I diari dal 49° Festival di Sitges: il Cineocchio in Catalogna – Giorno 4
11/10/2016 news di Alessandro Gamma
Accompagnati dall'ormai immancabile pioggia, questo lunedì è trascorso tra nuove importanti interviste e prime visioni quasi tutte soddisfacenti
Indovinate un po’? Stamattina ci siamo svegliati e… pioveva! Già… anche oggi… una pioggia che non ha smesso un attimo di infierire sugli spettatori in coda fino a metà del pomeriggio e sugli standisti, costretti e mettere al riparo in qualche modo la merce esposta. Maltempo che ha ridimensionato anche lo svolgimento delle interviste agli ospiti, solitamente tenute all’aperto nel giardino interno dell’Hotel Melià ma che oggi sono state spostate all’ultimo minuto in una sala interna, meno scenografica ma comunque efficace.
E a questo proposito vi anticipiamo che abbiamo avuto modo di parlare faccia a faccia con il ‘Master of Horror’ Mick Garris, qui in veste di giurato, con André Øvredal – tornato sullo scene dopo 6 anni di assenza – e con due registi arrivati dalla lontana Asia, Keishi Ohtomo e Dante Lam. Scoprirete cosa ci hanno detto in esclusiva nei prossimi giorni.
Venendo ai film della giornata, in mattinata siamo stati travolti dal disgustoso, sboccatissimo e vietatissimo ai minori – ma irresistibilmente divertente – The Greasy Strangler di Jim Hosking, storia oltre i limiti dell’assurdo e del grottesco di padre e figlio che tirano a campare turlupinando sprovveduti turisti convincendoli a fare un tour a piedi di Los Angeles nei luoghi più significativi (palesemente improvvisati) della storia della musica pop. Tra questi avventori si palesa un giorno la prorompente Janet, che proverà a intromettersi nel rapporto ‘speciale’ tra i due. Il tutto mentre lo strangolatore bisunto del titolo fa strage di chiunque gli si rivolga nel modo sbagliato. Un susseguirsi di personaggi incredibili almeno quanto i dialoghi per un’opera totalmente sopra le righe che rifugge qualsiasi catalogazione, ma che certo non potrà mai vedere la luce delle sale cinematografiche al di fuori di un Festival (anche se forse negli Stati Uniti…). Da cercare assolutamente, spiegarla a parole non rende giustizia.
Nel primo pomeriggio è stata invece la volta di PET di Carles Torrens, in cui la star di Lost e Il Signore degli Anelli Dominic Monaghan diventa tanto ossessionato da una bellissima ragazza conosciuta anni prima al liceo da arrivare a rapirla e imprigionarla in una gabbia nel sotterraneo del rifugio per animali dove lavora. Una morbosa storia d’amore che ben presto si rivela però molto diversa da quanto preventivato, con Ksenia Solo ad avere decisamente in mano le redini di questo gioco perverso. Una vicenda che affronta in modo imprevedibile il tema della solitudine, del rifiuto e del possesso assoluto di un’altra persona, dove non manca nemmeno una componente più violenta e solo all’apparenza totalmente amorale e folle.
Questo lunedì si è chiuso con la proiezione, all’interno dell’accogliente – e antico – cinema Retiro nel centro di Sitges, di Rupture di Steven Shainberg, pellicola che ricorda in qualche modo un Martyrs in salsa sci-fi e senza la componente religiosa che però non decolla mai – nonostante una cast di buonissimo livello costituito da Noomi Rapace, Peter Stormare e Michael Chiklis – troppo indeciso sulla direzione da prendere, finendo per non divertire nè colpire duro e limitandosi invece a lasciare l’amaro in bocca per l’occasione mancata dopo le buone premesse.
A domani per la nuova pagina del nostro diario iberico.
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