Voto: 4/10 Titolo originale: Five Nights at Freddy's 2 , uscita: 03-12-2025. Budget: $36,000,000. Regista: Emma Tammi.
Five Nights at Freddy’s 2: la recensione del sequel videoludico firmato Emma Tammi
04/12/2025 recensione film Five Nights at Freddy's 2 di Marco Tedesco
Troppa trama, poca paura e un fan service sterile soffocano gli ottimi animatronics

Ci sono saghe che sanno reinventarsi e altre che, nel tentativo di espandere il proprio universo, finiscono per soffocarsi da sole. Five Nights at Freddy’s 2, sequel del film del 2023 ispirato alla serie videoludica di Scott Cawthon, appartiene purtroppo alla seconda categoria.
Il primo capitolo, pur con tutti i suoi limiti, riusciva a tradurre l’atmosfera ansiogena del gioco in un horror per famiglie: la claustrofobia del locale, il fascino sinistro degli animatronics realizzati dal Jim Henson Creature Shop e un protagonista tormentato bastavano a tenere in piedi il racconto. In questo seguito, invece, la regista Emma Tammi e lo stesso Cawthon, unico sceneggiatore accreditato, scelgono di abbandonare l’essenzialità del modello originale per tuffarsi in una rete di sottotrame e riferimenti che appesantiscono ogni sequenza.
Il film si apre nel 1982, quando la piccola Charlotte, emarginata e ossessionata dall’automa Marionetta, assiste a un rapimento nel retrobottega del Freddy Fazbear’s Pizza. Nel tentativo di salvare un bambino dalle grinfie di Spring Bonnie, viene uccisa, fondendosi spiritualmente con la Marionetta stessa. È un prologo cupo, quasi gotico, che promette un’origine inquietante per la nuova antagonista. Poi, come spesso accade nei sequel, il salto temporale rovina tutto. Vent’anni dopo ritroviamo Mike (Josh Hutcherson) e la sorellina Abby (Piper Rubio), sopravvissuti agli eventi del primo film, intenti a ricostruire una vita normale. Lei gioca con la robotica a scuola, lui cerca di proteggere la famiglia da un passato che non smette di riaffiorare. Peccato che il copione trasformi entrambi in pedine di un gioco confuso, dove la logica narrativa cede il passo al fan service più sfacciato.
Cawthon sembra convinto che accumulare personaggi e citazioni equivalga a costruire tensione. Ma il risultato è opposto: Five Nights at Freddy’s 2 appare come una lunga lettura di un wiki dedicato al franchise, priva di ritmo, suspense e direzione emotiva. Gli snodi principali – il legame tra Abby e gli spiriti dei bambini intrappolati nei robot, il senso di colpa di Vanessa (Elizabeth Lail), figlia del serial killer William Afton – non trovano mai una vera risoluzione. Ogni idea interessante si perde in spiegazioni contraddittorie o in scene inutilmente ripetitive.
Ciò che funziona è la componente visiva. Gli animatronics, con il loro design artigianale e grottesco, restano il cuore pulsante del film. Le loro movenze lente e sinistre richiamano un cinema d’altri tempi, quando la paura nasceva dal dettaglio tangibile più che dal digitale. In un paio di momenti –- uno dei pochi degni di nota vede Mike intrappolato nel suo ufficio, circondato dagli automi come nel gioco originale – la Tammi riesce a catturare qualcosa di autenticamente disturbante. È un lampo, però, subito inghiottito da una struttura caotica che non sa dove andare a parare.
Dal punto di vista della scrittura, Five Nights at Freddy’s 2 è un disastro annunciato. Quello che nel gioco funziona come frammento di lore da scoprire, qui diventa un ingombrante peso narrativo. Il film non spaventa, non emoziona, non intriga: si limita a ripetere informazioni e a costruire situazioni di scarso impatto. Persino la nuova villain, la Marionetta, finisce per apparire come un espediente per rilanciare la saga, senza alcuna forza simbolica.
Hutcherson appare spaesato, prigioniero di un copione che non gli concede alcuna evoluzione, mentre Elizabeth Lail resta intrappolata in dialoghi piatti e svolte prevedibili. L’unico a sembrare davvero consapevole del tono del film è Matthew Lillard, che ritorna nei panni di Afton con un gusto caricaturale che almeno diverte, pur se fuori contesto.
Eppure, Five Nights at Freddy’s 2 poteva essere un’occasione. Il successo del primo capitolo aveva dimostrato che il pubblico è ancora disposto a lasciarsi coinvolgere da un horror capace di unire nostalgia e terrore. Bastava spingersi oltre il meccanismo del riconoscimento e costruire un racconto che ampliasse davvero la mitologia. Ma la sceneggiatura preferisce rifugiarsi nella comfort zone dell’autocitazione, dimenticando che la tensione nasce dal non sapere.
Il problema più grave è l’assenza di ritmo. La regia di Emma Tammi non crea mai un crescendo, alternando momenti statici a improvvisi scoppi d’azione che non spaventano. Le scene che dovrebbero generare terrore scivolano nel ridicolo involontario, trasformando l’horror in una parodia inconsapevole. Non mancano le risate involontarie, specie nel finale, dove la battaglia contro la Marionetta degenera in una sequenza talmente esagerata da risultare comica.
A salvare parzialmente il disastro è la confezione tecnica: fotografia cupa e satura, scenografie retrò e un comparto sonoro che sfrutta bene rumori metallici e silenzi improvvisi. Ma si tratta di dettagli isolati, incapaci di redimere un film che si perde nei suoi stessi meandri.
Five Nights at Freddy’s 2 conferma quanto sia difficile trasformare un fenomeno videoludico in una saga cinematografica. Nel passaggio dal joystick allo schermo, l’esperienza interattiva si riduce a un simulacro. Tutto ciò che nel gioco era tensione e attesa, nel film diventa esposizione sterile. Il risultato è un sequel che non spaventa né intrattiene, un prodotto ingolfato di riferimenti e privo di anima, che dimentica la lezione più semplice: l’orrore, per funzionare, deve sorprendere e lasciare spazio al mistero. Qui, invece, tutto è già stato svelato e discusso fino allo sfinimento. Ed è proprio questa prevedibilità, più dei mostri meccanici, a rendere Five Nights at Freddy’s 2 un film morto dentro.
Di seguito trovate il full trailer doppiato in italiano di Five Nights at Freddy’s 2, nei nostri cinema dal 4 dicembre:
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