Dossier | Quella volta che Clint Eastwood divenne sindaco
16/11/2020 news di Redazione Il Cineocchio
Nel 1986 l'attore decise di candidarsi per il posto di primo cittadino dello sperduto Carmel-By-The-Sea, vincendo lo scontro con la rivale
Nel marzo del 1986, faceva il giro del mondo la notizia che Clint Eastwood, proprio come nel più classico degli spaghetti-western, si sarebbe candidato a sindaco di Carmel-By-The-Sea, sperduto villaggio di circa 4.700 anime nell’Ovest degli Stati Uniti (quasi duecento chilometri a sud di San Francisco), nelle elezioni dell’8 aprile seguente.
Il ‘texano dagli occhi di ghiaccio’, avrebbe affrontato, questa volta senza pistole, ma non meno deciso a sconvolgere il quieto tran-tran di questa cittadina della ex frontiera americana, una signora di 61 anni, Charlotte Townsend, che aveva guidato il paesino nei precedenti quattro anni e che certo non si sarebbe immaginata che il suo prossimo avversarlo sarebbe stato proprio lui, il protagonista di tanti film hollywoodiani. Ma, soprattutto, l’attore che più di ogni altro ha incarnato una certa America reazionaria e antifemminista, tornata allora in auge con la presidenza Reagan.
Dall’arrivo a Carmel, la campagna elettorale si trasformò – inevitabilmente – in un avvenimento di risonanza (inter)nazionale: tutte le grandi reti televisive, i giornali della costa orientale, insomma il mondo dei media, trovarono un ‘cover story’ nella lotta di Clint Eastwood per arrivare alla Town Hall. Alla placida campagna elettorale fatta di lettere scritte a mano della signora Townsend, si era così opposto un armamentario da ‘primarie’ presidenziali: esperti in comunicazione, pubblicità a tappeto, una galleria d’arte (ben 67 nella cittadina) trasformata in quartier generale dove ai muri sono tutti poster del film della star.
Sembrava quasi che che questa volta, l’eroe buono di Per un pugno di dollari si fosse messo dalla parte opposta, contro un’eroina solitaria e indifesa. Il paragone con il film sembra d’obbligo, se è vero quanto affermavano i giornali americani e cioè che Clint Eastwood, tutto il mondo è paese anche quello della celluloide, aveva deciso di candidarsi a sindaco dopo che Charlotte Townsend aveva bloccato lo sviluppo edilizio di un’area cittadina che confinava con l’Hog’s Breath Inn, un locale di cui l’attore era proprietario. Tutto finiva lì, però, parola di Clint Eastwood. E a chi suggeriva paragoni con più illustri precedenti (leggi proprio Ronald Reagan), egli rispondeva: “Le mie ambizioni politiche finiscono a Carmel“.
Tempo un mese e Clint Eastwood, messa da parte l’immagine cinematografica dell’eroe beffardo, introverso e taciturno, sconfiggeva, con 2.166 voti contro 799, Charlotte Townsend, diventando così il nuovo sindaco della pittoresca cittadina per un pugno di dollari si stipendio (200 al mese la sua paga).
La campagna elettorale era stata la più infuocata della storia di Carmel, per decenni abitata da ‘bohémiens’ sfuggiti al caos urbano, aperti oppositori di qualsiasi sviluppo economico e commerciale. “La settimana scorsa, durante il dibattito televisivo, non c’era anima viva per le strade”, faceva notare Joan Rosind, postino del luogo.
Clint Eastwood ha condotto una dura campagna contro la “crudeltà dell’amministrazione Townsend”: una ex bibliotecaria dai capelli grigi che per essere rieletta ha speso l’equivalente di una decina di milioni di lire contro i 55 milioni (ma c’è chi dice 65) del multimiliardario attore (13 mila lire per ogni cittadino di Carmel).
Ma cosa aveva spinto un uomo tanto ricco e famoso verso la gara politica, peraltro in un piccolo paese? Lo stesso Clint Eastwood lo spiegava in una intervista televisiva:
Motivi personali. L’ho deciso dopo che il Comune mi aveva rifiutato la licenza per costruire-degli uffici accanto all’Hogs Breath Inn, il bar-ristorante nella piazza centrale di Carmel di cui sono comproprietario. Mi sono detto: se un’ingiustizia del genere può accadere a Clint Eastwood, immaginiamoci cosa può succedere a un cittadino qualunque!
I più fervidi sostenitori della sua candidatura erano stati proprio quelli che Clint Eastwood ha deciso di aiutare: gli imprenditori edili e gli uomini d’affari del paese. Si lamentavano delle malefatte della precedente amministrazione: licenze di costruzione bloccate, niente semafori, pochissimi parcheggi, divieto di insegne al neon e dei tendoni davanti ai negozi.
Gli avversari di Clint Eastwood, invece, lo accusavano d’essere soltanto una pedina nelle mani degli speculatori immobiliari. Giuravano che Carmel sarebbe diventata una città artificiale e finta, attirando più turisti di quanti non ne possa contenere e promuovendo solo la crescita selvaggia di motel, ristoranti, negozi e gallerie d’arte.
E forse non a torto, visto che Carmel era già stata inondata da migliaia di persone e curiosi e letteralmente tappezzata di poster con la faccia dell’attore, senza contare l’invasione degli immancabili t-shirt, patacche, adesivi, opuscoli, tazze da caffè, tovaglie e tovaglioli, scatole e scatolette con la fotografia di un ‘Dirty Harry’ in versione moderna: ben rasato e in cravatta.
Nel 1995, a sette anni dalla scadenza del suo mandato, giunto a Roma per presentare I ponti di Madison County, Clint Eastwood – stimolato da una richiesta dell’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli, che lo invitava a uno scambio di ruoli – rispondeva:
Quello del sindaco è un mestiere impossibile. Ogni notte ero assalito da incubi per le ombre minacciose dei problemi che mi arrivavano da ogni parte e che non sapevo come affrontare.
Di seguito un video dell’epoca che mostra alcuni momenti della campagna elettorale:
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