Voto: 6/10 Titolo originale: 夜明け告げるルーのうた , uscita: 19-05-2017. Regista: Masaaki Yuasa.
Lu e la città delle sirene (Lu Over the Wall): la recensione del film animato di Masaaki Yuasa
20/10/2017 recensione film Lu e la città delle sirene di William Maga
Il ritorno al grande schermo del regista d'animazione giapponese mantiene alcuni dei suoi tratti visivi distintivi più anarchici, ma soffre di una trama prevedibile e di sviluppi troppo convenzionali
Quando si tratta di creature marine mitologiche, o di sirene, i celti hanno le loro selkie, gli slavi hanno la rusalka e il Giappone i racconti sulle ningyo. Le leggende su queste ultime hanno toni decisamente più cupi rispetto ai film della Disney e di Ron Howard, quindi non sorprende poi tanto che molti abitanti dei villaggi costieri di pescatori giapponesi abbiano delle idee sbagliate per quanto riguarda questi esseri. Una ningyo compulsivamente allegra farà però ora del suo meglio per cambiare questi pregiudizi in Lu e la città delle sirene (Lu Over the Wall, Yoake tsugeru Rû no uta), nuovo film d’animazione – e secondo del 2017 dopo Night is short, walk on girl – diretto da Masaaki Yuasa (Ping Pong The Animation) presentato all’ultimo Festival di Sitges.
Il quattordicenne Kai si trasferisce con suo padre da Tokyo nella piccola cittadina di pescatori in declino di Hinashi, per vivere con il nonno dopo il divorzio dei genitori. Kai non capace di dare voce alle complesse emozioni che prova verso i genitori, quindi trascorre le sue giornate a scuola in disparte e con aria impassibile. La sua unica gioia proviene dal caricare le sue composizioni musicali su Internet.
Un giorno, i suoi compagni di classe Kunio e Yūho lo invitano a unirsi alla loro band indie-pop, e quando lui con riluttanza accetta di accompagnarli a fare le loro prove sulla vicina – e ‘maledetta’ – Isola delle Sirene, i tre si imbattono in Lu, giovane sirenetta canterina impavida e desiderosa di farsi nuovi amici capace di trasformare la sua coda in due gambette non appena comincia a esibirsi. Attraverso il suo allegro canto e le sue danze contagiose, Kai riesce lentamente ad aprirsi, ricominciano a vivere, ma la sua nuova amica del mare è in pericolo, perché la gente del posto nutre ancora un’antica diffidenza e ostilità verso la di lei ‘pericolosa’ specie.
Lu e la città delle sirene (Lu Over the Wall) contiene tutti segni distintivi – nel bene e nel male – dello stile visivo del suo regista, quindi disegni ultrapiatti e dal tratto poco convenzionale. Sorprendentemente però, rispetto ai lungometraggi precedenti non solo mancano gli angoli e le prospettive e insolite, ma qui la storia soffre di un problema comune a certa animazione nipponica, ovvero lo scimmiottare troppo gli inarrivabile capolavori firmati Studio Ghibli.
Se fin dal primo trailer infatti era risultata lampante la somiglianza con Ponyo sulla Scogliera di Hayao Miyazaki, lo sviluppo non è da meno. Il nostro eroe Kai incontra una sirena chiamata Lu, che diventa più umana più ascolta musica degli umani (il perché non viene mai spiegato …). Quando gli uomini cominciano a sfruttare Lu e a fraintendere le sue intenzioni, la rabbia di suo padre provoca inavvertitamente un disastro naturale che solo Kai, con la sua grande comprensione di quelle creature marine, può evitare.
Lu e la città delle sirene non è sicuramente La Sirenetta disneyana narrata alla maniera di Ponyo, ma il messaggio ambientalista è limpido come in ogni film Ghibli e la trama non si allontana mai da territori estremamente familiari, che lo portano così a essere destinato quasi esclusivamente a un pubblico di bambini (non che sia un male, ma per gli adulti serve anche qualcosina in più a volte). Un altro problema non secondario è che, nel suo essere ‘semplice’, finisce per non curarsi minimamente di chiudere in modo soddisfacente molte delle sotto trame che apre nel corso delle sue quasi 2 ore di durata (ad esempio si scorda completamente dei motivi per cui inizialmente a Kai viene vietato di avvicinarsi alla musica).
Lu e la città delle sirene (Lu Over the Wall) non tenta mai in ogni caso – se non per il volto di LU – di copiare lo stile di animazione Ghibli, ricorrendo invece a un un approccio diametralmente opposto, frutto dell’utilizzo dell’animazione Flash, da cui risultano personaggi disegnati con linee semplici e ombreggiature minime, che ricordano cartoncini applicati a sfondi maggiormente testurizzati.
Un risultato solo all’apparenza più grezzo, come dimostrano le sequenze dove l’acqua è protagonista, che consentono ai protagonisti di muoversi a 360° in modi astratti e immaginifici, rendendo evidente come non sia necessario usare esclusivamente matite e acquerelli iperdefiniti per restituire emozioni.
Tra le parti migliori della pellicola ci sono di sicuro anche i piccoli momenti introduttivi dei personaggi, come quello del buffo padre di Lu, che dura almeno cinque minuti, ma che è una gioia assoluta per gli occhi, perché interrompe il tedio dei dialoghi eccessivamente verbosi e vacui visti fin lì. Il gigantesco genitore, pur non proferendo alcuna parola, riesce a generare stupore e sorrisi grazie ai movimenti eccentrici e ai colori vivaci. Anche le sequenze di ballo – che sembrano ispirarsi alla Disney degli anni ’20, tra scarpe enormi, movimenti esagerati e stanze piene di folle danzanti – meritano menzione.
I fan di Yuasa potrebbero rimanere un po’ delusi da quanto Lu e la città delle sirene (Lu Over the Wall) sia assai più soft rispetto agli standard dell’autore, un lavoro decisamente più accessibile a tutti, che comunque conserva ancora alcuni elementi tipici, pur tenuti al guinzaglio e mai lasciati esplodere.
Detto questo, le musiche – dall’elettronica al j-pop -, sono parte integrante delle immagini e Lu e la città delle sirene (Lu Over the Wall) esplora tutta una serie di stili e di epoche diverse della musica popolare giapponese (il tema principale è “Utautai no Ballad“, ballata rock scritta da Kazuyoshi Saitō nel 1997) che si adattano perfettamente ai temi della continuità e del cambiamento del racconto.
In definitiva, Lu e la città delle sirene (Lu Over the Wall), pur non essendo da annoverare tra i migliori film di Yuasa, è la prova che l’animazione Flash può funzionare sorprendentemente bene anche sul grande schermo e la trama, pur debole, non lo rende meno divertente da guardare, tra scatenate e coinvolgenti scene di ballo e piccoli momenti affascinanti e toccanti. Il regista stesso ha dichiarato poi che questo era il film che ha sempre desiderato realizzare, quindi i suoi fan si regolino. Per tutti gli altri, Lu e la città delle sirene (Lu Over the Wall) resterà un film piacevole, come tutti quelli destinati ai più piccoli.
Di seguito il trailer (senza sottotitoli) di Lu e la città delle sirene (Lu Over the Wall), già uscito nei cinema del Giappone il 19 maggio:
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