Dopo il terribile secondo capitolo, i due attori si prestano a un altro film assolutamente dimenticabile, in cui peraltro non sono esattamente protagonisti
Il terzo capitolo dell’inaspettata saga di Escape Plan, Escape Plan 3 – L’ultima sfida (Escape Plan: The Extractors) era già stato ultimato quando Escape Plan 2 – Ritorno all’Inferno è arrivato nei nostri cinema esattamente un anno fa (la recensione), a posteriori intrinsecamente già ben conscio di quanto tutti avrebbero odiato il suo predecessore. Tra questi va annoverato addirittura Sylvester Stallone, che non ha esitato a definire quello diretto da Steven C. Miller come “il peggior film a cui abbia mai preso parte” (l’intervista completa).
Il gigante tecnologico cinese Zhang Innovations sta cercando di aprire una sede in una fabbrica abbandonata a Mansfield, Ohio. Una sua delegazione, guidata dalla giovane Daya Zhang (Malese Jow), cade però in un’imboscata all’aeroporto locale per mano di una squadra di mercenari pesantemente armata guidata da Lester Clark Jr. (Devon Sawa), e condotta alla Devil’s Station, una segretissima prigione situata in Lettonia (in realtà il set è l’Ohio State Reformatory di Mansfield, quello di Le Ali della Libertà), con Clark Jr. che chiede un riscatto di 700 milioni di dollari e l’accesso a tutti i segreti della Zhang Innovations al suo CEO, il padre di Daya, Wu Zhang (Russell Wong).
Nel tragitto verso la Lettonia, Clark rapisce anche Abigail Ross (Jaime King), la fidanzata dell’esperto di sicurezza carceraria Ray Breslin (Stallone), nel tentativo di prendere due piccioni con una fava: lo scomparso e presunto morto padre di Clark Jr. era stato un tempo il partner corrotto di Breslin (era interpretato da Vincent D’Onofrio nel primo film) che firmò un accordo collaterale con Wu Zhang che non finì bene. Ossessionato dalla vendetta, Clark Jr. ha quindi escogitato un modo per vendicarsi sia di Wu Zhang che di Breslin rapendo le persone più preziose delle loro vite. Naturalmente, questo significa che Breslin è costretto a radunare il suo team per tentare una nuova ‘estrazione’, ovvero a Trent (Dave Bautista) e a Hush (Curtis “50 Cent” Jackson), cui si unisce la ex guardia del corpo di Daya, Bao (Harry Shum Jr.) e la ex guardia del corpo ed ex-amante della donna, Shen (Max Zhang).
Dal canto suo, il 70enne Sylvester Stallone non si limita a vagare da un set all’altro, arrivando talvolta a sembrare addirittura leggermente coinvolto in quello che sta succedendo, ma senza quasi mai alterare la sua vacua espressione facciale. Un destino simile tocca a Dave Bautista, i cui talento e carisma ‘scoperti’ di recente da Hollywood vengono a malapena messi in mostra qui. Devon Sawa (Final Destination), che interpreta ‘il burattinaio’, è probabilmente il migliore del mazzo, ma anche lui occasionalmente cade in attacchi di overacting. Tutti gli altri o sono meri figuranti, oppure carne da macello.
L’ambientazione poi sembra completamente arbitraria, come se la produzione avesse trovato particolarmente attraente i panorami dell’Europa dell’Est (dove sappiamo è relativamente economico filmare) e ci avesse semplicemente scritto intorno il film, specie considerando che la prigione non sembra mai così terribile come i personaggi invece costantemente affermano. Serve sottolineare che i dialoghi non sono memorabili, nemmeno una frase (s)cult?
Se Escape Plan 3 – L’ultima sfida è indicativo di qualcosa, qualsiasi eventuale prossimo capitolo della saga avrà ancora meno a che fare con ingegnose evasioni da incredibili prigioni e si adagerà in qualche modo ancora di più su trame incredibilmente pigre. In definitiva, quello che più fa male, è lo spreco dei talenti di Sylvester Stallone, Dave Bautista e Zhang Jin, palesatisi sul set per qualche giorno solo per intascare un lauto assegno e nulla più. Era difficile aspettarsi qualcosa di più, ma in fondo un po’ lo si sperava.
Di seguito trovate il trailer red band internazionale (per meglio apprezzare le voci originali) di Escape Plan 3 – L’ultima sfida, nei nostri cinema dal 4 luglio: