Intervista a Charlie Adlard: i 16 anni su TWD, i film di Carpenter e Argento, i supereroi (esclusivo)
25/02/2024 news di Alessandro Gamma
Abbiamo incontrato il disegnatore britannico, parlando della sua lunga carriera e delle sue passioni
Ospite d’onore al recente Nerd Show di Bologna, dove ha presentato al pubblico italiano il suo lavoro più recente, la serie horror Damn Them All (pubblicata da SaldaPress), abbiamo avuto modo di incontrare nella sede milanese della fumetteria Funside (Alzaia Naviglio Grande 54) Charlie Adlard, autore britannico noto soprattutto per aver lavorato per oltre un decennio alla popolarissima saga di zombi The Walking Dead creata da Robert Kirkman (precisamente dal numero 7 al 193, con sui si è chiusa).
Nella tua carriera pluridecennale hai lavorato soprattutto su fumetti riconducibili – più o meno in larga parte – alla fantascienza e all’horror, penso dagli esordi su Judge Dredd, passando per X-Files, TWD e più recentemente su La maledizione del Wendigo e Vampire State Building. Parlami un po’ del tuo rapporto con questi due generi e su come ti approcci alla violenza grafica che è così spesso presente nelle storie che disegni.
Io, come penso moltissime persone, sono attratto dalla sci-fi, dall’horror o dal fantasy per via di come queste storie possano essere rappresentate visivamente attraverso i disegni e stimolare l’immaginazione. Per quanto riguarda la violenza, credo che sia fondamentale che non sia fine a se stessa, ma che sia parte integrante di una narrazione intelligente.
Pensa a The Walking Dead, ci sono sangue, morti e brutalità, ma all’interno di qualcosa di molto più ampio. Non sono mai stato un fan del gore o delle budella al vento tanto per vedere qualcosa di scioccante e basta. In effetti è ironico che abbia lavorato così tanto su storie che contengono grandi dosi di violenza … Ma mi piacciono anche i drama e i thriller …
E per quanto riguarda invece i film e le serie TV che guardi nel tempo libero, cosa attrae di più la tua attenzione?
Posso dirti che la saga di Star Wars ha giocato un ruolo chiave nella mia formazione. Non dico che non avrei fatto il fumettista, ma ne sono stato inevitabilmente influenzato. E L’impero colpisce ancora è senz’altro il mio film preferito! Detto questo, nei film vengo spesso attratto dal lato più oscuro … Ad esempio, il mio horror favorito è La Cosa di John Carpenter, così pieno di paranoia … Uno studio dei personaggi formidabile … ancora più che gli effetti speciali di Rob Bottin.
Anche Aliens – Scontro finale e Lo Squalo sono dei grandi film, e tutti hanno una cosa in comune: vedi pochissimo il mostro, un dettaglio che ha un impatto molto maggiore su chi guarda, perché l’immaginazione è molto più potente rispetto a quando ti fanno vedere ogni cosa, magari in una brutta CGI. Insomma, mi piacciono quelle opere che ti colpiscono a livello inconscio o soprattutto psicologico, come fu ad esempio L’Esorcista. Tutti si ricordano di Regan che vomita roba verde, ma la parte spaventosa è la sua atmosfere.
Conosci il cinema di genere italiano?
Suspiria è tra i miei film horror preferiti, ma penso che la carriera di Dario Argento si sia esaurita molto in fretta … Mi piace anche Inferno, che è successivo … Invece ho rivisto Tenebre recentemente e l’ho trovato estremamente deludente … Ricordo di averlo visto alla sua uscita negli anni ’80 e mi aveva spaventato, ma devo dire che nn ha retto benissimo alla prova del tempo! In ogni caso, il Giallo all’italiana generalmente mi piace.
Passando inevitabilmente a The Walking Dead, hai trascorso gran parte della tua carriera – e vita – a disegnare questa saga. Cosa ti ha ‘insegnato’ come persona e come artista?
Devo dirti che quei sedici anni sono volati e penso che se non mi fossi divertito e sentito a mio agio non ci avrei speso tutto quel tempo. In effetti le sceneggiature che Robert Kirkman mi mandava erano sempre interessanti e mi hanno spinto a proseguire. Non erano le solite cose trite e ritrite. Pensa al salto temporale di due anni dopo la vicenda di Negan. Permise di ripartire con nuovo entusiasmo. Talvolta mi chiedono quale sia il mio numero favorito di TWD e io rispondo l’ultimo, non perché aveva finalmente posto a una sofferenza lavorativa, ma perché è una chiusura perfetta. Tra l’altro, io non avrei tollerato una fine triste o scioccante!
Poi c’è da dire che io sono un tipo abitudinario, mi piace la routine, avere un’agenda chiara e prestabilita. TWD mi ha permesso di tenere una vita ‘regolare’. Mi considero un artista veloce a disegnare, non incredibilmente veloce, ma in grado di calarmi in fretta nel lavoro e portare a termine con meticolosità il compito giornaliero. I
n più quando ho finito una tavola la metto da parte e non la riguardo più. All’epoca dovevo completare un numero ogni tre settimane e ho trovato un bilanciamento tra lavoro e vita privata che mi ha permesso di avere orari non impossibili, weekend liberi, possibilità di andare in vacanza e frequentare qualche Convention.
Anche sulla serie a fumetti di X-Files hai lavorato a lungo, tre anni, ma qui – al contrario che per TWD – la versione ‘dal vivo’ è arrivata prima
Si, all’epoca la serie TV era in onda da un paio di stagioni, mi chiesero se volessi disegnare una serie ispirata allo show e accettai di buon grado perché avevo bisogno di lavorare! Il fumetto trasse ovviamente beneficio dalla fama televisiva, e il mio lavoro ne era in qualche modo ‘guidato’ anche se fin da subito lo sceneggiatore Stephan Petrucha propose storie originali e non un mero adattamento degli episodi televisivi.
E penso che questo sia stato uno dei fattori del successo. Peraltro conoscevo e apprezzavo i Mulder e Scully dello show TV … Guardai con molto gusto le prime due o tre stagioni di X-Files, ero affascinato dalla struttura in stile ‘indagine della settimana’, senza tutti quei cliffhanger che ci sono ora.
Visto il tuo curriculum, e quanto ci siamo appena detti, mi pare di capire che nel tuo immediato futuro non ci siano storie di supereroi …
In effetti no! [ride] A dire il vero, appena prima di Natale ho terminato una storiella per Batman: Black & White, ma sono letteralmente 8 pagine e mentre le disegnavo mi dicevo che fosse proprio il massimo che potessi e volessi dedicare a una storia dell’Uomo Pipistrello! [ride]. Non nascondo che il successo clamoroso di The Walking Dead mi abbia messo in una posizione privilegiata, ora posso permettermi di scegliere i progetti più affini alle mie esigenze, progetti magari più piccoli ma legati a personaggi e storie originali, una cosa che i comics coi supereroi – sebbene potenzialmente più remunerativi – non offrono. E se c’è passione in quello che fai, il risultato finale ne beneficia.
Di seguito trovate il video di Charlie Adlard al lavoro su uno sketch di Negan:
© Riproduzione riservata