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Voto: 4.5/10 Titolo originale: Prophecy , uscita: 24-03-2025. Budget: $819,660. Regista: Jacopo Rondinelli.

Prophecy: la recensione del cyber thriller di Jacopo Rondinelli, tratto da un manga

23/03/2025 recensione film di Francesco Chello

La prima trasposizione italiana di un fumetto giapponese si rivela un insieme di premesse e intenzioni apprezzabili che si perdono gradualmente in uno sviluppo inefficace che si sgretola strada facendo. Un racconto che ambisce a un linguaggio ultra moderno riuscendo nel paradosso di risultare vecchio già in partenza, che ricorre a situazioni già viste (meglio) altrove per poi riciclarle in un contesto narrativo blando, banale e facilone.

prophecy film 2025 rondinelli

Il telefono rosso sulla mia scrivania ha squillato di nuovo. Se il cinema di genere italiano chiama, io cerco di rispondere sempre. Questo per dire che è sempre bello constatare la rinnovata frequenza con cui quella linea riservata si sia messa a squillare negli ultimi anni. Che però non significa che bisogna parlare necessariamente in maniera positiva di ogni singolo titolo in uscita, specie se si vuole davvero il bene del suddetto movimento di genere, ma questo probabilmente è uno spoiler sulla mia recensione per cui datemi qualche riga che tra poco ci arrivo.

Il film in questione è Prophecy di Jacopo Rondinelli (Ride), prodotto da Brandon Box (con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte) e presentato in anteprima allo scorso Lucca Comics & Games per poi essere distribuito in sala in esclusiva da Nexo Studios in una limited release il 24, 45 e 26 marzo, in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY, MYmovies, Lucca Comics & Games, Cultura Pop e J-Pop.

Partiamo dai punti a favore o comunque di potenziale interesse, come il fatto di essere il primo prodotto italiano a trasporre un manga giapponese. Mi riferisco all’opera omonima scritta e disegnata da Tetsuya Tsutsui, pubblicata nel paese del Sol Levante da Shueisha e in Italia da J-Pop, che ha conquistato decine di migliaia di lettori in tutto il mondo.

Prophecy (2025) film posterOpera originale che personalmente non ho mai avuto modo di leggere, particolare che può tornarmi utile per valutare la sua fruibilità da parte del pubblico generalista ma anche di bypassare paragoni che potrebbero condizionare in un senso o nell’altro il giudizio finale.

Dicevamo di una fonte (d’ispirazione) certamente non usuale per il nostro mercato così come il sottogenere proposto che è quello di un cyber thriller cospirazionista. Motivi che avevano attirato la mia attenzione, al pari della presenza di Brandon Box che aveva già prodotto quel Dampyr che a me non era affatto dispiaciuto e che da solo valeva svariati Diabolik dei Manetti Bros e sì, lo so, sto rancorosamente divagando ma mi faceva piacere dire questa cosa.

Le tematiche di Prophecy sono evidentemente attuali, dal potere dei social media alla giustizia fai da te, passando per la corruzione del sistema giudiziario e la diseguaglianza economica. Una trasposizione che mantiene la sua critica sociale favorita dallo stesso spostamento da Tokyo ad un’Italia contemporanea afflitta da tensioni economiche, disoccupazione, divario tra classi ed occupazione precaria – che trova nel rider la sua figura manifesto di precariato, sfruttamento sul lavoro e stipendi sottopagati.

La regia di Rondinelli è abbastanza curata, cerca uno stile moderno che alterna realismo a inquadrature più articolate, ricorre a riprese in soggettiva ed un montaggio che richiama (scimmiotta) il linguaggio dei social media tra dirette streaming e boom di visualizzazioni, mentre la scelta di girare in ambienti urbani degradati ed una fotografia dai toni freddi alimentano il clima di alienazione e rabbia latente, un quadro a cui contribuisce lo score di Matteo Buzzanca che costruisce un sound ispirato alla musica elettronica, in linea con l’anima del film e il mondo dei giovani hacker protagonisti.

Insomma, Prophecy sembra avere una serie di premesse divise tra il discreto ed il buono. Cosa potrebbe mai andare storto? Beh, buona parte della sua efficacia va a farsi benedire se quelle premesse non possono contare su una scrittura e una narrazione quanto meno sufficienti.

La trama si sviluppa in maniera blanda, banale e facilona, le svolte sono telefonate e non hanno la parvenza di veri twist, un riciclo di soluzioni già viste (meglio) altrove, la quota cyber (tra linguaggio e nozioni) sembra una versione for dummies.

Una storiella di ragazzi ambiziosamente ribelli che dopo un’ora sembra non voglia saperne di entrare nel vivo, un racconto che dovrebbe avere una sorta di anima heist che manca quasi completamente, non c’è una reale elaborazione del colpo, il piano in sostanza è una fetecchia, manca una progettazione stratificata per non parlare di un’esecuzione che dovrebbe risultare l’apice delle intenzioni del gruppo (e, di conseguenza, il climax del film) e di una tensione inesistente che si risolve con qualche trovata fin troppo alla buona.

Prophecy (2025) filmLascia perplessi leggere di persone coinvolte nella realizzazione del film parlare di action comedy, se la parte leggera non comporta particolari inclinazioni al sorriso, quella d’azione latita del tutto. Il comparto attoriale non si sposta troppo da questa inconsistenza generale, Damiano Gavino ed il suo Paperboy (carino il look fatto di giornali) parlano per frasi fatte e luoghi comuni, con quell’impostazione di chi si sente cool senza esserlo, Denise Tantucci è un’ispettrice che veicola tocchi di femminismo a buon mercato, Giulio Greco è un villain artificiosamente sopra le righe.

Il migliore è Ninni Bruschetta, che ci mette la giusta dose di mestiere ed esperienza per portare in scena un personaggio di supporto caratterizzato in maniera decente.

Insomma, Prophecy è un insieme di intenzioni apprezzabili che si perdono gradualmente in uno sviluppo che si sgretola strada facendo. Un racconto che ambisce ad un linguaggio ultra moderno riuscendo nel paradosso di risultare vecchio già in partenza un po’ come quei boomer che tentano goffamente di parlare lo slang dei giovani, un fiacco rimaneggiamento ed una eccessiva semplificazione di meccanismi già sfruttati (e abusati) da chi comunque tendeva a farlo meglio.

A naso, dubito che questo potenziale possa portare chissà quali risultati nei soli tre giorni di sala di una limited release che puzza di una qualche strategia non meglio identificata, più facile che in seguito possa trovare la sua porzione di visualizzazioni nella bagarre delle piattaforme streaming.

Di seguito trovate il trailer di Porphecy: