Home » Cinema » Horror & Thriller » Hurry Up Tomorrow: recensione del film meta-simbolico di The Weeknd con Ortega e Keoghan

Voto: 4/10 Titolo originale: Hurry Up Tomorrow , uscita: 14-05-2025. Budget: $15,000,000. Regista: Trey Edward Shults.

Hurry Up Tomorrow: recensione del film meta-simbolico di The Weeknd con Ortega e Keoghan

23/06/2025 recensione film di William Maga

Un’esperienza cinematografica estetizzante e autoreferenziale che fallisce nel suo intento di redenzione artistica

The Weeknd e Barry Keoghan in Hurry Up Tomorrow (2025)

Hurry Up Tomorrow è un progetto ambizioso che pretende di essere molte cose contemporaneamente: confessione, rinascita, denuncia della celebrità, film d’arte, epitaffio di un’identità musicale, ma finisce per essere soprattutto un monumento all’egocentrismo di Abel Tesfaye, in arte The Weeknd, che tenta con troppa enfasi di uccidere il personaggio che lo ha reso famoso per rinascere come attore-serio-autore-visionario, fallendo su ogni fronte; il film è strutturato come una lenta spirale psicologica che vorrebbe imitare modelli come Vox Lux, Misery, Vanilla Sky e persino Possession, ma senza averne mai né il rigore narrativo né la profondità tematica, risultando più un’estensione meccanica del suo brand musicale che un’opera cinematografica autonoma.

La narrazione è quasi inesistente: Abel interpreta se stesso, stanco, depresso, traumatizzato da una relazione finita (mai mostrata), perseguitato da un manager tossico (Barry Keoghan in versione cliché), e affiancato da una fan-musa-alter ego (Jenna Ortega, ottima ma sprecata) che lo salva e lo distrugge; l’estetica visiva, curata da Trey Edward Shults, è ricca di trovate stilistiche (35mm, camere roteanti, luci stroboscopiche, aspect ratio fluttuanti) ma totalmente scollegata da una vera esigenza narrativa: ogni scena sembra concepita per apparire profonda sui social più che per comunicare qualcosa allo spettatore.

Il simbolismo è greve e didascalico: Anima, incarnazione della psiche femminile inconscia secondo Jung, è letteralmente chiamata così, brucia case, piange senza contesto e finisce per torturare Abel in un letto come se stessimo assistendo a una parodia involontaria di American Psycho; ogni emozione è filtrata, estetizzata e svuotata, tanto che i momenti musicali (potenzialmente i più forti) si trascinano in lunghe riprese fisse, spesso in silenzio, dove la presunta introspezione scivola rapidamente in autocommiserazione.

Hurry Up Tomorrow film jenna ortegaTesfaye interpreta se stesso come un martire pop inascoltato, un genio incompreso, ma non riesce mai a mostrare vulnerabilità reale: si piange addosso, si crogiola nella sofferenza senza interrogarsi davvero, costruisce una narrazione dove le donne sono solo voci fuori campo, ex assenti, archetipi o psicopatiche, e in cui lui si assolve senza mai mettersi veramente in discussione.

La relazione con Anima, fulcro emotivo e psicologico, è costruita su uno sguardo durante un concerto, una notte da copertina patinata e una mattina di incomprensioni che culminano in uno psicodramma privo di tensione o pathos: il confronto finale, in cui lui piange mentre ascolta la propria voce legato a un letto, non è catartico ma semplicemente ridicolo.

Jenna Ortega è l’unica vera rivelazione, capace di evocare emozioni anche nel caos visivo più estremo, mentre Keoghan è relegato a caricatura di un agente manipolatore da backstage pop; anche quando il film tenta una riflessione meta-artistica, inserendo sequenze su luci rosse, stop visivi, sogni simbolici, proiezioni animate e citazioni al cinema d’autore europeo, tutto risulta manierato e vuoto, una lista di referenze senza direzione.

Insomma, Hurry Up Tomorrow è, in fondo, ciò che non dovrebbe mai essere un progetto artistico intimo: uno specchio deformante in cui l’autore vede solo se stesso e chiede agli altri di guardarlo piangere e applaudirlo per questo.

Il vero problema non è l’ambizione ma la totale assenza di autocritica, il rifiuto di qualsiasi rischio reale, l’illusione che basti confessare dolore per creare arte profonda; a differenza di Lemonade, Better Man o Inside di Bo Burnham, dove l’autorialità si apre allo spettatore, qui tutto si chiude in un solipsismo sterile; nonostante la confezione elegante, le buone intenzioni e le canzoni di qualità, Hurry Up Tomorrow è una lunga seduta di terapia filmata senza catarsi, senza scoperta e senza cinema.

In attesa di vederlo nei cinema SOLO il 23, 24 e 25 giugno, di seguito trovate il trailer doppiato in italiano di Hurry Up Tomorrow: