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Titolo originale: Robot Dreams , uscita: 06-12-2023. Budget: $5,300,000. Regista: Pablo Berger.

Intervista a Pablo Berger (Il mio amico Robot): Chaplin, la superiorità dell’animazione europea e il fascino del passato | esclusivo

03/04/2024 news di Alessandro Gamma

Abbiamo incontrato il regista spagnolo candidato all'Oscar, parlando delle sue influenze e del suo approccio

pablo berger milano 2024

Passato da Milano a fine marzo per presentare in anteprima la sua ultima fatica, Il mio amico Robot / Robot Dreams (la recensione), recentemente finito tra i candidati al Miglior film d’animazione agli Oscar, abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere col regista spagnolo Pablo Berger (Blancanieves), alla sua primissima esperienza con questo genere di lungometraggio.

So che l’autrice del fumetto alla base del film, l’americana Sara Varon, rifiutò una prima offerta arrivatale da uno studio americano di realizzare una trasposizione in 3D di Il mio amico Robot, ma poi ha accettato la tua proposta di fare un film in modo più tradizionale, in 2D. Ritieni che il modo di fare animazione in Europa sia in qualche modo più efficace – magari perché più ‘autoriale’ – rispetto a come invece si fa generalmente negli Stati Uniti?

Si è vero. Si tratta di due approcci completamente diversi. Dopo il successo di Toy Story – Il mondo dei giocattoli nel 1995 il mondo dell’animazione commerciale statunitense si è spostata sempre più verso la CGI e il 3D e sono rimasti solo animatori indipendenti [a usare questo metodo]. Per fortuna, in Europa l’animazione tradizionale, in 2D, è rimasta viva e anche oggi abbiamo molti studi che la adattano, come pure la stop-motion. Certamente anche in Europa per qualche decennio il 3D è stato molto in voga, ma un film come The Secret of Kells di Tomm Moore e la nascita dello studio Cartoon Saloon hanno un po’ riaperto la strada verso il 2D.

il mio amico robot film posterIn Francia si lavora molto con l’animazione tradizionale, pensa ai risultati fantastici di Persepolis, Ernest & Celestine o Dov’è il mio corpo?. E in Spagna pensa a Fernando Trueba [Chico & Rita] o al recente Unicorn Wars … Credo che anche in Italia ci siano degli esempi in tal senso. Noto una sorta di rinascita di questo approccio. Basta vedere gli ultimi Oscar, dove su cinque candidati due erano disegnati in modo tradizionale, Il mio amico Robot e Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki. E anche Spider-Man: Across The Spider-Verse in qualche modo strizza l’occhio al 2D.

Venendo alla questione dell’autorialità, penso che il cinema americano, di animazione ma anche dal vivo, sia più che altro una grande industria che guarda sempre al risultato economico di un prodotto. Il cinema europeo è ancora un mondo completamente differente … Qui in Europa il regista e lo sceneggiatore sono supportati nel loro lavoro creativo dal produttore …

Ed è un po’ la ragione per cui, da cinefilo, oggi guardo molto più cinema europeo. Penso che la situazione del cinema americano sia cambiata nel corso degli infuocati anni Settanta, quando si è cominciato in effetti a guardare soprattutto l’esito commerciale di un film piuttosto che quello artistico.

Hai dichiarato di ammirare molto Hayao Miyazaki, Isao Takahata, Mamoru Osoda e il Charlie Chaplin di Luci della Città. Potresti dirmi cosa hai ‘rubato’ a questi autori nel realizzare Il mio amico Robot?

Partiamo dall’inizio. Charlie Chaplin è uno dei registi che più mi hanno influenzato in generale nella mia carriera. In effetti Luci della Città è stata una grande fonte di ispirazione per Il mio amico Robot. Chaplin fu tra i primi a sperimentare la tragicommedia al cinema, mescolando lacrime e risate, che è un po’ l’obiettivo che mi ero posto per il mio film. Ho cercato di ricreare soprattutto il tono di quell’opera. Passando allo Studio Ghibli, le loro sono sempre state storie adulte, ma con un’attrattiva anche per il pubblico dei più piccoli, con personaggi disegnati splendidamente, sfondi pieni di dettagli, e capaci di veicolare emozioni.

Tu hai diretto quattro film, e ben tre di questi – Il mio amico Robot compreso – sono ambientati nel passato. Come mai questa scelta?

In effetti è curioso, perché io non sono affatto un tipo nostalgico. Penso sempre che il meglio debba ancora venire, che il film migliore sia il prossimo. Allo stesso modo, però, credo che il cinema sia una sorta di macchina del tempo, che quando le luci della sala si spengono lo spettatore possa viaggiare in un altro posto, un’altra epoca. Questo mi attrae moltissimo, ed è per questo probabilmente che molti dei miei film sono ambientati nel passato.

Di seguito trovate il trailer italiano di Il mio amico robot, nei nostri cinema il 4 aprile:

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