[esclusivo] Intervista a Jonathan Zarantonello su presente, passato e futuro
08/12/2016 news di Alessandro Gamma
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il regista vicentino, pronto a tornare sulle scene dopo qualche anno di silenzio
Balzato agli onori delle cronache horror giovanissimo grazie al folle Medley – Brandelli di Scuola, girato nel 1996 e arrivato con il passaparola prima nelle sale nel 2000 e poi nel catalogo video della Troma oltreoceano, Jonathan – o Jonata – Zarantonello, si è dimostrato anche con i film successivi (UncuT – Member Only, con Franco Trentalance e The Butterfly Room – La stanza delle Farfalle, cui hanno preso parte icone del genere horror come Barbara Steele, Camille Keaton e Heather Langenkamp) un regista dallo stile sicuramente peculiare e personalissimo.
Da qualche anno ormai vive negli Stati Uniti, dove ha lavorato ad alcuni nuovi progetti (non tutti cinematografici), dei quali ci ha parlato nel corso della chiacchierata che trovate di seguito, ricordando anche le sue prime esperienze dietro la macchina da presa:
Ci racconti qualcosa del tuo ultimo progetto, Spoof: Based on a True Movie? Ci sono pochissime notizie in giro a riguardo. Come mai hai scelto un soggetto del genere e perchè hai optato per una forma tanto particolare (100 parodie della durata compresa tra i 10 secondi e 1 minuto)?
La peculiare forma di Spoof mi ha consentito di girarlo nell’arco di diversi anni (otto), quindi è stata anzitutto una scelta produttiva. Poi è stata una continuazione dell’esplorazione su come girare un film low budget cercando di non far vedere la scarsezza di mezzi. Con Medley – Brandelli di Scuola la risposta è stata quella di fregarsene della scarsezza di mezzi e spingere sull’assurdo e sull’estremo. Con UncuT – Member only il tentativo è stato quello di concentrarsi sui dettagli (un dettaglio in particolare…), con Spoof oltre ai dettagli, i campi lunghi e l’animazione, escludendo soltanto i classici primi piani, che sono completamente assenti dal film. E’ stato venduto in diverse nazioni, per il mercato home video e video on demand, le vendite sono curate da un’agenzia di San Francisco, Wonderphil.
Come mai hai deciso di lasciare l’Italia? Gli USA offrono maggiori occasioni?
Quando ero in Italia era impossibile fare film di genere, ora le cose stanno un po’ cambiando, grazie a capolavori come Suburra e Lo Chiamavano Jeeg Robot e soprattutto alle serie TV prodotte da Sky, ma si tratta ancora di eccezioni, la maggior parte delle produzioni italiane sono commedie o film d’autore, gli Stati Uniti offrono più opportunità per il cinema di genere. In generale mi sono sempre sentito vicino alla cultura americana e mi trovo bene a vivere qui. Mi piace soprattutto il fatto che ci sono persone che emigrano dalle parti più disparate del mondo. Sento sempre un’affinità con chi non accetta di vivere dove è nato, ma si sceglie il posto che preferisce.
Cos’è successo dopo The Butterfly Room – La stanza delle Farfalle? So che è andato bene nell’Est Europa, meno qui in Italia… Te lo aspettavi? Come mai secondo te?
Un distributore russo theatrical ha creduto nel film e lo ha fatto uscire in sala in Russia e in altri paesi ex URSS; in Italia non avevamo un distributore, abbiamo fatto noi un’uscita e questo implica un risultato diverso nella distribuzione. Comunque in Italia eravamo programmati per restare in sala una settimana, invece alla fine siamo rimasti fuori tre settimane, un’occasione l’ha comunque avuta il film, anche se si trattava di un periodo estivo.
Non sei sui Social, come mai? Molti tuoi colleghi li utilizzano come strumento promozionale o per avere un contatto diretto con i fan.
Non credo che gli artisti debbano esistere, credo che debba esistere solo quello che producono. Mi sentirei molto a disagio a stare sui Social e promuovere me stesso. Qui in America molti delegano la parte social a dei freelance in Asia, che hanno il controllo degli account e postano, commentano, tweettano, ritweettano, messaggiano, taggano ecc, in modo da creare traffico e volume, che è tutto quello che conta. Prima o poi sarò inevitabilmente costretto anche io a creare dei profili ed essere oggetto di pubblicità mirata e credo che mi affiderò a un freelance che farà finta di essere me (Donald Trump non fa così, è proprio lui che tweetta alle 3.00 del mattino).
A quasi 20 anni dall’uscita, cosa pensi quando ripensi a Medley – Brandelli di scuola? (che per inciso resta un film mitico, ricorderò sempre il trailer che girava e il fatto che non riuscivo a trovarlo in giro…)
Grazie mille che ti ricordi di quel film. Si è trattato di un’opera “spontanea”, l’abbiamo girato nel 1996, quando nessuno faceva film con le camerine digitali (anzi analogiche…) e quelli che venivano fatti di sicuro non uscivano al cinema. Non avevo la minima idea di come si girava un film, le scene erano per la maggior parte improvvisate, scrivevamo i dialoghi con gli attori, dieci minuti prima di girare. Come mi ha detto uno dei montatori: “Ho costruito la casa iniziando dal tetto”. Quanta passione, quanta fatica e quanta follia in quegli anni! Per quanto riguarda il film di per se’, non posso che guardarlo con molta tenerezza, ci sono delle idee carine e tanto amore per l’horror.
Cosa ricordi dell’esperienza di UncuT invece?
Di UncuT sono orgoglioso come di Medley per il fatto che con i mezzi che avevo a disposizione non avrei potuto fare di meglio. A differenza di Medley, che se rigirassi adesso, rifarei in modo completamente diverso, se rigirassi UncuT, lo rifarei pressochè uguale. Non in senso hanekiano (Funny Games), ma con a disposizione un letto, quattro attori, un bicchiere, un telefono, delle matite, un libro e una lampada, cosa vuoi fare di più? La scarsità del film è allo stesso tempo la sua risorsa principale.
Sentiremo parlare di te a breve allora?
Negli ultimi anni mi sono dedicato molto allo sviluppo personale e sociale, mi sono interessato di relazioni non tradizionali e ne sto scrivendo un libro. E’ un settore completamente diverso, non sono sicuro di riuscire a trovare un editore e uscire in libreria, ma e’ una cosa che sento di dover provare comunque. Se andrà male, tradurrò il libro in Russo e magari uscirò solo là…
Di seguito il trailer ufficiale di Spoof: Based on a True Movie:
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