Voto: 6/10 Titolo originale: 蠱毒 ミートボールマシン , uscita: 19-08-2017. Regista: Yoshihiro Nishimura.
[recensione BIFFF 35] Meatball Machine Kodoku di Yoshihiro Nishimura
15/04/2017 recensione film Meatball Machine Kodoku di Alessandro Gamma
Il regista giapponese regala ai fan un degno sequel inondato di sangue del cult del 2005, arricchendolo di trovate visive esagerate ma adagiandosi troppo sul minutaggio
Chi ha familiarità con i suoi lavori, sa bene che Yoshihiro Nishimura è solito girare film fuori di testa ed esagerati che non si prendono mai troppo sul serio. Avendo realizzato tra gli altri Tokyo Gore Police ed Helldriver, è piuttosto palese che quanto viene preannunciato nel trailer di ogni sua nuova pellicola sia esattamente quello che si otterrà una volta in sala, e questa regola vale naturalmente anche per la sua ultima fatica. Meatball Machine Kodoku (Kodoku: Mîtobôru mashin), sequel diretto di Meatball Machine di Yudai Yamaguchi del 2005 (per il quale Nishimura si era occupato degli effetti speciali), è qualcosa di altrettanto consapevolmente sopra le righe e grottesco, che offre a chi intende approcciarvisi le secchiate di sangue e gore che giustamente ci si aspetta.
Caratterizzato dal tipo di trama peculiare diventata estremamente familiare in questo tipo di prodotti giapponesi, MMK vede protagonista Yuji, un mite e sfigatissimo esattore (Yoji Tanaka) che trova un insperato nuovo scopo nella propria vita quando una forma di vita aliena invade la sua città, iniziando a impossessarsi poco a poco delle menti degli ignari residenti. Una volta entrati (fisicamente) nel cervello degli esseri umani, questi esseri venuti dallo spazio profondo trasformano infatti i corpi degli ospiti in mostri – i necroborg – in parte composti di carne e muscoli e in parte dagli oggetti materiali inorganici da cui erano ossessionati in vita. Yuji, che riesce a salvarsi perchè affetto da un cancro allo stadio terminale che funge da difesa immunitaria naturale, comincia a mutare nel corpo a causa dell’attacco psichico, ma resta in possesso delle facoltà mentali, potendo così organizzare l’offensiva.
Nonostante quella che può sembrare una sinossi piuttosto semplice (e che ricalca in gran parte quella della pellicola di Yamaguchi, evidenti riferimenti a Tetsuo di Shinya Tsukamoto inclusi), sorprendentemente lo sviluppo dei personaggi non viene dimenticato per strada, anche perchè il film si prende un tempo decisamente lungo prima di entrare nel vivo dell’azione, con l’invasione aliena che comincia soltanto dopo una ventina di minuti abbondanti. Anche se questo non è necessariamente un male, bisogna però rilevare che questo minutaggio non viene affatto impiegato per generare un qualche tipo di suspense, risultando così in definitiva piuttosto fuori luogo per il tipo di operazione a cui ci si trova di fronte. Fortunatamente, una volta che il sangue comincia a scorrere (in CGI e dal vero), Meatball Machine Kodoku diventa l’esatto tipo di delirio frenetico e inarrestabile per il quale si è pagato il biglietto.
Segue breve descrizione di quello che appare sullo schermo (qualcosa sicuramente manca alla lista): una bottiglia d’acqua gigante galleggia verso la Terra; una lap dance da una stripper nana in un locale notturno; il pene di un ragazzo viene reciso durante un amplesso in strada; un samurai con una katana; una cupola di cristallo cala sul centro della città (in stile The Dome); nudità; sangue spruzzato da seni giganti; gente a caso squartata; arti piegati e strappati via dai torsi; occhi trapanati; lame rotanti; mostri con extra paio di braccia che spuntano fuori anche dalla testa; lanciafiamme; intestini al vento; escrescenze ossee; bambini assorbiti dentro a corpi dalla sembianze angeliche ma in realtà demoniaci (difficile non pensare a Go Nagai); cattivi pensieri sotto forma di frasi in giallo si innalzano verso il cielo; una pubblicità di un energy drink intergalattico.
Purtroppo, nonostante la potenziale e sacrosanta esaltazione per quanto appena letto, MMK si protrae per una trentina di minuti di troppo, raggiungendo la durata ai limiti dello stucchevole di 108′. Come altri suoi ‘simili’, questo tipo di film diventa infatti un bel po’ faticoso da seguire – nonostante le continue e inventive soluzioni visive – quando decide di avventurarsi oltre i perfettamente funzionali allo scopo 80 minuti, ed è ancora peggio quando ci si trova davanti a sequenze di notevole impatto che avrebbero potuto essere accorciate o compattate senza perdere in forza. Nel complesso comunque, non si rimane certo delusi, anche perchè i fondamentali costumi ed effetti prostetici sono stati eseguiti con una buona perizia di dettaglio (il budget a disposizione è stato sicuramente un po’ più alto rispetto all’originale).
Tirando le somme, Meatball Machine Kodoku non è certo un’opera priva di difetti, ma risulta un piacevole seguito di uno dei film di genere di metà degli anni 2000 più amati, e il pubblico per cui è stato realizzato – a prescindere da quanto di nicchia possa essere – sarà in grado di apprezzare la perizia splatterpunk con cui Nishimura lo ha realizzato.
Di seguito il trailer ufficiale:
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