte, e i log da diario di bordo del capitano sembrano usciti da qualunque film sci-fi standard. Il cast, che avrebbe potuto elevare il materiale, non riesce quindi a salvare la situazione.

Val Kilmer, interprete di Robby Gallagher, ingegnere meccanico, sembra limitarsi al minimo, nonostante le sue prove eccezionali in cult come Top Gun (1986) e Heat (1995). Il suo personaggio è superficialmente descritto come ribelle e seduttore, e condivide una discreta chimica con Carrie-Anne Moss nei panni della comandante Kate Bowman — ma ogni sviluppo romantico viene stroncato quando la donna rimane bloccata sulla navetta orbitale, mentre il resto dell’equipaggio sbarca su Marte.

Da lì in avanti, Pianeta Rosso affida la conduzione narrativa a Kilmer e a Tom Sizemore, nei panni del genetista Dott. Burchenal. Ma la loro tensione sul set, sfociata persino in uno scontro fisico, si riflette nelle interazioni rigide e fredde sullo schermo. I ruoli secondari di Simon Baker e Benjamin Bratt sono troppo piatti per compensare, e la sempre elegante presenza di Terrence Stamp è purtroppo troppo breve per lasciare il segno.

Insomma, nonostante una rappresentazione fedele — e talvolta affascinante — di una missione umana su Marte, il risultato finale è un film che non riesce a emozionare, e che rischia persino di annoiare.

Sebbene sia stato un disastro per le carriere di Kilmer e Hoffman, Pianeta Rosso non è un atto d’accusa contro i film spaziali: titoli come Interstellar o Dune hanno recentemente dimostrato quanto questo genere possa ancora offrire, se affidato alle mani giuste.

Di seguito trovate il trailer italiano di Pianeta Rosso:

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