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Voto: 4.5/10 Titolo originale: Peter Pan's Neverland Nightmare , uscita: 13-01-2025. Budget: $250,000. Regista: Scott Chambers.

Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è: la recensione del film horror di Scott Jeffrey

19/03/2025 recensione film di Marco Tedesco

Uno slasher standard e che ci mette troppo tempo per esplodere, che da J. M. Barrie pesca giusto i nomi e nient'altro

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Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è (Peter Pan’s Neverland Nightmare) cerca di inserirsi nel Twisted Childhood Universe della Jagged Edge Productions dopo il successo virale di Winnie the Pooh: Sangue e Miele (la recensione), trasformando un’altra icona della letteratura per bambini in un horror slasher.

Rendere Peter Pan un personaggio inquietante è un’impresa paradossalmente più difficile di quanto sembri, perché se da un lato la sua natura originale è già intrinsecamente disturbante, con la sua ossessione per l’eterna giovinezza e il legame ambiguo con Wendy e le sue discendenti, dall’altro il concetto di un Peter Pan malvagio è stato già ampiamente esplorato nel corso degli anni, rendendo questa operazione meno originale di quanto vorrebbe essere.

Il problema principale di Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è è proprio il personaggio di Peter, interpretato da Martin Portlock, che inizialmente appare come un clown da circo con un’estetica che richiama Il Corvo e il Joaquin Phoenix del Joker.

Dopo un rapimento fallito, subisce una ferita al volto e finisce per indossare una maschera, avvicinandosi più al Green Goblin dei fumetti che alla classica immagine di Peter Pan. A differenza di Winnie the Pooh: Sangue e Miele, che cercava di mantenere un legame con il materiale originale, questo Peter Pan è semplicemente un drogato assassino senza alcun reale collegamento con la storia di J.M. Barrie.

Peter Pan's Neverland Nightmare (2025) film posterLe sue vittime si chiamano Wendy, Michael e John, ma potrebbero avere qualsiasi altro nome, e la connessione con Peter Pan è così superficiale che sembra quasi un’aggiunta posticcia per sfruttare un nome riconoscibile.

Il film spreca poi troppo tempo a nascondere le vere intenzioni del protagonista, mentre il pubblico si aspetta fin dall’inizio una versione “malata” di Peter Pan. Il risultato è una prima parte lenta e poco coinvolgente che si trascina senza una direzione chiara.

Solo nel terzo atto Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è trova un suo ritmo, quando i protagonisti superstiti finiscono nel covo di Peter e il film esplode in una carneficina splatter con una violenza esagerata e grottesca che finalmente ricorda il tono folle e anarchico di Sangue e Miele.

Tra gli elementi più riusciti c’è una Campanellino transgender interpretata da Kit Green, che evita gli stereotipi più abusati e si presenta come un personaggio interessante, anche se qualcuno potrebbe vederla rientrare nei “cliché del trans tragico”. Tuttavia, il film non la tratta in modo diverso dagli altri personaggi, tutti vittime in egual misura.

Anche la versione di Capitan Uncino, interpretata dalla drag queen Charity Kase, offre un’interpretazione inaspettata, ma non particolarmente memorabile, se non per il fatto che include effettivamente un uncino.

Nonostante la durata di soli 90 minuti, Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è sembra molto più lungo, segno di problemi di ritmo e di una sceneggiatura che fatica a mantenere alta la tensione. La necessità di evitare omicidi di bambini sullo schermo costringe la trama a introdurre personaggi adulti sacrificabili, allungando i tempi narrativi.

Alcuni adattamenti hanno saputo destrutturare Peter Pan in modi ben più radicali, come Alan Moore nel graphic novel Lost Girls, che lo ha trasformato in una narrazione pornografica, o Miracleman, che ha rielaborato il mito dell’eterna giovinezza attraverso l’idea di ricordi impiantati artificialmente.

Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è invece si limita a prendere alcuni nomi iconici e inserirli in un classico slasher, senza mai osare davvero. Se i protagonisti avessero avuto nomi diversi, nessuno avrebbe pensato che il film avesse qualcosa a che fare con Peter Pan, dando l’impressione che sia nato come una sceneggiatura generica a cui sono stati appiccicati nomi noti per attirare attenzione.

Scott Jeffrey, regista e sceneggiatore del film, condivide sicuramente con il collega Rhys Frake-Waterfield il gusto per la violenza esplicita, ma manca della capacità di trasformare il caos in un’esperienza coinvolgente. Il problema principale è che il film si prende troppo sul serio, eliminando quell’anarchia folle che aveva reso Sangue e Miele un’esperienza trash esilarante.

Invece di abbracciare la follia del concept, Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è si avvita su una suspense mal costruita che non riesce a sostenere. Il risultato è una lunga attesa per un terzo atto sì caotico e divertente, ma che arriva troppo tardi per salvare la baracca.

Se Sangue e Miele riusciva a trasformare un’idea assurda in un prodotto delirante e quasi godibile, Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è rimane intrappolato in una struttura narrativa tradizionale senza mai osare davvero. La mancanza di un’identità chiara e di un protagonista veramente minaccioso lo rendono un’occasione sprecata.

Di seguito trovate il trailer internazionale di Peter Pan – Incubo nell’isola che non c’è, arrivato direttamente sulle piattaforme di streaming in Italia: