Il regista ha avuto parole dolci anche per C’era una volta a… Hollywood e Kill Bill
Quentin Tarantino ha rivelato quali sono i suoi film preferiti e quali considera i più rappresentativi della sua carriera. In un’intervista al podcast The Church of Tarantino, il regista due volte premio Oscar ha spiegato:
«C’era una volta a… Hollywood è il mio film preferito, Bastardi senza gloria è il mio capolavoro. Ma penso che Kill Bill sia il film che sono nato per realizzare, come se nessun altro potesse farlo. Ogni aspetto è così visceralmente strappato dalla mia immaginazione, dal mio inconscio, dalle mie passioni e dalle mie ossessioni. Quindi penso che Kill Bill sia il film che ero destinato a fare, penso che Bastardi senza gloria sia il mio capolavoro, ma C’era una volta a… Hollywood resta il mio preferito».
Il cineasta ha ribadito che Kill Bill incarna in modo totale il suo immaginario e le sue ossessioni, mentre Bastardi senza gloria rappresenta il suo lavoro più compiuto e C’era una volta a… Hollywood il film a cui è più legato affettivamente.
Parlando delle sue sceneggiature, Tarantino ha aggiunto:
«Credo che Bastardi senza gloria sia la mia miglior sceneggiatura, e penso che The Hateful Eight e C’era una volta a… Hollywood vengano subito dopo. Ma c’è un aspetto di Hateful Eight che penso rappresenti probabilmente la mia miglior regia sul mio stesso materiale: il testo era solido, scritto bene, quindi non dovevo reinventarlo come accadde con Kill Bill. Era già lì, pronto, e credo di averlo servito al meglio come regista».
Il regista ha poi confermato di aver rifiutato di dirigere il sequel Netflix The Adventures of Cliff Booth, tratto dal suo stesso film del 2019, perché non voleva che il suo decimo e ultimo film fosse un sequel:
«Amo questa sceneggiatura, ma stavo camminando di nuovo sullo stesso terreno che avevo già percorso. E questo mi ha tolto entusiasmo. Questo ultimo film deve portarmi in un territorio inesplorato. Devo non sapere cosa sto facendo, devo ritrovarmi in acque sconosciute».
Infine, Tarantino ha spiegato perché ha accantonato il progetto The Movie Critic: troppo simile a lavori precedenti e privo della sfida creativa che cercava.
«Non ero davvero entusiasta di drammatizzare quello che avevo scritto quando ero in pre-produzione, anche perché stavo usando lo stesso bagaglio tecnico che avevo messo a punto in C’era una volta a… Hollywood: come trasformare Los Angeles nella Hollywood del 1969 senza usare la CGI. Era una sfida da affrontare e non era affatto scontato che ce l’avremmo fatta. Ma per The Movie Critic non c’era nulla da inventare: sapevo già più o meno come trasformare L.A. in un’epoca passata. Era troppo simile all’ultimo film».