Intervista a Francesco Chiatante sul documentario Animeland
26/05/2016 news di Alessandro Gamma
Abbiamo fatto due chiacchiere con il regista, per andare a fondo di una passione verso manga, anime e cosplay condivisa da un'intera generazione
Presentato in anteprima mondiale il 13 novembre scorso alla nona edizione del Roma Fiction Fest, il documentario Animeland – Racconti tra manga, anime e cosplay è l’opera prima di Francesco Chiatante, un viaggio tra cartoni animati giapponesi, manga e cosplayer, attraverso ricordi, aneddoti e sogni di molti personaggi (si va da Caparezza a Paola Cortellesi, passando per Vincenzo Mollica e Maurizio Nichetti, per arrivare a Shinya Tsukamoto e Michel Gondry, tra i molti altri), il cui immaginario e la cui crescita sono stati indelebilmente segnati dalle opere provenienti dal Giappone, soprattutto a partire dalla fine degli anni ’70.
Abbiamo fatto due chiacchiere con il regista, per andare a fondo di questa passione che un’intera generazione condivide.
Da dove nasce la necessità di realizzare Animeland?
La necessità di realizzare ANIMELAND – RACCONTI TRA MANGA, ANIME E COSPLAY nasce dal grande amore che ho sempre avuto per i fumetti e i cartoni animati in genere (e i giapponesi ancor più) e dalla voglia di poter contribuire in qualche maniera alla diffusione di questi immaginari! E poi ero giunto alla conclusione che fosse arrivato il momento di fare finalmente un punto della situazione raccontandola un unico film che tracciasse una ragnatela tra i punti cardini dei mondi di manga, anime e cosplay, tra l’altro spiegando ulteriormente anche cose che non erano mai state ben chiarite nel tempo, o almeno non in un unico film documentario!
Come mai proprio ora? Coincidenze legate alla possibilità di vederlo distribuito? O avevi già raccolto tutto il materiale che ti serviva?
Abbiamo ragionato per molto tempo, prima di decidere di farlo davvero, e quando ho sentito dentro me che i tempi erano maturi e si sarebbe potuto mettere insieme il giusto materiale per poter fare un film documentario così ho avviato il tutto e non mi sono fermato più! Ovviamente, quando ho smesso di girare era perché ero riuscito a mettere insieme tutto il materiale che mi serviva sennò, conoscendomi, credo avrei continuato a farlo per chissà quanto altro tempo.
Ti sarebbe piaciuto intervistare qualche altro personaggio e per qualche ragione non ce l’hai fatta?
A dire il vero avevo fatto un’accurata ricerca per individuare chi sarebbe stato utile intervistare per un progetto così particolare e alla fine, tra un’avventura e l’altra e dopo tanto-tanto-tanto lavoro, siamo riusciti ad avere, nel film, tutti i nomi, italiani e stranieri, che sognavo di riuscire a coinvolgere dal principio: un risultato che, tutt’oggi, reputo affatto scontato!
Il materiale di partenza era davvero tanto (ma era l’unica maniera per raccontare al meglio l’immaginario di questi ‘mondi’) e nella versione estesa, quella da 93 minuti, c’è tutto quello che riguarda gli argomenti presenti nel titolo del film …e anche di più! Inoltre, per ottenere una maggiore spontaneità, alcune domande erano “quasi libere” e gli intervistati, in alcuni casi, finivano così per prendere altre strade (parlando di comics americani, fumetti italiani o europei) o, in altri casi ancora, entravano talmente nello specifico o nel dettaglio che non c’era maniera di incastonare quei precisi segmenti dei loro racconti nel montaggio di un discorso decisamente più ampio.
Come mai interviste proprio a questi personaggi? Come sono stati trovati? Hai fatto tu domande mirate o hai lasciato che fluissero i ricordi?
I personaggi sono stati scelti uno a uno secondo un preciso schema che avrebbe portato poi a comporre questa specie di “puzzle-racconto” dove ognuno, per gusti personali, ricordi o competenze, metteva a disposizione una serie di ‘pezzi’ di questo grande mosaico! Gli intervistati sono stati cercati/trovati in ogni dove, su qualsiasi frequenza possibile, da contatti preesistenti lavorativi e non, giri di amici, festival, fiere, conferenze, presentazioni, ecc. Grazie al supporto costante dell’ufficio stampa del film (Carlo Dutto), andavamo ovunque pur di poter proporre interviste ai personaggi mancanti: non c’era altra scelta e nient’altro che potessimo fare! Ho scritto personalmente, dopo accurati studi, le domande per le interviste e mentre alcune erano mirate a cercare certe risposte, altre, al contrario, servivano proprio ad ottenere uno spontaneo effetto “flusso di ricordi”!
Sono più racconti e ricordi di esperienze passate: gli intervistati sono personaggi più o meno conosciuti, ma non esattamente degli ‘esperti’ (la maggior parte almeno). Da un lato lo spettatore può ritrovarsi nei loro racconti, ma dall’altro non c’è grande ‘autorevolezza’, sono racconti come potrebbe farteli chiunque altro nato in quegli anni. Hai pensato a questa possibilità?
Molto, per questo ho selezionato gli intervistati, esperti inclusi, anche in base ai loro curriculum, competenze ed esperienze differenti e sono convinto di aver scelto le persone giuste per raccontare questa storia al meglio e nella maniera più imparziale e giusta possibile! Riguardo al fatto che “sono più racconti e ricordi” non è un mistero, lo dice apertamente anche il sottotitolo del film: tratta più dell’influenza culturale di questi immaginari che della storia vera e propria di manga, anime e cosplay in Italia. Anche se poi, diversi spettatori mi hanno fatto notare che questo meccanismo di narrazione permette anche ai non appassionati e ai non esperti di potersi tranquillamente approcciare a questi argomenti comprendendone mano a mano lo spirito che anima chi ama o segue questi universi di fantasia!
Perchè nella parte riservata ai cosplayer non sono stati intervistati i diretti interessati, ovvero i cosplayer (a parte il ragazzo giapponese)? Sentire parlarne altri per sentito dire o per sensazioni non è esattamente la stessa cosa…
L’intero racconto è basato su una mia idea che si basa sulle sensazioni e i pensieri degli intervistati in ogni parte del film, non solo in quella dedicata al cosplay. Per parlare del resto ho voluto fermamente coinvolgere, personaggi ‘pop’ ed esperti esclusi, solamente giapponesi o comunque “non italiani” come ad esempio il papà di “Holly e Benji”, Yoichi Takahashi, che è un mangaka e accenna al suo mondo (cosa che, per esempio, un fumettista italiano, seppur affermato, così, mostrandoci anche come disegna i suoi personaggi-manga, non avrebbe potuto fare), e così via anche per la mangaka e animatrice Yoshiko Watanabe, il character design Masami Suda ed i registi Shinya Tsukamoto e Michel Gondry! Il “ragazzo giapponese” è Goldy è una vera è propria star del cosplay nipponico e internazionale (Romics a parte, dove ho avuto il piacere di conoscerlo ed intervistarlo, è stato ospite d’onore in una quantità incredibile di eventi a tema, fiere e festival in giro per il mondo) ed io mi ritengo fortunatissimo di aver avuto lui come massimo personaggio dell’ambito in ANIMELAND!
Come mai non si parla dell’animazione/fumetto post anni ’80 in pratica?
ANIMELAND racconta principalmente l’inizio e l’esplosione di questi immaginari. Gli anime, in Italia, hanno avuto il boom da fine anni ’70 a inizio ’90 (ovviamente mi riferisco all’invasione televisiva), i manga da fine anni ‘80/inizio ’90 ad oggi e il cosplay è iniziato a espandersi dalla seconda metà degli anni ’90 fino ad oggi. Sono pienamente convinto di aver centrato gli obiettivi che mi ero prefissato col mio film ma nessuno esclude che tra qualche decade non si possa fare una nuova indagine dettagliata del genere per mostrare le ulteriori conseguenze di manga, anime e cosplay negli anni seguenti in Italia!
Quali sono invece i tuoi ricordi e le tue esperienze con gli anime e i fumetti (sia nel passato che oggi)?
Mah… credo che per rispondere in maniera esaustiva a questa domanda ci vorrebbero interi fascicoli di centinaia di pagine con una miriade di aneddoti, soprattutto sulla mia infanzia! Di certo posso dire che, ovviamente, ho valanghe di ricordi legati a tantissimi pomeriggi passati a guardare anime e cartoons di ogni genere e a giocare coi miei amici d’infanzia quasi sempre con qualcosa di legato al mondo di fumetti e cartoni animati. Negli ultimi 15 anni, di legato a manga e anime, avendo frequentato tanti festival di cinema, fiere del fumetto ed eventi legati a questi ambiti è stato emozionante, a parte gli incontri dovuti ai mille giri per realizzare ANIMELAND, avere il piacere di incontrare di persona tantissimi degli autori originali di questi prodotti amati un tempo. Tra i tanti, non posso non ricordare Hayao Miyazaki e suo figlio Goro, Go Nagai, Monkey Punch, Mamoru Oshii, Rintaro, Yoshiyuki Tomino, Satoshi Kon, Riyoko Ikeda, Akemi Takada, Mari Yamazaki e, proprio a proposito di questi incontri, il prossimo 3 giugno pomeriggio, sarò ad Etna Comics, a Catania, per la ‘prima’ siciliana del film e lì avrò il piacere d’incontrare anche Yumiko Igarashi, la mangaka originale delle serie cult “Candy Candy” e “Georgie”!
Pensi che tra 30 anni si potranno intervistare i ragazzini di oggi e ottenere un risultato simile ad Animeland? Si/No e perchè secondo te?
Penso che potrà anche farsi, lo dicevo anche prima, perché no! Ma quello che non credo ci sarà da raccontare (di certo uno dei punti di forza del mio film) è il disappunto, l’odio e la ‘guerra’ dei genitori degli anni ’70 e ’80 nei confronti di prodotti che “plagiavano, traviavano e nuocevano ”, secondo il pensiero corrente del tempo, le menti dei loro figli; e credo che non ci sarà perché i nonni tra 30 anni saranno gli ex-bambini della Goldrake-generation di ieri! Ma, considerando che le dinamiche, sociali e non solo, nella storia dell’uomo tendono sempre a ripetersi, magari un giorno si potrà raccontare lo stesso tipo di meccanismo genitori-figli in riferimento ad altri sogni, ad altri immaginari e ad altre fantasie, oramai ultra-tecnologiche, dei bambini di oggi, un tempo neanche lontanamente fantasticate nei romantici anime robotici degli anni ’70 che guardavamo noi!
Per chiudere, ecco il trailer di Animeland:
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