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Voto: 7/10 Titolo originale: Jojo Rabbit , uscita: 18-10-2019. Budget: $14,000,000. Regista: Taika Waititi.

Jojo Rabbit | La recensione del film di – e con – Taika Waititi che fa satira sul nazismo

16/01/2020 recensione film di William Maga

Il filmmaker neozelandese porta in scena una tragicommedia dell'assurdo, che mette gustosamente alla berlina il nazismo e la sua ideologia coinvolgendo nell'operazione Scarlett Johansson e Sam Rockwell

Sam Rockwell, Taika Waititi e Roman Griffin Davis in Jojo Rabbit (2019)

Presentato in anteprima italiana al Torino Film Festival un paio di mesi fa, non è difficile capire come un film come Jojo Rabbit abbia fatto parlare di se fin dal primo trailer. Le commedie satiriche su Hitler, l’Olocausto e il Terzo Reich possono essere difficili da vendere sul mercato mainstream, sebbene il delicato argomento sia poi affrontato con la dovuta serietà di fondo. Le intenzioni dello sceneggiatore e regista neozelandese Taika Waititi sono qui quelle di mettere alla berlina la stupidità del razzismo più ottuso e di sottolineare l’importanza della comprensione e del dialogo; per fare questo, egli impiega ricorre all’umorismo e all’assurdo, mescolandoli con occasionali cupi colpi bassi.

jojo rabbit film poster itaIl problema con l’approccio di Taika Waititi, non diversamente da quanto avveniva per Roberto Benigni 23 anni fa col suo La vita è bella, sta nel perfezionamento – e nel bilanciamento – dei cambiamenti di tono. L’arduo compito prefissato sfocia in un risultato complessivo altalenante, che finisce col far sembrare Jojo Rabbit un po’ troppo bizzarro. Si esce dal cinema vagamente sconcertati, come se il film avesse quasi raggiunto i suoi obiettivi, senza però del tutto riuscirci.

Jojo Rabbit segue le disavventure di un bambino di dieci anni, Jojo appunto (Roman Griffin Davis), cresciuto nella Germania dell’epoca nazista. Solitario e un po’ trascurato dai genitori – sua madre, Rosie (Scarlett Johansson), lavora segretamente per la Resistenza e suo padre è da qualche parte all’estero – Jojo trova un senso di appartenenza aderendo a un gruppo di giovani militari.

Il suo ‘amico immaginario’ non è altri che il Fuhrer in persona (Waititi), ma in una versione clownesca del dittatore megalomane tedesco. Sfortunatamente per il ragazzino, non è particolarmente abile nell’addestramento militare e, dopo essersi fatto goffamente esplodere una stielhandgranate a pochi passi di distanza, il suo comandante, l’orbo capitano Klenzendorf (Sam Rockwell), lo congeda dal servizio sul campo.

Sfigurato e con poco altro da fare, comincia a vagare per casa e, durante la sua perlustrazione, si imbatte in qualcosa di sorprendente: un’adolescente rifugiata ebrea, Elsa (Thomasin McKenzie), a cui sua madre ha segretamente offerto rifugio (palese riferimento ad Anne Frank). Anche se inizialmente ostile e diffidente, le percezioni del plagiato Jojo verso la ragazza cambiano, man mano che comincia a passare più tempo con lei.

Le singole sequenze, quando prese individualmente, funzionano piuttosto bene. Alcuni dei momenti comici sono efficaci – come non ridere durante la scena in cui un gruppo di ufficiali si presentano ripetendo un numero infinito di volte il cerimoniale “Heil Hitler!” – coi nazisti e la loro ideologia costantemente messa alla gogna con gustosa spietatezza. L’Adolf Hitler di Taika Waititi è un concentrato di ignorante idiozia, una caricatura estrema costantemente pensata per sembrare imbarazzante e penosa.

Sul versante più drammatico, Jojo Rabbit – che è costato 14 milioni di dollari – è invece meno sicuro, anche se innegabilmente una scena in particolare, che giunge improvvisa, è straziante nella sua immediatezza e nell’impatto emotivo. Ci sono poi alcuni problemi con il finale: provando troppo a essere sincero ed edificante, emana un’atmosfera un po’ forzata e artificiale. Ma la falla critica evidente lungo tutto il film è la sua incapacità di spostarsi con agilità ed efficacia dalla tragedia alla satira e viceversa. Gli ingredienti sono giusti, ma la pietanza tirata fuori dal forno è insipida.

Scarlett Johansson e Roman Griffin Davis in Jojo Rabbit (2019)Curiosamente, il film ricorda qualcosa che avrebbe potuto girare Wes Anderson, una sorta di versione alternativa di Moonrise Kingdom (abbiamo un cast di attori adulti noti, alcuni ragazzini che portano avanti la storia tra amicizia e amore, un’ambientazione ai limiti della fantasia, scelte musicali singolari …).

E come spesso accade in film come questo, la recitazione più impressionante arriva dai nomi meno altisonanti. Il 12enne Roman Griffin Davis, qui al suo debutto, tiene tranquillamente testa alle star nelle scene in coabitazione. La chimica che condivide con la 19enne Thomasin McKenzie (Senza lasciare traccia) è forte, specialmente nella seconda parte di Jojo Rabbit. Scarlett Johansson e Sam Rockwell – che per l’occasione sfoggiano accenti tedeschi d’ordinanza – sono solidi nei ruoli secondari, con la prima che dà vita ad un personaggio insolitamente drammatico e il secondo in gran forma comica. Rebel Wilson (Attenti a quelle due) è un strabordante, andando a formare con Taika Waititi il duo più assurdo dell’ensemble.

Dall’esordio con Eagle vs Shark del 2007 a Selvaggi in fuga (la recensione), passando per Vita da vampiro – What We Do in the Shadows e Thor: Ragnarok (la recensione), il filmmaker neozelandese non ha certo mai evitato di avventurarsi lungo le strade del non convenzionale, quindi il progetto ‘minore’ Jojo Rabbit, con tutti i rischi annessi e connessi, risulta perfettamente in linea con il suo personaggio e il suo modo di fare cinema. Tuttavia, come detto, non si può fare a meno di rimanere un po’ frastornati dall’esito, forse perché è compito quasi impossibile riuscire a ridere fino in fondo di certe cose.

Di seguito il trailer internazionale di Jojo Rabbit, nei nostri cinema dal 16 gennaio: