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Voto: 5/10 Titolo originale: Lost River , uscita: 08-04-2015. Budget: $2,000,000. Regista: Ryan Gosling.

Lost River: la recensione del film surreale di Ryan Gosling

10/02/2025 recensione film di Gioia Majuna

Nel 2014 l'attore esordiva dietro alla mdp con un'opera che guardava a Lynch e Refn, ma troppo pasticciata narrativamente

Non lo avesse fatto – doverosamente – David Lynch, Showtime avrebbe potuto considerare Ryan Gosling per la regia del revival di Twin Peaks. Guardando infatti il suo esordio alla regia del 2014, Lost River, è evidente come il suo stile visivo sia stato fortemente influenzato dal maestro del surreale recentemente scomparso, con un occhio attento all’elemento bizzarro che si insinua nei paesaggi delle piccole cittadine americane.

Il film è una sfilata di immagini strane e suggestive, con richiami evidenti anche al cinema di Nicolas Winding Refn, regista che ha già diretto Gosling due volte e che sembra aver lasciato una traccia profonda sul suo approccio estetico.

Il problema è che Gosling non offre molto altro. Lost River, da lui anche scritto, è un pasticcio narrativo: il suo script incoerente e frammentato strizza l’occhio alla narrazione ellittica di Terrence Malick e David Lynch, ma mentre quei registi riuscivano a far combaciare i fili narrativi (quasi sempre), l’attore passato dietro la mdp fatica a dare un senso coeso alla sua storia e a renderla significativa.

Lost River (2015) film posterIl film segue Billy (Christina Hendricks), madre single con due figli che cerca di mantenere la sua casa in una città di provincia ormai desolata. Per sopravvivere, si rivolge così a un banchiere sinistro (Ben Mendelsohn), che le trova un impiego in un club macabro dove le esibizioni consistono in omicidi inscenati. Nel frattempo, il figlio maggiore Bones (Iain De Caestaecker) raccoglie rame da rivendere, sfugge a un criminale locale (Matt Smith) e scopre una città sommersa in un lago vicino.

Gosling vuole dire qualcosa sulla morte del Sogno Americano, con la città abbandonata che ricorda le conseguenze della crisi economica del 2008. Billy incarna il destino di tanti genitori costretti a lavorare per padroni spietati, ma la narrazione priva di coerenza e l’uso di simbolismi vaghi non riescono a rendere il messaggio incisivo.

Inoltre, il ritmo lento e le performance altalenanti non aiutano: la Hendricks è dignitosa nonostante il ruolo poco sviluppato, De Caestaecker è privo di carisma e Smith è semplicemente fuori parte.

Il risultato è un’allegoria pretenziosa e priva di coinvolgimento emotivo, immersa in un’estetica che farebbe felice Mario Bava ma che non riesce a dare profondità ai personaggi, ridotti a pedine nel teatrino infernale di Gosling. Il regista sembra ossessionato dal messaggio politico sulla lotta tra classi, ma non offre né contesto né motivazioni per i suoi personaggi.

Visivamente, Lost River offre almeno alcuni momenti memorabili: le fiamme che illuminano la notte, i lampioni della città sommersa che si accendono all’improvviso, il montaggio serrato verso il finale che genera una tensione non meritata dalla storia. Tuttavia, si spegne bruscamente, senza raggiungere l’apice emotivo che Ryan Gosling sperava di creare.

Pur essendo un esordio ambizioso, Lost River fallisce quindi nel trovare una direzione chiara. Gosling ha sicuramente appreso qualcosa dal suo amico Refn (che, va detto, non sempre riesce a bilanciare stile e sostanza – Solo Dio Perdona insegna …), ma forse avrebbe dovuto provare a dirigere una sceneggiatura scritta da qualcun altro.

Un approccio narrativo non lineare richiede una struttura solida, qualcosa che qui gli è sfuggito. Non è certo il debutto che sperava, e dieci anni dopo non abbiamo ancora avuto modo di vedere se ha imparato dai suoi errori.

Di seguito trovate il trailer di Lost River: