Home » Cinema » Horror & Thriller » Dossier: The Slumber Party Massacre di Amy Holden Jones, lo slasher si tinge di rosa (e di ironia)

Voto: 6.5/10 Titolo originale: The Slumber Party Massacre , uscita: 10-09-1982. Budget: $220,000. Regista: Amy Holden Jones.

Dossier: The Slumber Party Massacre di Amy Holden Jones, lo slasher si tinge di rosa (e di ironia)

11/04/2022 recensione film di Anna Landi

Nel 1982, la montatrice esordiva alla regia con un'opera(zione) innovativa, non del tutto riuscita ma capace di distinguersi dalle produzioni del periodo

The Slumber Party Massacre film 1982 killer

Nell’America degli anni ’80, i cosiddetti film slasher conobbero certamente una grande popolarità: violenti ed eccessivi sotto ogni punto di vista, rappresentarono una vera novità per gli amanti del genere horror.

Ed è proprio in questo periodo storico che viene prodotto anche The Slumber Party Massacre, esordio alla regia della montatrice Amy Holden Jones, che dopo un lungo periodo di gavetta si era mostrata impaziente di girare personalmente il suo primo film, tanto da rinunciare alla proposta di lavorare come montatrice ad E.T. l’extraterrestre di Steven Spielberg, girato proprio nello stesso anno.

Come è facilmente immaginabile, The Slumber Party Massacre – che venne finanziato da Roger Corman – non conobbe mai la stessa popolarità del classico di Spielberg, ma riuscì con il passare del tempo a diventare ugualmente un piccolo cult, attirando una certa quantità di estimatori soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra (in Italia, purtroppo – e abbastanza inspiegabilmente – il film risulta ancora oggi inedito sul mercato home video, né passò mai nei cinema) e finendo per essere considerato un vero e proprio apripista per gli slasher femministi.

The Slumber Party Massacre film 1982 posterCom’era la norma per l’epoca, The Slumber Party Massacre venne girato in poco tempo e con un budget limitatissimo (appena 250.000 dollari di budget), con un cast composto da giovani attori alle prime armi che frequentavano l’Università della California e che, successivamente all’uscita del film, non si può dire che ebbero una carriera rilevante nell’industria cinematografica.

La trama è semplice e ridotta all’essenziale: una sonnolenta provincia americana viene sconvolta da una serie di sanguinosi omicidi per mano di Russ Thorn (Michael Villela), un maniaco recentemente fuggito di prigione. Vittime della sua furia inarrestabile, sono alcuni ragazze all’ultimo anno di liceo, ritrovatesi nella casa di una di loro per organizzare una festa.

Un’idea di base non particolarmente originale dunque, che ci ricorda per molti versi i capisaldi del sottogenere, Halloween – La notte delle streghe di John Carpenter (1978) e Black Christmas (Un Natale Rosso Sangue) di Bob Clark (1974).

Cosa rende allora The Slumber Party Massacre quanto meno interessante? Una delle ragioni principali è il fatto che dietro alla mdp ci sia appunto una donna. Se negli ultimi anni ci siamo sempre di più abituati all’incursione di registe nel genere horror (si pensi a Jennifer Kent, Julia Ducournau o Mary Harron), negli anni ’80 il panorama horror era dominato esclusivamente da uomini.

È interessante allora notare da questo punto di vista che la sceneggiatura del film sia stata elaborata dalla scrittrice femminista Rita Mae Brown, che aveva in mente un intento ben preciso: creare una parodia degli slasher, sottolineando in particolare il loro ridicolo trattamento delle ‘inerti’ figure femminili che abitualmente trattavano.

Si pensi al modo in cui i colleghi maschi di Amy Holden Jones usavano la cinepresa, indugiando in maniera voyeuristica sui corpi delle vittime – sempre femminili ed esposti il più delle volte a nudità gratuite -, ad esacerbare quella che la critica cinematografica Laura Mulvey arrivò a definire nel 1975 come “Male gaze”. Ebbene, se lo scopo di Rita Mae Brown era esattamente quello di farsi beffe di questa ‘ossessione’ tutta maschile per i giovani corpi femminili, tratteggiando un’opera prevalentemente ironica, non si può dire lo stesso per i produttori di The Slumber Party Massacre, che erano invece determinati a finanziare un film che fosse principalmente di paura.

Ecco perché, almeno a un primo sguardo, in The Slumber Party Massacre la regista sembra fare esattamente quello che a lungo avevano fatto i colleghi uomini: più e più volte indugia sui fisici nudi delle protagoniste, sia che si trovino a fare la doccia dopo un allenamento di basket a scuola, che si cambino nella sicurezza (solo apparente) delle mura di casa, oppure mentre vengono spiate non solo dal killer, ma addirittura dai loro stessi compagni di classe.

The Slumber Party Massacre 1982Questi elementi, però, vengono resi in maniera talmente esagerata da risultare molto più fedeli ai toni sovversivi dello script che al desiderio dei produttori di mantenere un tono di forte serietà generale, e Amy Holden Jones (intuendo perfettamente la vera natura del lavoro della Brown) finisce proprio col prendersi gioco di tutti quei cliché ricorrenti nel genere horror, che il più delle volte mortificavano le figure femminili presenti sul grande schermo.

Non è un caso, ad esempio, che l’arma scelta dal maniaco – un assassino unidimensionale, senza alcun tipo di profondità psicologica, la cui identità è svelata molto presto – sia allora un lungo trapano dall’inconfutabile allegoria fallica, che egli punta con rabbia contro le sue vittime prima di ferirle mortalmente (ma è vero che non disdegna di usarlo anche con gli uomini).

Particolarmente burlesca è anche la ripetizione estenuante e ossessiva di finti jumpscare, talmente numerosi e a tratti ridicoli (in una scena un trapano elettrico fora una porta e, proprio quando ci aspettiamo di vedere apparire il killer, scopriamo invece che si tratta di una ragazza intenta a creare uno spioncino) da diventare dopo poco tempo facilmente prevedibili dal pubblico, per il sollievo degli spettatori più impressionabili (e forse lo sgomento di quelli che invece bramano il sangue …).

Questo aspetto non preclude a Amy Holden Jones di poter ugualmente creare in The Slumber Party Massacre momenti di vera tensione degni del genere (non manca nemmeno lo splatter, specie nell’ultimo atto), volti soprattutto a rivendicare un nuovo spazio per le donne nei film di questo tipo: ad esempio, nella scena finale del film (segue SPOILER), Valerie (Robin Stille), una delle sopravvissute (anche qui si noti come non ci sia soltanto una sola final girl, ma addirittura tre, che finiscono con l’aiutarsi a vicenda) trancia con un machete il trapano del killer, in una sorta di rudimentale castrazione che lo riduce all’impotenza fisica, e pertanto alla sconfitta definitiva.

Importante per The Slumber Party Massacre è poi il modo in cui, fin dall’inizio, le giovani protagoniste reclamino la loro sessualità, siano emancipate e non vengano ‘punite’ per questo, anzi: ciò viene normalizzato e inquadrato non più come un’unica prerogativa maschile, come sottolineato dalla scena in cui la sorella minore di Valerie sgattaiola in camera sua per sfogliare la rivista Playgirl, l’equivalente femminista del celebre Playboy.

The Slumber Party Massacre film 1982La regista riesce quindi nell’intento di creare un prodotto ibrido, che sicuramente per gli standard cinematografici di oggi risulta un po’ goffo e demodé nell’esecuzione, ma che mantiene un’aurea anticonvenzionale, riuscendo a distinguersi nel foltissimo panorama degli slasher statunitensi usciti a ripetizione negli anni ’80 e a ritgaliarsi un suo spazietto nella storia del genere.

Non è infatti un caso che il film abbia dato vita a ben due sequel, Slumber Party Massacre II (1987) e Slumber Party Massacre III (1990), entrambi scritti e diretti da altrettante donne, che anche se apprezzati da un pubblico di nicchia vengono ancora oggi ritenuti decisamente inferiori al capostipite a causa di sceneggiature molto deboli e delle regie anonime. Nei seguiti si tenta infatti invano di mantenere un messaggio femminista, ma risultano in fin dei conti vuoti e facilmente dimenticabili, più interessati a fare leva sugli elementi sanguinolenti e sessuali delle rispettive vicende.

Invece, nel 2021 la regista canadese Danishka Esterhazy ha realizzato una ‘reimmaginazione moderna’, uscita dritta per SyFy Channel (e inedita in Italia, naturalmente), sempre intitolata “Slumber Party Massacre” e accolto nemmeno troppo severamente dalla critica, a dimostrazione di come l’originale non sia stato affatto dimenticato.

Di seguito una clip che racchiude tutti gli omicidi di The Slumber Party Massacre: