La cosa peggiore che un prequel (o spin-off) può fare è infilare un personaggio familiare in una marcia forzata verso l’inevitabilità, impostando una storia che già conosciamo senza fornire ulteriori approfondimenti o spunti illuminanti su qualcuno che abbiamo già incontrato prima. La cosa peggiore che un sequel può fare è ricreare faticosamente i punti salienti del suo predecessore, ma senza lo shock e il piacere della novità. Furiosa: A Mad Max Saga è colpevole di entrambi questi peccati.
Il regista – e co-sceneggiatore – George Miller è forse il più virtuoso coreografo del caos automobilistico di questa generazione, ma stavolta si scontra con un autore che non può battere: se stesso, avendo creato nel 2015 Mad Max: Fury Road, una delle epopee più sorprendentemente emozionanti e fantasiose del XXI secolo. Abbiamo già ampiamente percorso questa strada, e nessuno dei molti talenti del filmmaker 79enne può superare il senso di familiarità che lui ha già fatto tutto quello che vediamo sullo schermo oggi, e meglio.
Nel modo in cui l’ha interpretata da Charlize Theron in Fury Road, Furiosa è stata un’aggiunta entusiasmante al ‘canone’ del cinema action, un personaggio dal passato tormentato ma che nutre ancora la speranza di un futuro migliore. È del tutto possibile che un prequel avrebbe potuto scavare in questa donna complessa e rivelarne nuove sfumature, ma George Miller e il co-sceneggiatore Nico Lathouris non sembrano particolarmente interessati ad arricchire la sua storia.
La giovane Furiosa (Alyla Browne) viene strappata dal Luogo Verde e tenuta prigioniera dal malvagio Dementus (Chris Hemsworth), e in men che non si dica il film ci riporta alla Cittadella e a Gastown, a Immortan Joe (Lachy Hulme) e ai War Boys.
Quando Furiosa cresce, diventadno Anya Taylor-Joy, è evidente che il film non ha molte idee sul personaggio al di fuori del suo desiderio di tornare a casa e di vendicarsi di Dementus (può bastare?).
George Miller non vedeva evidentemente l’ora di rimettere insieme la squadra – secondo IMDb, ben 137 membri del cast e della troupe che hanno lavorato a Fury Road sono tornati per Furiosa, ma il regista deve aver loro promesso riprese più facili rispetto a quelle della difficilissima produzione di Fury Road, raccontata nell’affascinante libro di Kyle Buchanan del 2022 ‘Blood, Sweat & Chrome: The Wild and True Story of Mad Max’.
Mentre nel capitolo precedente quasi tutte le acrobazie e gli effetti speciali erano infatti pratici e analogici (e quindi il più difficili possibile), Furiosa spesso inserisce animazioni in computer grafica (non sempre eccezionale, come nel caso delle fiamme) e un evidente lavoro di green-screen; queste scorciatoie potrebbero aver significato giorni di riprese più semplici, ma evidenziano un altro aspetto di come l’ombra di Fury Road incomba inesorabilmente sul risultato finale.
Ad ogni modo, chiunque compri il biglietto col solo obiettivo di vedere spettacolari inseguimenti in auto e motociclette li avrà sicuramente, con la montatrice Margaret Sixel che ancora una volta trasforma le elaborate sequenze d’azione in balletti sprizzanti adrenalina.
Che si tratti del War Rig che viene attaccato via terra e via aria o di un’imboscata che si trasforma in una sparatoria, le grandi scene d’azione di Furiosa sono efficaci, anche se non lo sono altrettanto la narrazione o il worldbuilding.
I costumi di Jenny Beavan e il production design ad opera di Colin Gibson (entrambi vincitori dell’Oscar per Fury Road) rubano facilmente la scena, mentre gli attori fanno quello che possono con il materiale a disposizione. La Furiosa di Anya Taylor-Joy non ha il physique du rôle e non parla molto, ma i suoi occhi espressivi dicono tanto. Dementus non è invece un cattivo interessante quanto Immortan Joe: quest’ultimo potrà anche essere l’incarnazione del Male, ma almeno è un maestro nel campo della strategia e della manipolazione, mentre il nuovo villain è solamente uno smargiasso dal naso protesico che troppo spesso si muove sul filo del grottesco a un passo dal Thor visto nei Guardiani della Galassia.
Insomma, nel pantheon dei sequel diretti da George Miller, Furiosa si colloca più vicino a Happy Feet 2 che al trionfale Babe va in città. È difficile superare la perfezione; ed è il motivo per cui non abbiamo visto mai un Quinto (o Terzo?) Potere. Accontentiamoci, ed evitiamo di vederci qualcosa che non c’è, come peraltro impietosamente ci ricordano le sequenze di Fury Road lungo i titoli di coda.