Intervista a Guillermo Iván e Sofia Rakova su Havana Darkness
07/07/2016 news di Alessandro Gamma
Il regista e il capo del dipartimento make-up ed effetti speciali ci hanno parlato della lavorazione del primo horror in lingua inglese girato a Cuba
Ora che è stato tolto l’embargo, Cuba sta diventando una location sempre più ambita dalle produzioni internazionali, non solo per i blockbuster con robottoni e automobili da gare clandestine ma anche per gli horror. Abbiamo così fatto due chiacchiere con Guillermo Iván e Sofia Rakova, rispettivamente regista e responsabile del make-up e degli effetti speciali di Havana Darkness, primo film in lingua inglese girato nell’isola caraibica, che ci hanno raccontato come è nato il film e quali sfide hanno affrontato sul set.
Guillermo, tu hai già preso parte in precedenza a un film horror come attore, ma mai come regista. Cosa ti ha spinto a passare dietro alla camera da presa questa volta?
Sono sempre entusiasta delle nuove sfide, delle idee dirompenti e dei concetti innovativi. Quando il nostro produttore Loris Curci ed io abbiamo parlato dell’idea di realizzare Havana Darkness tra New York e Cuba, ha suonato come musica per le mie orecchie. E’ stato emozionante, stimolante, innovativo e diverso, dal momento che nulla di simile è mai stato girato prima tra queste due località. Casualmente, Loris e io abbiamo avuto quella conversazione durante il nostro ultimo giorno di produzione sul set di un horror a cui partecipavo solo come attore. Questo è in effetti il mio debutto alla regia nel suddetto genere, ma in tutta onestà per me i principi della narrazione sono gli stessi in ogni genere, fino a quando si ha una visione chiara come regista su questi due aspetti, ovvero il genere e la storia che stai per raccontare.
Dalle foto che ho potuto vedere, Havana Darkness sembra piuttosto violento e sanguinolento. È particolarmente spinto sul lato gore?
Havana Darkness è visivamente violento e cruento, ma anche intelligente e psicologico. Un aspetto notevolmente importante per noi nel processo di realizzazione, era di abbracciare la sfida di creare qualcosa di “originale” e con una “personalità”, più che un “film sanguinolento”, che è piuttosto semplice da realizzare. Volevamo raggiungere la giusta combinazione di intrigante e accattivante. Vogliamo spingere il pubblico a pensare di essere coinvolto dalla trama, ma anche suscitare spaventati ed entusiasmo. Abbiamo mirato a obiettivi alti, nel senso cinematografico di raccontare una storia che avesse tutti gli elementi eccitanti di qualcosa di unico nel suo genere.
Hai avuto dei modelli in mente nella preparazione di AD? Sei un fan dei film horror?
Sì, ho alcuni riferimenti e figure che ammiro nel genere. Alfred Hitchcock sarà sempre uno di quei personaggi imprescindibili. David Fincher, Stanly Kubrick e Guillermo del Toro sono anche alcuni dei registi che ammiro più profondamente nella cinematografia dell’orrore.
Non è la prima volta che gira un film a Cuba. Questa volta è stata una scelta dettata esclusivamente dallo script? O volevi girare un horror in quelle location?
Da quando è nata l’idea abbiamo voluto girare un film horror tra due città, New York e l’Avana, Cuba. Eravamo fortemente convinti che unire questi due luoghi fosse uno degli elementi più importanti della nostra trama, specialmente perché non è mai stato fatto prima.
Ci sono differenze tra la sceneggiatura e la versione finale del film? Hai ‘ammorbidito’ qualcosa?
Non abbiamo ammorbidito nulla. Tuttavia è fisiologico che certi particolari cambino dalla carta al risultato finale sullo schermo, visto che siamo stati sempre aperti durante il processo creativo di pre-produzione e perfino di produzione per inserire nuove idee, nate sul momento. A volte la location in sé ha qualcosa di unico che è possibile incorporare alla storia, a volte si scoprono nuove idee con gli attori e capisci che queste componenti potrebbero migliorare il materiale e successivamente il risultato finale sullo schermo.
Dicci qualcosa di più sullo punto di partenza della pellicola, ossia il misterioso manoscritto di Hemingway.
Hemingway è il connettore ultimo della storia. Non è solo il trigger che porta i personaggi ad andare a Cuba per approfondire l’autore, ma diventa anche un elemento speculare, uno specchio per i personaggi e il loro destino. Hemingway ha avuto una vita dura, era in costante lotta per trovare la pace dentro di sé, specialmente dopo aver assistito alla guerra. Tale travaglio interiore viene trasposto sullo sviluppo dei personaggi, sul loro destino fatale.
Sei tornato a lavorare di nuovo con Carolina Ravassa dopo The Strike, ‘trascinando’ anche lei in una pellicola del terrore…
Ho avuto l’opportunità di lavorare con Carolina Ravassa a diversi progetti, ma Havana Darkness è il primo horror che abbiamo girato insieme. Lei è un’attrice di talento e molto disciplinata.
Quali sono i tuoi piani per HD?
Attualmente siamo in fase di post-produzione, dal momento che le riprese sono terminate solo un paio di mesi fa. Stiamo già considerando e analizzando attentamente un paio di opzioni di distribuzione in questo momento.
Vedi ancora film horror nel tuo futuro?
Sì. Rimango aperto alla possibilità di continuare a crescere e imparare di più su questo genere.
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Ecco invece quello che ci ha raccontato Sofia Rakova, a capo del make-up department, che si è occupata degli effetti speciali di Havana Darkness.
Sofia, tu già lavorato in svariate produzioni horror nella tua carriera (Wrong Turn 6: Last Resort, In the Name of the King 3: L’ultima Missione): hai creato qualcosa di nuovo / speciale per il film di Guillermo?
Sì, ho lavorato in altri progetti horror, e ogni volta per me è emozionante creare qualcosa che avrà un forte impatto sugli spettatori. Quando ho letto la sceneggiatura di Havana Darkness ho capito subito che avrei dovuto creare un’immagine molto speciale e terrificante per i ‘cacciatori’. Così ho cominciato a disegnare fino ad arrivare al punto in cui Guillermo e il resto della squadra hanno avuto in mano uno strumento che avrebbe potuto influenzare fortemente il pubblico, a livello psicologico ma anche terrificante. L’intero processo di creazione di quella maschera è stato molto speciale per me. Questo è il ‘volto’ di Havana Darkness.
Ritieni che il genere horror sia il migliore per mettere alla prova un make-up artist?
In quanto special make-up artist, credo che sia all’interno del genere horror che l’artista possa essere più creativo. Ci vuole tempo e moltissima esperienza per essere in grado di raccogliere questa sfida.
Qual è stata la cosa più difficile che hai realizzato per HD?
Come ho detto, l’immagine dei cacciatori è stata l’accento e l’elemento più particolare e stimolante. Ma ho avuto anche modo di creare altri effetti, come una freccia nella gamba, una gola tagliata e altre scene sanguinose tipiche del genere, tenendo presente che stavamo cercando di influenzare il pubblico a livello psicologico. I nostri spettatori potranno sentire la disperazione e il dolore dei nostri personaggi.
Come ti prepari per un nuovo lavoro?
Ogni volta che scelgo progetti come questo, mi sento eccitata ed entusiasta. Per me, questo è un processo artistico che richiede concentrazione, ricerca e tanta creatività. Una buona comunicazione con il resto del team è essenziale, ed è sempre fondamentale avere molto chiaro quale sia il concept che si vuole dare al regista. Se è possibile combinare tutto questo con il divertimento di farlo, allora si ha la ricetta perfetta per un progetto di successo.
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