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Voto: 7.5/10 Titolo originale: In Fabric , uscita: 06-12-2018. Regista: Peter Strickland.

In Fabric: la recensione del film di Peter Strickland che si perde nel giallo anni ’70

09/01/2024 recensione film di William Maga

Il regista inglese torna sulle scene con un'opera dal gusto rétro che sceglie di essere volutamente irrazionale

in fabric film 2018

Si può essere nostalgici di un’epoca che non si ricorda? Il regista inglese Peter Strickland avrà pure quarant’anni e i suoi film sono ammantati di un’ambiguità molto moderna, eppure sono altrettanto guidati da un affettuoso apprezzamento alle atmosfere kitsch dei primi anni ’70, specialmente quelle del cinema horror e thriller più genuinamente europeo.

In Fabric del 2018 combina tutte queste ossessioni registiche, e ne aggiunge altre. Perverso film di genere (e spesso perversamente divertente …) è riuscito – esattamente come le prove precedenti di Strickland – a prendersi gli applausi nei Festival di settore a cui ha partecipato, ma non a fare breccia nel mainstream, seppur distribuito dalla A24.

Ambientato in un’uggiosa Londra post-natalizia, è la storia di un diabolico grande magazzino e di un abito maledetto. Rosso come l’inferno e altrettanto dannato, l’indumento in questione si ‘adatta’ a chiunque lo compri. Ma le sue lusinghe hanno un prezzo, che va da malattie scabrose della pelle a lavatrici che esplodono.

InFabric.jpgFrancamente, questo sarebbe materiale sufficiente per una storia breve, ma la sceneggiatura di Peter Strickland lo allunga con scene secondarie. Anche se trascorriamo la maggior parte del tempo con un proprietario – interpretato da una stoicamente sofferente Marianne Jean-Baptiste, che voleva solamente un bel vestito per un appuntamento al buio, l’abito finisce nelle mani di un secondo proprietario, lo svampito Leo Bill, che lo porta a casa per sua moglie.

Lo stile del regista espande ulteriormente questa sottile struttura, a volte sovraccaricando In Fabric di orpelli e di sequenze surreali e isolate. Diverse scene sono costituite esclusivamente da montaggi di fotografie; altre, cupamente gotiche, si addentrano nel barocco sanguinoso. I commessi ultraterreni del grande magazzino parlano un inglese forbito e ricercato e dopo che gli ultimi clienti se ne sono andati, si uniscono al direttore per invocazioni magiche e orge bizzarre.

Per quanto i toni del film siano eclettici – ci sono anche alcuni intermezzi di satira in stile Impiegati… male! – le diverse interpretazioni sono altrettanto varie. Nei panni di una madre single stanca, che soffre per un lavoro orribile e al tempo stesso torna con cautela nel mondo degli appuntamenti, Marianne Jean-Baptiste (Segreti e bugie) opta per una prova più emozionante e realistica.

Hayley Squires è invece tranquilla nel ruolo di una delle ‘fan’ dell’abito e futura sposa di Bill sempre più in crisi, ma altre performance si spingono ben oltre, spaziando dall’ironia sorniona al grottesco.

Per la maggior parte del tempo, però, il film sembra soprattutto un giallo all’italiana, anche se privo dei tipici spiegoni. Se l’erotico The Duke of Burgundy del 1914 incanalava il febbrile stile di Jess Franco e il micidiale Berberian Sound Studio del 2012 aveva evocato quello più delirante di Dario Argento, In Fabric li combina entrambi, aggiungendo il freddo distacco canadese di David Cronenberg e, forse, accennando persino a uno dei primi amori di Peter Strickland, Franz Kafka.

Il risultato finale è allora un folle miscuglio, che a volte scende fino a una semplice, dissennata oscurità. Perché nell’ufficio di un dirigente di banca dovrebbero esserci quelli che sembrano scaffali per vestiti? Che tipo di addio al celibato prevede di costringere l’ospite d’onore a ballare travestito? E qual è esattamente lo scopo di tutta questa faccenda? Cosa sperano di ottenere questi mostri?

Il fatto che entrambi i personaggi principali di In Fabric si prendano del tempo per raccontare i sogni che hanno fatto è forse la più grande spiegazione, o scusa, di Peter Strickland. Questo è un film con la stessa logica di un sogno appunto, cioè senza alcuna razionalità. Ma ha anche la forza di un incubo. E, come alcuni di essi, ci turba anche dopo esserci svegliati.

Di seguito trovate il trailer internazionale di In Fabric: