Dossier | Rosso Natale, il cinema horror delle festività: gli anni ’80
25/12/2020 recensione film di Jayenne
Il 1984 è una delle annate più indimenticabili per il sottogenere, regalando agli appassionati i tre film più rappresentativi del decennio
Anni ’80 : Notti silenziose … notti mortali. Dopo aver esplorato gli anni ’70, apriamo ora il decennio seguente con Don’t open till Christmas del 1984, tradotto per l’Italia con Non aprite prima di Natale! Il titolo del film fa riferimento a un misterioso pacco regalo che arriva a casa dell’ispettore Harris, che avrà il compito di fronteggiare il maniaco di turno e del quale solamente nella scena finale scopriremo il contenuto. Assieme al dono c’è un bigliettino, che avverte di non aprire appunto prima del 25 dicembre e questo ammonimento viene preso alla lettera dall’ufficiale di polizia. Film prodotto in Gran Bretagna per la prima e unica regia di Edmund Purdom, riporta in scena un Babbo Natale raffigurato come entità a cui è legato qualcosa di terribilmente drammatico avvenuto nel passato del protagonista.
Uscito in contemporanea con Silent night, deadly night, di cui vi parlerò a breve, il film scorre lento e approssimativo, mancando a volte di personalità. Salvato in corner dalle scene piuttosto originali delle uccisioni delle vittime – che potrebbero ricordare quelle che si vedranno anni dopo nella saga di Saw – L’Enigmista, funziona e diverte proprio in virtù della quantità di sangue che scorre senza dare tregua e del finale inaspettato e fuori dagli schemi. Appena finirà, aspettate però un altro attimo, perché nei titoli di coda verrete accompagnati da canti natalizi rivisitati in chiave lugubre … una chicca da apprezzare!
Approfondendo un po’ la trama, questo narra le gesta di un misterioso omicida che getta la città di Londra nel terrore, uccidendo di volta in volta chiunque indossi un costume da Babbo Natale. Il killer ha visto la madre violentata e successivamente uccisa da uno psicopatico vestito proprio come l’omino panciuto sorridente a cui siamo legati. Da questo incidente, la sua mente sarà per sempre turbata e scatenerà la sua furia omicida senza esclusioni di colpi. I dialoghi sono piuttosto banali e le uccisioni, benché siano molto creative, sono troppe, messe lì solo per allungare il brodo annacquato di una pellicola non molto saporita.
Unisce slasher e poliziesco in una storia grottesca che avrebbe potuto essere sviluppata meglio. Nello specifico, lo svolgimento delle indagini non viene approfondito abbastanza e l’identità dell’assassino purtroppo viene rivelata troppo presto, proprio mentre telefona alla polizia per far sviare le indagini su di sé. Questa rivelazione toglie allo spettatore il piacere di scoprire solo alla fine chi sia. Il regista stesso (scomparso nel 2009) interpreta l’investigatore Harris di Scotland Yard. In molti lo ricorderanno anche per avere indossato i panni del conte Dracula nel film Fracchia contro Dracula di Neri Parenti del 1985.
Non Aprite prima di Natale è in definitiva un filmetto con poche ambizioni che riesce a intrattenere, nonostante la trama mediocre e la regia non proprio all’altezza, che va a reggersi esclusivamente sugli omicidi vari, che includono coltellate, evirazioni, babbi natale col volto arrostito e altro assortimento … Se volete riscoprire questo horror di serie B, in cui compaiono anche Caroline Munro e Jerry Sundquist, potete trovarlo distribuito da noi in DVD da CG Entertainment, privo di sottotitoli e con un audio piuttosto scadente, ma dovrete accontentarvi in quanto è l’unica edizione italiana che si può reperire sul mercato.
Passiamo quindi al già citato Silent night, deadly night, conosciuto nel nostro paese come Natale di sangue. Diretta da Charles Sellier Jr. e con una durata approssimativa di 84 minuti, questo horror è più fortunato del precedente, portando alla realizzazione di ben 5 sequel e addirittura a un remake nel 2012 (Silent night) per mano di Steven Miller. Uscita nei cinema curiosamente assieme Non aprite prima di Natale, ma oggetto di molte più critiche, questa pellicola sovverte l’ordine classico del quadretto familiare ‘perfetto’, essendo più psicologico e disturbante che sanguinolento.
Attirò su di sé le ire di gruppi di genitori piuttosto arrabbiati che protestarono fuori dalle sale americane, accusandolo e non accettando l’idea della messa in scena di un Babbo Natale killer. Fu così che riuscirono alla fine a far ritirare il film, dopo che aveva incassato poco più di due milioni di dollari a fronte del milione di budget. Il film fa conoscere molto bene agli spettatori la figura di Billy Chapman, impersonato da vari attori durante le sue varie fasi di crescita (tutti i villain hanno lo stesso nome di battesimo pare … si veda anche Black Christmas … bah), descrivendoci il suo passato e i problemi che ha con il Natale. Si tratta di un’opera violenta, a tratti erotica e disturbante, ma anche divertente, grazie all’ostentazione della parola “punire” che l’assassino utilizza varie volte. Il punto di forza è la parte descrittiva che troviamo nel primo pezzo di film e la rappresentazione cruda e senza censura che permea tutta la pellicola. Negli USA è considerato un piccolo cult d’epoca e a partire dal 1986 trovò spazio sugli scaffali dei videostore. In Italia potete trovarlo distribuito da Live Video per la Tristar Production.
La trama narra di un bambino, per l’appunto Billy Chapman (Max Broadhead a 4 anni, Danny Wagner a 8 anni, Alex Burton a 14 anni e Robert Brian Wilson per la maggiore età) di anni 5, che assieme alla sua famiglia va a trovare il nonno (Will Hare) in una casa di cura. Quest’ultimo spaventa molto il nostro piccolo protagonista quando gli racconta la storia di un Babbo Natale che punisce i bambini che sono stati troppo cattivi.
La vigilia di Natale, tornando a casa, la famigliola viene aggredita da un pazzo travestito per l’appunto da Babbo Natale, che uccide brutalmente i genitori di Billy. Il bambino finisce così assieme al fratellino in un orfanotrofio e in uno dei tanti natali passati lì dentro viene costretto a sedersi sulle ginocchia di un Santa Claus qualunque, facendo riemergere in lui il trauma vissuto anni addietro.
Raggiunta poi la maggiore età, Billy trova lavoro in un negozio di giocattoli, e nonostante tutto sembra procedere nel migliore dei modi, arriva drammatico un altro Natale, con la richiesta del suo capo di indossare i panni dell’uomo di cui lui ha più terrore in assoluto. Questa sarà la goccia che farà traboccare il vaso, facendo riemergere nuovamente i traumi brutali subiti e scatenando nella sua mente una follia omicida senza pari.
Esattamente tre anni dopo, nel 1987, uscì il secondo capitolo, intitolato Silent night, deadly night part 2, diretto da Lee Harris e incentrato sulle gesta del fratello di Billy, Ricky Caldwell (Eric Freeman). La prima parte dello slasher è totalmente costituita da un lungo e polveroso flashback che riguarda l’ormai defunto Billy, mentre nella seconda Ricky inizia a uccidere per vendicare il fratello. La pellicola costò oltre 250.000 dollari, finendo per incassarne poco più di 150.000.
Nel 1989 uscì quindi un terzo capitolo della saga, intitolato Silent night, deadly night 3: Better Watch Out!, per la regia di Monte Hellman, anch’esso inedito in Italia come il precedente e quelli che verranno. In questo film ritroviamo ancora Ricky (Bill Moseley), ora in coma, il quale nella notte di Natale si risveglia per seguire una ragazza non vedente che pare avere una connessione psichica con lui. Silent night, deadly night 4: Initiation di Brian Yuzna del 1990 e Silent night, deadly night 5: The toy maker di Martin Kitrosser del 1991 non riguardano più il serial killer natalizio invece, ma sono incentrati, rispettivamente, su una setta di streghe e su un fabbricante di giocattoli assassini.
Penultimo, ma non certo per fama e popolarità, è Gremlins, diretto sempre nel 1984 da Joe Dante e con Steven Spielberg in veste di produttore esecutivo e addirittura di comparsa nella pellicola. Successo strabiliante per il bilanciamento ben riuscito tra commedia e horror, questa spietata favola horror natalizia irriverente e grottesca è divenuta presto un cult per le numerose scene fantasiose e l’happy end indimenticabile. Di per sé conterrebbe anche scene violente, ma sono più o meno camuffate dalle trovate gustosamente grottesche dei piccoli mostriciattoli in scena.
Il racconto originario a cui il film si ispira è The Gremlins, scritto da Roald Dahl nel 1943 e rielaborato dallo sceneggiatore Chris Columbus, che lo aveva proposto in principio alla Disney. Il protagonista anche qui indovinate un po’ come si chiama? Ovviamente la risposta giusta è Billy (Zach Galligan). Riceve come regalo di Natale dal padre questo esserino, un mogwai di nome Gizmo, che deve sottostare a tre regole semplici ma altrettanto importanti: non essere esposto mai alla luce, non bagnarsi e non essere nutrito mai dopo la mezzanotte.
Le suddette regole ovviamente vengono presto trasgredite e questo comporterà una serie di accadimenti tra cui la nascita di altri esserini simili a lui ma decisamente più vivaci e cattivelli. Da questo momento una escalation di vicende fino al finale lieto dove tutti sopravvivono – più o meno – felici e contenti. La pellicola ricevette ben 5 Saturn Award e incassò nei soli Stati Uniti 150 milioni di dollari nel suo anno di uscita, a fronte degli 11 milioni investiti.
Nel 1985 ci fu un nuovo passaggio nei cinema e incrementò il suo guadagno, aggiungendo altri 153 milioni di dollari al bottino, restando ad oggi il secondo incasso più alto nel genere ‘commedia horror’ dopo Scary Movie. Nel 1990 il regista Joe Dante girò un sequel, intitolato Gremlins 2 – La nuova stirpe, che nonostante il budget molto alto di 50 milioni di dollari, rimase lontano dagli incassi della prima pellicola. Opera divertente e intelligente, se volete rigustarvelo potete trovarlo nel DVD italiano della Warner Home Video.
Menzione in chiusura per l’oscuro e introvabile Elves del 1989, opera diretta da Jeffrey Mandel (naturalmente mai arrivata in Italia) a metà tra commedia e horror con Dan Haggerty – ex poliziotto tabagista che sbarca il lunario vestendosi da Babbo Natale per far pubblicità a un grande magazzino – che si prende terribilmente sul serio per un qualcosa che mescola malamente l’occulto, l’Anticristo, l’incesto, i neo-nazisti con finti accenti tedeschi che vogliono instaurare il Quarto Reich, una cocca di mamma che annega gli animali domestici nella toilette, un fratellino pervertito che fa capolino mentre la sorella si veste, una ragazza vergine che brandisce una magica pietra elfica e un elfo cornuto armato di pistola e coltello.
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