Titolo originale: 銀魂 , uscita: 14-07-2017. Regista: Yuichi Fukuda.
Recensione dal BIFFF 36 – Gintama di Yûichi Fukuda
09/04/2018 recensione film Gintama di William Maga
Il regista giapponese porta sullo schermo un adattamento live action assolutamente delirante e dissacrante, riservato esclusivamente agli estimatori del manga di Hideaki Sorachi. Astenersi tutti gli altri.
Con Gintama, ultimo in ordine di tempo – almeno tra quelli presentati nei Festival europei – della recente ondata di adattamenti live action nipponici di noti manga/anime dopo JoJo’s Bizarre Adventure: Diamond is Unbreakable, Fullmetal Alchemist e L’Immortale, in molti potrebbero sentirsi come minimo spaesati alla fine dei suoi titoli di coda (sempre che ce l’abbiano fatta ad arrivare al termine dei suoi 131′). Ci sono una varietà di ragioni a monte di tale affermazione, ma già nei primi dieci minuti di questa cartoonesca commedia d’azione viene spiegato apertamente che la versione dal vivo del popolare manga / anime di Hideaki Sorachi scritta e diretta da Yūichi Fukuda (HK/Hentai Kamen e Mr. Nietzsche in the Convenience Store) è rivolta prettamente ai fan del folle materiale originario e che tutti gli altri che vi ci si dovessero imbattere potrebbero rimanerne sconcertati. Astenersi quindi chi cercasse un film coerente o lineare. Si tratta in sostanza di oltre due ore di bizzarro slapstick e umorismo random, amalgamati con una quantità impressionante di urla e di uno stile stratificato e spesso fumettoso che mescola senza soluzione di continuità Chanbara, fantascienza, comedy e azione in un unico genere.
La storia è presto detta: in un Giappone alternativo a metà tra il periodo Edo e il presente, una specie aliena detta Amanto (il popolo del cielo) hanno attaccato il pianeta Terra e gli abitanti del Terra stanno combattendo contro gli invasori in una guerra che dura ormai da oltre 10 anni. Lo shogunato si è reso conto della potenza degli Amanto e ha deciso quindi di accettare la loro conquista, mettendo in piedi un governo fantoccio per gli Amanto ed emanando l’Editto di Abolizione della Spada. Per questo motivo, i Samurai, che hanno combattuto contro gli Amanto per il loro paese e il loro signore, sono caduti in declino. Gintoki Sakata (Shun Oguri), un samurai dai capelli bianchi, ha scambiato la sua spada d’acciaio con una di legno e ora gestisce un’agenzia investigativa. I suoi assistenti sono un nerd occhialuto e una bella ragazza dai capelli rossi molto irascibile e con un debole per i coleotteri rinoceronte. Un giorno ricevono un nuovo strano incarico: cercare la super spada Benizakura, che è caduta nelle mani sbagliate. Si mettono così sule tracce del gruppo di ribelli Kiheitai, ma all’improvviso, uno di loro, un non vedente che indossa occhiali tondi, attacca Gintoki …
Ciò che viene reso immediatamente evidente, è che Gintama emana un’energia illimitata. Quello di Yūichi Fukuda è un film che si rifiuta di tirare il freno a mano, o anche solo di scalare una marcia, una volta che è partito, infischiandosene dello spettatore che non è in grado di tenere il passo, della coerenza della sua struttura narrativa e della logica. Nel prologo, la pellicola si apre con un narratore – uno dei tre protagonisti – e ripercorre la sua introduzione della star dai capelli argentei mentre questi entra in azione per aiutare proprio il narratore, dilungandosi parallelamente nell’esposizione dei fatti. Un modo abbastanza normale per avvicinarsi alla costruzione di questo universo con cui Gintama si propone di inondare lo schermo. Tuttavia, dopo questa sequenza, il film prende deciso la strada del meta-cinema, con riferimenti diretti a Dragon Ball a One Piece e coi tre avatar animati dei tre leader che essenzialmente si urlano addosso l’un l’altro mentre i titoli di testa scorrono, rompendo la quarta parete per anticipare direttamente al pubblico quello a cui sta per assistere. Per la serie, ‘mettere le cose in chiaro’. Da lì, Gintama diventa implacabile. La folle commistione di battute assurde, l’umorismo infantile, l’approccio frastornante a tutte le sue tematiche e ai personaggi, e la mescolanza di generi a volte quasi abrasiva. L’atteggiamento scanzonato di ogni cosa, inclusi alcuni degli elementi più emotivamente pregni, lo salvano dal risultare troppo conflittuale o problematico, ma per coloro che non hanno familiarità con lo stile del manga o dell’anime può essere anche travolgente. Se non altro, lo stato confusionale non dovrebbe riuscire a mitigare la bontà della confidenza con cui viene trattato il materiale di partenza anche se la narrazione generale appaia apparentemente familiare – soltanto condita con cani giganti, costumi da mascotte, effetti visivi degli dei Looney Tunes, astronavi e una sana dose di body horror.
Gintama è talmente dedicato alla causa che l’umorismo e lo stile esagerato gli permettono di rigirare i suoi apparenti difetti a suo vantaggio. Si fa beffe infatti intenzionalmente di sé stesso, degli elementi stereotipici di una sceneggiatura, della sua stessa fanbase e pure di certi peculiari concetti ora considerabili come tipici del genere anime / manga. Anche il cast sta assolutamente al gioco, essenzialmente in sintonia con la trama e lo stile scelto e credendo ciecamente agli allucinanti dialoghi che vengono loro messi in bocca da Fukuda – si pensi soltanto alla oltremodo sequenza nonsense della caccia allo scarafaggio d’oro, utile a presentare la pletora di personaggi che compongono il cast dell’ensemble. Al contrario di certi suoi ‘simili’, è difficile definire Gintama un film imperdibile o anche solo facile, da guardare per svago in una serata qualsiasi, ma quando dichiara così sfacciatamente di non possedere – a nessun livello – alcun desiderio di prendersi sul serio, è difficile anche dire che non riesca a portare a termine lodevolmente il compito.
In definitiva, per chi non ha familiarità con l’anime o il manga di Gintama, questo adattamento live action sembrerà solamente una pillola grande e molto rumorosa da ingoiare. Quelli che non intendono abbandonarsi blandamente alle sue trovate, meglio invece si fermino prima ancora di iniziare, al massimo al trailer. Per coloro che invece ne maneggino e apprezzino la fonte già prima di entrare al cinema, o che almeno possano contare su solide basi in materia di pellicole giapponesi dissacranti e deliranti, l’ultima fatica di Yûichi Fukuda sarà solamente un’orgia di energia e spasso tutti da assaporare, un assalto alla sanità mentale del cinefilo medio. Un film non per tutti, ma a Gintama sta benissimo così.
Di seguito il trailer originale:
© Riproduzione riservata