Home » Cinema » Azione & Avventura » Dossier: Si Alza il Vento di Hayao Miyazaki, creando solo qualcosa di bello

Voto: 8/10 Titolo originale: 風立ちぬ , uscita: 20-07-2013. Budget: $30,000,000. Regista: Hayao Miyazaki.

Dossier: Si Alza il Vento di Hayao Miyazaki, creando solo qualcosa di bello

24/08/2023 recensione film di William Maga

Nel 2013 il maestro giapponese si ritirava dalle scene con un'opera agrodolce, capace di racchiudere con coerenza la sua poetica

si alza il vento film hayao

Negli ultimi decenni, Hayao Miyazaki, uno dei pochi animatori che ancora lavora con fotogrammi dipinti a mano, ha parlato più volte di pensionamento. L’oggi 82enne filmmaker giapponese a capo dello Studio Ghibli, appena tornato sulle scene con E voi, come vivrete?, ha infatti lottato – comprensibilmente visto l’avanzare dell’età – con la fatica dettata da giornate di lavoro da 12 o più ore (come dichiarato ai tempi per Il mio vicino Totoro (1988) o Principessa Mononoke (1997).

Dieci anni fa, Goro Miyazaki sembrava aver però raccolto l’eredità del padre, dirigendo in solitaria prima I Racconti di Terramare (2006) e poi collaborando strettamente con lui per La collina dei papaveri (2011) e così Si Alza il Vento (Kaze tachinu), l’undicesimo film di Hayao Miyzaki, presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2013, avrebbe dovuto essere – anche stando a quanto affermato ufficialmente al tempo – il suo canto del cigno.

In questo poetico e magistrale commiato, Hayao Miyazaki riprende i temi e le componenti che ha esplorato fin dall’inizio della pluridecennale carriera, dall’aviazione alle indimenticabili sequenze oniriche, dalla sua visione del mondo fortemente umanista ai personaggi colpiti da malattia.

Inoltre, il sensei dimostra(va), per l’ultima volta (ma sappiamo ora che non è stato così) e forse con più forza che mai, che l’animazione non è solo per i bambini.

Sialzailvento.jpgFin dall’inizio, Si Alza il Vento è profondo e sofisticato, dalla voce certamente giapponese ma che contiene anche le affinità del suo autore con la cultura europea. Il titolo deriva dalla poesia di Paul Valéry intitolata Il cimitero marino: “Il vento si alza”, scriveva Valéry, “Bisogna osar di vivere!”. Questi versi sono pronunciati nel film dall’ingegnere aeronautico italiano Giovanni Battista Caproni nel bel mezzo di un sogno di un ragazzo giapponese, Jiro Horikoshi.

Jiro e Caproni entrano in contatto in un mondo onirico gloriosamente realizzato, dove aeroplani impossibili prendono vita e dove il protagonista coltiva il suo obiettivo di diventare un ingegnere aeronautico come il suo idolo. La storia inizia nel 1918 e si estende fino agli anni Trenta, attraversando alcuni dei periodi più tumultuosi della storia del Giappone.

Mentre Jiro cresce, frequenta l’università e inizia a lavorare per la Mitsubishi Heavy Industries, la narrazione contiene momenti indimenticabili e sconvolgenti. La Terra emette un orribile gemito mentre si aprono fessure rosse da incubo durante il terremoto del Kanto del 1923, dando il via agli inarrestabili incendi di Toyko che costarono 140.000 vite umane: il montaggio brusco di questa sequenza è spaventoso e al tempo stesso geniale. Dopo, insieme al resto del mondo, i giapponesi hanno sofferto un periodo di Depressione insopportabile.

Il modo in cui Hayao Miyazaki modella la sua narrazione sia intorno a Jiro che a un vibrante contesto storico richiede paragoni con le epopee di David Lean. Quando l’ambizione di Jiro di progettare aerei cede il passo all’amore per Naoko, una ragazza tubercolotica terminale, Si Alza il Vento diventa una tragica e dolorosa storia d’amore non dissimile dal Dottor Zivago (1965).

Jiro e Naoko alla fine si sposano e, mentre il progettista completa il lavoro sull’aereo per il quale sarà ricordato, il film si conclude in modo incoraggiante. Proprio come David Lean aveva composto le sue epopee, da Il ponte sul fiume Kwai (1957) a Passaggio in India (1984), le singole scene di Si Alza il Vento hanno una portata epica, ma non perdono mai di vista il loro protagonista.

La sequenza del terremoto del Kanto, ad esempio, utilizza un grande palcoscenico come scenografia per il primo incontro tra Jiro e Naoko, rendendo indimenticabile la loro presentazione. E tuttavia, come David Lean, il film di Hayao Miyazaki contiene piccoli momenti di profonda delicatezza, come una deliziosa sequenza ambientata intorno a un aeroplano di carta in una località di montagna.

Ai tempi emerse anche una polemica politica inaspettata e inattesa, e con ogni probabilità non voluta, alla base della storia di Hayao Miyazaki, in quanto i progetti di Jiro nella vita reale portarono alla realizzazione dei caccia Mitsubishi A6M Zero, che bombardarono Pearl Harbor nel 1941 e aiutarono il Giappone a diventare una minaccia globale durante la Seconda Guerra Mondiale.

Alcuni accusarono infatti Si Alza il Vento di irresponsabilità politica e storica, suggerendo che il film contenga in qualche modo un messaggio imperialista. C’è da chiedersi se questi critici abbiano mai visto un film di Hayao Miyazaki …. In effetti, il regista è sempre stato dalla parte della pace, della bellezza e della natura e le sue opere sono tutt’altro che attivamente politiche.

Ciononostante, Si Alza il Vento – le cui musiche sono curate dal fido Joe Hisaishiresterà inevitabilmente ‘problematico’ per alcuni, dato il modo in cui il regista nasconde le verità più spiacevoli sulla Mitsubishi e sul modo in cui costrinse i lavoratori cinesi e sudcoreani a lavorare come schiavi. Hayao Miyazaki allontana sia il suo film che il suo protagonista dalla responsabilità di come altri abbiano preso i progetti di Jiro e li abbiano mutati in strumenti di morte. Sia Jiro che Hayao Miyazaki vivono in un’ingenua semplicità, le loro motivazioni sono pure e guidate dal solo desiderio di realizzare il loro sogno.

si alza il vento filmJiro sperava di creare macchine volanti dignitose, mentre le ‘firme di fabbrica’ di Hayao Miyazaki arrivano da molto lontano. Dati i tocchi drammatici e l’ambientazione storica, senza contare una discreta quantità di fumo di sigarette e una scena di ‘consumazione coniugale’ implicita, Si Alza il Vento venne classificato negli Stati Uniti come PG-13, a indicare che i bambini fossero un pubblico inadeguato, sia per le tematiche espresse che per alcuni momenti tremendi (senza contare l’assenza di animali antropomorfi, magia e numeri musicali).

Insomma, Si Alza il Vento sarebbe stato un affascinante ultimo film per Hayao Miyazaki, un’opera definitiva che sembra racchiudere le ricorrenti tensioni autobiografiche dell’animatore in termini ampiamente reali: il sensei è cresciuto intorno all’azienda di ricambi per aerei del padre e, nei suoi film, ha da subito mostrato un grande fascino per le elaborate macchine volanti (come dimostrano bene Porco Rosso e Il castello nel cielo), mentre, come Naoko, sua madre soffriva di tubercolosi (citata anche ne Il mio vicino Totoro).

Assaporare Si Alza il Vento richiede allo spettatore di immergersi quindi nello stato d’animo del suo regista, sia come artista che come uomo alla fine della carriera. Ma a un livello molto più semplice, richiede che il pubblico colga la bellezza delle animazioni disegnate a mano come pura arte, apprezzi i suoi sfondi pittorici e le figure umane stilizzate, si immerga nella portata della sua storia d’amore e, infine, riconosca l0incanto di qualcosa di così ‘semplice’ come una macchina volante.

D’altra parte, citando lo stesso Hayao Miyazaki che citava il suo Jiro Horikoshi: “Tutto quello che volevo fare era creare qualcosa di bello”.

Di seguito trovate una scena di Si Alza il Vento, di nuovo nei nostri cinema dal 24 agosto: