Intervista | Takashi Miike sui 20 anni di Audition, Bruce Lee, l’animazione e Godzilla
19/07/2019 news di Alessandro Gamma
Al NIFFF di Neuchâtel abbiamo incontrato il 58enne regista giapponese, col quale abbiamo parlato di tutto e un po'
Dopo la nostra intervista di due anni fa a Sitges, in occasione della presentazione in anteprima dei due titoli coi quali ha raggiunto l’incredibile traguardo dei 100 film girati in carriera, ovvero L’Immortale (la nostra recensione) e JoJo’s Bizarre Adventure: Diamond is Unbreakable – Chapter I (la nostra recensione), abbiamo incontrato nuovamente quest’anno al NIFFF di Neuchâtel il 58enne Takashi Miike, giunto in Svizzera per presentare la sua ultima fatica, il noir First Love (la recensione).
Ne abbiamo approfittato per addentrarci in una chiacchierata più lunga, toccando svariati argomenti.
In First Love mi ha colpito – tra le molte cose – una spiazzante sequenza animata. Come mai ha deciso di inserirla?
La verità è che di questi tempi in Giappone non ci sono molti stuntman giovani. Sono rimasti solamente quelli più anziani. Come hai visto, la sequenza in questione coinvolge una macchina che deve effettuare un balzo ‘impossibile’, quindi temevo che qualcuno di questi stuntman più anziani potesse seriamente farsi male alla schiena e ferirsi. Ho deciso quindi di risolvere il problema ricorrendo all’animazione, molto più sicura! [ride]
A questo proposito, in 20 anni è passato attraverso i generi più disparati, ma non si è mai dedicato a un film animato. Ci ha mai pensato oppure ha in mente qualcosa per il futuro? Si è trovato bene intanto a girare una sequenza di breve durata?
Si, in effetti ho in progetto di realizzare un film animato in futuro. Per First Love mi sono occupato personalmente di disegnare gli storyboard e della messa in scena della sequenza in animazione, trattandola come se stessi lavorando a una scena con effetti speciali e CGI come mi capita di solito, solo che qui non ho divuto preoccuparmi degli schizzi di sangue finto [ride].
Lei è famoso per essere uno stacanovista, ma nel 2018 e 2019 ha diretto solamente due film (Laplace’s Witch e, appunto, First Love). Ha deciso di rilassarsi un po’ dopo tanti anni?
In realtà, avevo in ballo un grosso progetto con una società cinese per la quale avrei dovuto dirigere tre o quattro film in sequenza ed era tutto pronto per iniziare a girare. Purtroppo però, all’improvviso la situazione in Cina è cambiata e tutto si è bloccato. Ma non è stato cancellato, è un progetto ancora in piedi. Vediamo quando potremo riprendere. Poi non va dimenticato che dal 2017 seguo personalmente la regia di Idol × Warrior: Miracle Tunes!, una serie TV fantasy giapponese destinata a un pubblico di bambine!
Il 2019 segna il 20° anniversario dell’uscita nei cinema di Audition (l’analisi), uno dei suoi lungometraggi più celebri e che l’hanno fatta conoscere al pubblico occidentale. Ha dei ricordi particolari oppure lo considera soltanto come ‘uno dei tanti’ film girati?
All’epoca lo vissi come semplice lavoro. Credo che Audition sia diventato così ‘speciale’ più di altri miei film per merito del pubblico, che gli ha voluto particolarmente bene. Sono molto grato alla gente per questo.
Audition è anche una delle poche – ma buonissime – incursioni di Takashi Miike nell’horror puro. Visto che sono già passati cinque anni da Over your dead body, pensa che tornerà a girare un altro film appartenente a questo genere nel futuro prossimo?
Ho già girato Audition, che per me rappresenta la massima espressione di quello che io posso raggiungere all’interno del genere horror puro. Penso che se un giorno deciderò di tornare a dirigere un film del terrore in senso stretto sarà perché ritengo avrà la possibilità di superare Audition.
Ho letto che I 3 dell’Operazione Drago con Bruce Lee è stato uno dei film che quando era piccolo l’hanno spinta a intraprendere la carriera di regista. Ha mai pensato di dirigere un film di arti marziali di quel tipo?
Lo girerei solo se Bruce Lee fosse ancora vivo. Vidi I 3 dell’Operazione Drago quando avevo circa 13 anni, ero al primo anno di liceo. All’epoca venivano importati nei cinema del Giappone moltissimi film di kung-fu. Quello però uscì l’anno seguente alla morte di Bruce Lee e ci rimasi malissimo nello scoprirlo. Da allora non sono più riuscito a pensare a un film di kung-fu senza che Bruce Lee ne fosse il protagonista.
Parlando di attori, qualche giorno fa è purtroppo scomparso Billy Drago, col quale ha lavorato nell’episodio Imprint della serie Masters of Horror nel 2006. Ha qualche ricordo particolare che vuole condividere?
Billy Drago si dimostrò un grande professionista e una persona molto gentile, che mi offrì i suoi consigli sul personaggio. Io non parlavo inglese né lui giapponese, ma fu una bella esperienza. Quando abbiamo saputo della sua morte, io e gli altri della troupe abbiamo provato un grande dispiacere. Sentivo che il progetto di Imprint aveva una bella atmosfera e lo accettai senza sapere nulla di quello che sarebbe successo. Dissi di si, d’istinto. Uno dei produttori – americano – venne sul set, ma si fermò solamente per un giorno, rispettando pienamente il mio modo di lavorare e il modo di fare cinema in Giappone, senza imporre nulla e anzi dimostrando fiducia e una mentalità aperta.
Qualche settimana fa è uscito nei cinema Godzilla II: King Of The Monsters di Michael Dougherty (la recensione), nuova interpretazione hollywoodiana di un mostro giapponese per eccellenza. Ha avuto modo di vederlo?
L’ho visto due volte nel giro di una settimana, la prima in un cinema col sistema Atmos e poi, due o tre giorni dopo, in un IMAX. Mi è piaciuto molto, l’ho trovato divertente almeno quanto il primo Godzilla [Gojira] di Ishiro Honda quando lo vidi da bambino. Ma penso che la famiglia di protagonisti non fosse affatto necessaria, è la famiglia il problema di tutto! [ride]
A tal proposito, ha mai pensato di addentrarsi nel territorio dei kaijū eiga e darne una sua personale lettura?
Si, mi piacerebbe girare un film di mostri. Magari diverso dal Shin Godzilla di Shinji Higuchi e Hideaki Anno [la recensione], che era più incentrato sul lato drammatico e umano della vicenda. Purtroppo però, in questo momento in Giappone è molto difficile girare un kaijū eiga, quindi non la vedo una strada percorribile. Al momento sto lavorando su un altro tipo di film di mostri, gli yōkai [apparizioni, spettri, demoni], ma non vedo l’ora del prossimo Godzilla americano!
Di seguito una clip internazionale da First Love:
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